La destra, le nostalgie di troppo e l’assenza di chiarezza

Una posizione netta e non ambigua su un tema così delicato dovrebbe essere nell’interesse di chi ambisce a rappresentare le istanze di una destra moderna. Davanti a una vicenda come l’aggressione di Roma, il ragionamento dovrebbe poi andare oltre la politica. Per il bene di tutti, e non solo per convenienze elettorali. Che sia chiaro il campo, una volta per sempre.

Invece, quando non si riconosce la matrice fascista di una manifestazione illegale e di quegli scontri, aggrappandosi a cavilli verbali, quando non li si condanna in modo chiaro con dichiarazioni lacunose nel migliore dei casi, o rifugiandosi per riflesso pavloviano nei consueti paragoni sui crimini del comunismo che nessuno si sogna di negare, il problema diventa politico. E, in scala maggiore, riproduce quello che creano alcuni amministratori locali di Fratelli d’Italia e della Lega quasi ogni 25 Aprile, con l’omissione ostentata della parola «fascista» nei loro discorsi di commemorazione. Nel tentativo di compiacere una parte della loro platea, infliggono una ferita agli altri. Alla democrazia in generale, ai loro stessi partiti e agli elettori che li hanno votati senza condividere nulla di quella ideologia. Meglio un eccesso di chiarezza, che su argomenti del genere non guasta mai. Perché senza una riflessione definitiva sul passato, è difficile immaginare il proprio futuro, e quello del Paese.

CORRIERE.IT

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