La democrazia e i diritti sono un «valore universale»

di   Sabino Cassese

Il fallimento della ventennale missione americana in Afghanistan ha confermato l’opinione di molti che la democrazia non possa essere trapiantata. La tesi che la democrazia non sia merce da import-export è antica. La sostengono coloro
per cui la democrazia è il prodotto di ogni singolo popolo: ogni società ha il suo diritto e sceglie il suo sistema politico. Le istituzioni politiche debbono essere di origine locale per poter essere accettate dalle rispettive società. Il principio di autodeterminazione dei popoli comporta che essi possano decidere di non scegliere ordinamenti democratici, optando per regimi politici di altro genere. Questo modo di ragionare continua così: ogni singolo popolo dovrebbe disinteressarsi della democraticità dei sistemi politici degli altri popoli.

La democrazia è un insieme di istituzioni maturate nel mondo occidentale e non è corretto ritenerla migliore di altri reggimenti politici e cercare di trasferirla in Paesi che hanno tradizioni diverse. È il popolo che decide le sue sorti e sceglie di intestarsi ed esercitare il potere, oppure di affidarlo ad altri accontentandosi di ordinamenti oligarchici, o autoritari, o dittatoriali, o totalitari.

Questo punto di vista, che chiamerò la versione estremistica della democrazia, ignora un cambiamento importante avvenuto nel mondo intorno all’inizio del nuovo millennio: il riconoscimento universale del diritto dei popoli alla democrazia. Già la dichiarazione internazionale (poi universale) dei diritti dell’uomo del 1948 e il patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, ambedue adottati nell’ambito delle Nazioni Unite, facevano riferimento a una «società democratica». Poi, la dichiarazione delle Nazioni Unite del millennio, del 18 settembre 2000, prevedeva l’impegno a promuovere la democrazia e a rafforzare la capacità di tutti i Paesi di realizzarne i principi e le pratiche. Su questa base fu istituito il fondo delle Nazioni Unite per la democrazia e la parallela istituzione dell’Unione Europea. Questi, mediante finanziamenti ad associazioni private, promuovono dall’esterno la democrazia in molti Paesi del mondo.

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