G7, i dossier sul tavolo. Draghi insiste: non si escludano Cina e Russia dai negoziati

di Marco Galluzzo e Viviana Mazza

Al vertice dei «grandi» a trazione britannica si discuterà di Afghanistan. I temi: lotta al terrorismo, sforzi umanitari, migrazione dei rifugiati. L’Italia: impossibile prescindere da Cina, Russia e India

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Draghi, Biden, Macron e von der Leyen al G7 in presenza a giugno

Il G7 di domani, sotto la guida britannica, sarà anche una scommessa. Potrà produrre una dichiarazione di meri intenti, concentrata sull’imperativo di un passaggio sicuro per coloro che vogliono lasciare l’Afghanistan e la necessità di una soluzione politica inclusiva che protegga i diritti fondamentali di tutti gli afghani, due temi principali che il summit dovrà affrontare.

Ma potrà essere anche un vertice in qualche modo zoppo, per il formato, per le grandi incertezze americane, per l’assenza al momento di una strategia di largo respiro, che coinvolga anche Cina e Russia. «I leader sono d’accordo che i rapporti della comunità internazionale con i talebani dipenderanno dalle loro azioni, non dalle loro parole», precisa il comunicato del dipartimento di Stato americano. Gli altri temi sul tavolo sono «la lotta al terrorismo, gli sforzi umanitari, la migrazione dei rifugiati».

Con il G7 in programma si incastrano questioni cruciali, ma di mera natura logistica, non di lungo periodo.

Il possibile prolungamento della data del 31 agosto per la presenza di 7.000 soldati americani all’aeroporto di Kabul (che il presidente Biden non ha escluso nel caso ci siano ancora cittadini statunitensi da evacuare) è stato auspicato da diversi alleati della Nato e dell’Ue, tra questi la Gran Bretagna. Intanto, il G7 dovrà guardare al futuro per «prevenire una crisi umanitaria e aiutare la popolazione afghana a difendere le conquiste degli ultimi vent’anni», nelle parole del premier britannico Boris Johnson.

E proprio Johnson ha discusso della crisi anche con il premier turco Erdogan: i due leader ritengono che «il nuovo governo afghano debba essere rappresentativo della diversità della popolazione afghana e proteggere i diritti delle donne e delle minoranze», secondo un portavoce, e hanno toccato anche la questione dei corridoi umanitari che sta dividendo l’Europa convenendo che «i Paesi devono impegnarsi per una condivisione dell’onere sugli aiuti ed i rifugiati e in questo sforzo sarà centrale il coordinamento delle Nazioni Unite».

Sul fronte italiano, dato per scontato il via libera all’uso delle basi americane su suolo italiano, come Sigonella, per la complessa operazione di evacuazione che Washington sta gestendo, il contributo che Mario Draghi porterà al tavolo del G7 di domani sarà almeno di duplice natura: da una lato la forte preoccupazione per tutti i civili afghani che resteranno nel Paese, passibili di ritorsioni e violenze anche per le ragioni più futili, compresa quella di essersi abituati ad uno stile di vita occidentale; dall’altra la consapevolezza e la sincerità nel ritenere un consesso come quello del G7 insufficiente per giocare un ruolo efficace nel condizionare il futuro del Paese sotto la guida dei talebani.

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