Così ostili in nome del popolo (disprezzando le persone reali)

L’incomprensione di cosa sia una società libera, tanto nel caso dei campioni della libertà dal vaccino che in quello dei campioni dell’imprescrittibilità dei procedimenti giudiziari, sembra derivare, plausibilmente, da ciò che questi due gruppi hanno in comune: essi adorano lo stesso dio, si inginocchiano davanti a una divinità che chiamano «Popolo». Per inciso, la comune appartenenza religiosa rende assai probabile che fra i seguaci del clan dell’imprescrittibilità ci siano anche parecchi no vax («uno vale uno», eccetera).

Per assumere certe posizioni è necessaria una buona dose di disprezzo, o di mancanza di rispetto, per le persone in carne ed ossa, per i singoli individui che possono essere contagiati dal no vax (fuori di testa) di passaggio o perseguitati a vita dalla macchina giudiziaria. Da dove deriva tale disprezzo? Probabilmente dal fatto che i suddetti gruppi pensano al popolo come se fosse un’entità reale, la quale per giunta, proprio come fa ciascuno di noi, «pensa», «desidera», «vuole». Se il popolo è così inteso e si assume che esso conti assai più dei singoli individui, spetta allora a chi si è autoproclamato interprete della sua volontà agire di conseguenza. E pazienza se, per realizzare tale volontà, si passa come rulli compressori sui corpi e sulle vite delle singole persone. Se non che, il popolo come loro lo intendono non esiste, è un’astrazione. Essendo inesistente non ha bisogno di avvocati né di tribuni. Esistono invece le persone, gli individui. Essi vivono meglio o peggio, e anche più o meno liberi, a seconda che certe condizioni siano vigenti e rispettate oppure no.

CORRIERE.IT

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