Il piano B di Draghi: fermare i migranti con i fondi all’Africa

Draghi ne parlerà oggi con Sanchez, anche se i due non si presenteranno davanti ai giornalisti, pare per la contrarietà del premier spagnolo, concentrato sulla delicata questione dell’indulto ai leader secessionisti catalani. Il leader della Moncloa un mese fa ha mandato i soldati a Ceuta, al confine con il Marocco, per fermare centinaia di profughi, e intende seguire la scia della strategia di Draghi, sulla quale sta insistendo anche la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese assieme ai colleghi del cosiddetto Med-5, il gruppo composto da Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro, che rappresenta la fascia di confine più esposta agli sbarchi. Lamorgese ha fatto presente che l’Europa sta facendo poco, e auspicato che segua maggiormente «il principio di solidarietà e responsabilità»: «Dobbiamo far comprendere che il problema non è solo dei Paesi di approdo». La ministra dell’Interno, fanno notare nel governo, a differenza di quanto sostiene Salvini sta facendo ciò che è necessario in piena sintonia con il premier. È stata due volte in Libia, ieri ha sentito il primo ministro tunisino e ha partecipato al Quirinale al pranzo organizzato dal presidente Sergio Mattarella, per la visita del presidente tunisino Kais Saied. Il leader leghista, dopo aver incontrato ieri Draghi, ha detto invece che «il premier sta facendo un lavoro eccezionale a livello estero, ma non si può pensare a un’estate di sbarchi. Quindi, se c’è un ministro dell’Interno batta un colpo». La stagione degli sbarchi ridà fiato alla campagna di Salvini, anche se Draghi gli ha fatto capire di non gradire di essere trascinato in un conflitto tra partiti della maggioranza mentre cerca faticosamente di trovare alleati in Europa.

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