Roma, «Ex Provincia e sede Atac: truffa per salvare Parnasi»

Nel 2009 – il presidente della Provincia è Nicola Zingaretti, non indagato – si decide di procedere con l’acquisto della prima torre. L’accusa dei pm, che hanno chiuso le indagini, è che il contratto di finanziamento stipulato alla fine del 2012 contenesse clausole svantaggiose per il fondo e vantaggiose per le banche. Ma nell’informativa del 2017 la Finanza ipotizzava che, in realtà, il nuovo palazzo fosse stato acquistato in anticipo «viste le impellenti esigenze finanziare delle società del Gruppo Parnasi». E ancora: «Le molteplici proroghe di termine lavori per il palazzo Atac e l’acquisto anticipato del palazzo della Provincia sono state fatte per agevolare il costruttore». Nel 2012, inoltre, l’inagibilità del palazzo sarebbe stata mascherata con una perizia falsa.

Emergerebbe, tra le altre cose, da una mail dell’anno successivo. L’ad del fondo Bnp Paribas scrive a Parnasi: «Mi sono occupato di una ulteriore grana nei confronti della Provincia, perché in un sopralluogo non si riusciva ad accedere all’immobile. Io mi sforzo di aiutarvi, però voi mi dovete garantire un ordine e una organizzazione nella gestione molto diversa dall’attuale». Agli atti ci sono anche i verbali di Serafina Buarné, Segretario Generale della Città metropolitana, che racconta di essere stata praticamente messa da parte per avere collaborato all’inchiesta parallela della Corte dei conti, che invece ha indagato, tra gli altri, Zingaretti e la sindaca Virginia Raggi: ha parlato di un «clima di ostilità» nei suoi confronti e dell’esclusione «dalle questioni importanti».

ATAC

Per quanto riguarda la municipalizzata, le indagini sono ancora in corso. La Finanza sottolinea che il contratto d’acquisto – datato 2009 – prevedeva clausole estremamente svantaggiose per Atac. Il prezzo era 219 milioni di euro. Anche l’operazione Atac inizia nel 2005, amministratore delegato Gioacchino Gabbuti. Una società esterna viene incaricata di procedere con un bando esplorativo. Nel luglio 2006 la commissione si riunisce per esaminare le 11 proposte. Tra queste, 4 provengono da imprese collegate: Porta di Roma srl, presidente del Cda Sandro Parnasi e amministratore delegato Pierluigi Toti, consiglieri Claudio Toti e Luca Panasi; Aga 2005 srl Unipersonale, che ha come amministratore unico Aldo Aronica, collegato al gruppo Toti; Peabody Lamaro srl, del gruppo Toti; Europarco, riconducibile al gruppo Parnasi, che alla fine si aggiudica la commessa. Secondo la normativa, però, si sarebbero dovute escludere le offerte imputabili a un unico centro decisionale. I fratelli Toti, inoltre, sono coinvolti nell’inchiesta che ha già portato a processo Parnasi. Ecco una seconda anomalia riscontrata nel bando: «Non si comprende e non si desume da nessun atto per quale motivo costituisse “titolo di preferenza” un’ubicazione ricompresa nel quadrante Sud o Sud Ovest» e, soprattutto, la zona prescelta, cioè Eur Castellaccio, non può essere definita «centrale», come inizialmente richiesto. Il procedimento di scelta del contraente, inoltre, viene definito «lacunoso e superficiale». 

IL MESSAGGERO

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