Roma, «Ex Provincia e sede Atac: truffa per salvare Parnasi»

di Michela Allegri

Una truffa gigantesca, anzi due. Con uno scopo preciso: aiutare l’imprenditore Luca Parnasi, già a processo per corruzione per l’affaire “Nuovo stadio della Roma”, a salvare le sue società dal dissesto. Per riuscirci, il costruttore si sarebbe aggrappato a due operazioni mastodontiche, fallimentari per le casse pubbliche: la costruzione in zona Eur Castellaccio del Palazzo della Provincia e della sede unica dell’Atac. Progetti per i quali i due enti hanno pagato centinaia di milioni di euro per acquistare immobili che nemmeno erano stati costruiti e che, praticamente, sono stati utilizzati poco o nulla. Le irregolarità che hanno viziato bandi e contratti sono ripercorse dalla Finanza in un’informativa del 2017, agli atti dell’inchiesta sulla sede della Città Metropolitana che vede indagate 13 persone per l’affare fallimentare, costato 263 milioni di euro. Sotto accusa ci sono tecnici, banchieri e istituti di credito, ma non ci sono né l’imprenditore, né i politici che erano in carica all’epoca dei fatti.

Alcune anomalie, per la Finanza, sono clamorose: irregolarità nel bando per la scelta del palazzo della municipalizzata, contratti svantaggiosi per le casse pubbliche, ritardi enormi nei progetti perdonati con proroghe incomprensibili invece di essere puniti con la risoluzione degli accordi. Ipotesi supportate dagli atti acquisti, da scambi di mail, da verbali, e che, però, secondo gli inquirenti, non sono sufficienti a dimostrare il coinvolgimento dell’imprenditore. Nonostante la Finanza nel 2017 scrivesse chiaramente: in questa vicenda sono stati «favoriti gli interessi dell’imprenditore Parnasi a scapito totale degli interessi pubblici», con l’Atac sprofondata nel baratro e la Provincia costretta a cedere immobili di pregio nel centro di Roma per pagare i debiti.

IL PROGETTO

Ma andiamo con ordine. Tutto comincia nel 2005, quando sia la Provincia che la municipalizzata decidono di acquisire un nuovo immobile da destinare a sede unica dei vari uffici sparsi sul territorio capitolino. Ecco la prima irregolarità: per tutti e due i palazzi viene manifestata un’ipotetica «estrema urgenza», per rendere possibile la stipula di un contratto di «acquisto di cosa futura». Si tratta di una procedura autorizzata solo in rarissime circostanze e, di certo, non giustificata in questo caso, sostengono gli investigatori, visto che l’urgenza «è stata vanificata dai ritardi accumulati». Il palazzo della Provincia è stato ultimato solo nel 2014, mentre quello dell’Atac non è mai stato utilizzato e nel 2017 era ancora un cantiere.

IL FONDO

Nel 2008, i Parnasi danno incarico alla Bnp Paribas Reim Sgr di costituire il fondo immobiliare Upside per seguire le procedure di compravendita di terreni e immobili. Ma la Finanza, nell’informativa, ipotizza che si tratti di un escamotage per aggirare il Fisco: Upside sarebbe stato creato «al fine trasferirvi ingenti debiti contratti con enti finanziatori terzi» e, soprattutto, sarebbe stato «indebitamente gestito dalle società del Gruppo stesso, in luogo della Bnp Paribas, che si è piegata agli interessi del quotista. A tali interessi si sono piegati anche i vertici degli Enti pubblici, i quali hanno fatto di tutto pur di portare a termine le operazioni».

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