Com’eravamo
di Massimo Gramellini |
Eravamo usciti di casa ai primi di maggio, pieni di rimorso per i focolai negli ospedali e nelle case di riposo, in primis il Pio Albergo Trivulzio trasformato in una trappola per anziani.
E ci avevano garantito: mai più.
Quasi sei mesi dopo, nell’Albergo sempre meno pio si contano di nuovo decine di positivi, mentre il reparto cardiologia del Sacco di Milano dovrà essere disinfestato a causa di un ingorgo di contagi che coinvolge medici e infermieri.
Allora, ricorderete, ci spiegarono che ad averci sigillato tra le mura domestiche, con danni irreparabili per il portafogli e la psiche di molti, era stata la necessità di non ingolfare gli scarni reparti di terapia intensiva.
Ci avevano detto: mai più.
Adesso ci informano che il secondo lockdown potrebbe scattare proprio perché di terapie intensive, rispetto a quelle promesse, ne mancano almeno duemila.
In primavera si ragionava sulla riapertura autunnale delle scuole, raccomandando di potenziare i trasporti per non creare focolai a quattro ruote.
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