Frattura diplomatica. Schiaffo Usa: “I cinesi cambino il regime”

In questo quadro non è un caso la mossa senza precedenti della chiusura con l’accusa di spionaggio del consolato cinese di Houston, in Texas, con il tycoon che ha minacciato nelle ultime ore di agire contro altre sedi diplomatiche di Pechino in Usa. Mentre l’Fbi assedia il consolato di San Francisco dove si è rifugiata una biologa cinese accusata di avere legami con l’Esercito di liberazione e sfuggita all’arresto. L’ira di Pechino per gli ultimi episodi non si è fatta attendere: l’amministrazione Trump “sta sorvegliando, molestando e reprimendo studenti e ricercatori cinesi negli Stati Uniti, attribuendo loro colpe presunte che rappresentano una persecuzione politica chiara e che viola gravemente gli interessi dei cittadini cinesi”, ha denunciato il portavoce del ministero degli esteri Wang Wenbin. Altra contromossa: Pechino ha ordinato la chiusura del consolato americano a Chengdu, nel sud-ovest della Cina, parlando di “risposta legittima e necessaria alla mossa ingiustificata da parte degli Usa”.

Il Ministero degli Esteri cinese, in una nota rilanciata dall’agenzia Xinhua, aggiunge che “l’attuale situazione nelle relazioni Cina-Usa non è quello che la Cina desidera vedere e gli Stati Uniti sono responsabili di tutto questo. Chiediamo ancora una volta agli Usa di revocare immediatamente la loro decisione sbagliata e di creare le condizioni necessarie per raddrizzare i rapporti bilaterali”. 

Ma Pompeo è stato chiaro: “Sono decenni che l’America non reagisce, non risponde all’offensiva cinese. Ora basta, è una questione di sicurezza nazionale, sempre più a rischio. Bisogna ripristinare un equilibrio nelle relazioni”, ha insistito il segretario di stato americano, accusando Pechino anche di usare metodi coercitivi contro i diplomatici Usa in Cina e di impedire loro di incontrarsi con membri della legislatura o considerati dell’opposizione: “Questa assenza di reciprocità, come ha detto più volte il presidente Trump, è inaccettabile”.

Per nulla sullo sfondo c’è la questione del 5G. Sulle pagine della Stampa si fa sentire nuovamente la voce americana che fa pressioni sull’Italia perché rinunci alle tecnologie di Huawei per la nuova generazione di telecomunicazioni. “Siamo fiduciosi – dice Philip Reeker, capo del Bureau of European and Eurasian Affairs al Dipartimento di Stato – che sulla questione del network 5G il Governo italiano prenderà la decisione giusta per il popolo italiano, allo scopo di garantire che i vostri dati e la vostra sicurezza siano pienamente protetti”. Tradotto dal linguaggio diplomatico, attraverso Huawei la Cina vi spia, per cui Roma deve rinunciare ai cinesi. 

L’HUFFPOST

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