«Minacciato e licenziato dalla banca per chiudermi la bocca, ecco la mia storia»

di Vittorio Malagutti

L’ho fatto per una questione di dignità. La dignità del mio lavoro e della mia persona. Ho scelto di non rassegnarmi di fronte a quello che consideravo un abuso nei miei confronti». Luca Sabetta, 52 anni, è il manager che ha mandato fuori giri la macchina dei falsi della Popolare di Bari, il dirigente che ha denunciato uno dei peggiori scandali finanziari degli ultimi decenni, un buco di oltre un miliardo di euro, eredità della gestione della famiglia Jacobini.

In questa intervista, Sabetta per la prima volta racconta la sua storia. Parla delle sue speranze, quando sette anni fa lasciò un posto di prima fila a Verona, al Banco Popolare, per tornare in Puglia, la regione dove è nato e cresciuto. E ripercorre i mesi per lui difficilissimi in cui si è reso conto della trappola in cui era caduto. «Sono stato fin da subito isolato, emarginato. E a un certo punto non ho potuto fare a meno di reagire».

La ribellione gli è costata cara. Ingaggiato a ottobre del 2013 con la qualifica di chief risk officer e i gradi di direttore centrale, Sabetta non è mai stato messo nelle condizioni di lavorare. Per settimane gli sono state negate informazioni e documenti proprio mentre la banca guidata dal direttore generale Vincenzo De Bustis preparava l’acquisizione di Tercas, un’operazione da 600 milioni di euro avallata da Bankitalia che ha infine mandato a picco l’istituto. «Lascia perdere», ripeteva De Bustis al suo collaboratore che insisteva per vedere i numeri di un bilancio già pericolante. Testardo, Sabetta ha tenuto botta fino a quando il presidente Marco Jacobini non ha deciso di fare a meno di lui. A gennaio del 2014, il consiglio di amministrazione della banca ha esautorato il chief risk officer assunto solo tre mesi prima. Per metterlo in condizioni di non nuocere, Sabetta è stato piazzato al vertice di una minuscola società controllata, la Popolare Bari Corporate Finance.

A quel punto l’epilogo era già scritto. Quando il manager ha tentato di far valere i suoi diritti chiedendo di essere reintegrato nel suo ruolo, la banca lo ha messo alla porta. A gennaio del 2016 Sabetta è stato licenziato per “giusta causa” con addebiti risibili, come ha stabilito il giudice del lavoro di Bari che il 16 giugno scorso, al termine di una lunga vertenza, ha reintegrato il dirigente nel posto di lavoro da cui era stato ingiustamente rimosso più di quattro anni fa. Della vecchia Popolare ormai non restano che le macerie. Il rilancio è affidato al Mediocredito Centrale, l’istituto a capitale pubblico che prenderà il controllo della grande banca cooperativa destinata a trasformarsi in società per azioni, secondo quanto approvato dall’assemblea dei soci lunedì 29 giugno.

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