“Governate o sarà un autunno di licenziamenti”. Intervista a Beppe Sala

Sindaco Giuseppe Sala, lei condivide le critiche di Giorgio Gori a Nicola Zingaretti?

Ci sono degli elementi di verità in quello che dice Gori, concreti, su cui si può discutere. Non capisco il “modo”, nel senso che una proposta del genere, se non preparata e condivisa, rischia di essere dimenticata in pochi giorni.

Andiamo al dunque: serve un Congresso, per cambiare la segreteria?

Non credo che in questo momento sia una buona idea cambiare il segretario del Pd. Non ha senso, non lo sentirebbero in primo luogo gli elettori. Il punto è un altro. Non vorrei rischiare di passare per una Cassandra, ma io vedo un autunno durissimo. Il Congresso non si organizza dall’oggi al domani, e non mi sembra una buona idea mettersi a fare una cosa del genere, mentre ci sarà un passaggio così delicato.

Autunno durissimo. Il Governo è seduto su una bomba sociale pronta a esplodere se non cambia passo?

Sì, c’è seduto il Governo e più in generale il Paese. Io sono molto preoccupato. In questo momento tutti i nodi sociali stanno venendo al pettine e noi stiamo rimandando il problema, ma arriveranno al dunque: il 17 agosto finisce il divieto di licenziare, la Cassa integrazione finisce, insomma a un certo punto ci sarà un limite. Io parlo con gli imprenditori, è facile intuire che stanno preparando dei piani di licenziamento significativi per l’autunno.

E a quel punto altro che Salvini, solo Dio sa quel che arriva.

Proprio così, solo Dio lo sa. Sa perché ho detto “basta con lo smart working”? Perché se tu imprenditore hai a casa tutta questa gente, ti chiedi: “Siamo sicuri che proprio non posso rinunciare a qualcuno in una situazione di calo dei profitti?”. È inevitabile. Vede, a me non convince l’idea di ridurre l’Iva. Non è che se tagli l’Iva di 4 punti corro a comprare una macchina o una camicia, l’idea che i consumi possano essere la panacea di tutti i mali è discutibile. Le ripeto, sono preoccupatissimo.

Paralisi, stallo, rinvio. Scelga lei il termine. Non c’è un solo dossier su cui si riesce a decidere.

Si, alcune questioni stanno lì da anni come Alitalia, sin dai tempi dei capitani coraggiosi. Altre sono più complesse come l’Ilva, su altre c’è un colpevole ritardo. Mi auguro che il Governo stia coltivando una idea di ricostruzione del paese che, al momento, non c’è o non è riuscito a esprimere. E questo è davvero un paradosso.

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