Corruzione in Atm, ecco le falle nella manutenzione: dalla sporcizia ai bulloni svitati
di Gianni Santucci
Il caso: tangenti all’Atm, l’azienda dei trasporti del Comune di Milano. Almeno 8 appalti di forniture per le metropolitane milanesi, fra i quali quello da oltre 100 milioni di euro sui sistemi di segnalazione automatica della Linea 2, la «verde», negli ultimi due anni sono stati truccati, e in alcuni casi anche comprati da tangenti pagate o pattuite, secondo la Procura e la Guardia di Finanza di Milano che martedì mattina hanno eseguito 12 arresti (più uno ai domiciliari) per turbativa d’asta e corruzione disposti dal gip Lorenza Pasquinelli (qui l’articolo completo).
«Ma sono così sporchi i cassonetti?».
«Mamma mia! La lanella ovunque, non li hanno proprio aperti».
«Non lo sapevano che dovevano aprirli?»
«Nella checklist c’e scritto. “Aprire cassonetti e pulire tutto”. Evidente. Non li hanno proprio toccati».
Telefonata
del 17 dicembre 2018. Il funzionario di Atm Paolo Bellini (arrestato e
sospeso) parla con un suo collega (indagato) che ha mandato una
contestazione a un’azienda. Il dialogo apre uno scenario denso di dubbi:
perché la corruzione non è soltanto un affare di soldi, ma ha ricadute
sui lavori. Qui si parla di manutenzione degli impianti del metrò. E
appare chiaro che la ditta «protetta» di Bellini (ne è socio occulto)
lavora male. Su un tema sensibile: perché la maggior parte dei problemi
della metropolitana negli ultimi anni (frenate d’emergenza indebite e
vibrazioni) hanno a che fare proprio con la manutenzione. Un settore nel
quale Bellini si vantava d’aver preso una sorta di monopolio, grazie
alle aziende esterne che manovrava in nero.
La pulizia delle porte di banchina (alla quale si riferisce la telefonata) è stata individuata proprio come una delle cause delle frenate improvvise. Come si comporta il funzionario corrotto? Da una parte copre le carenze delle ditte amiche (e infatti redarguisce chi ha contestato: «Prima di scrivere queste cose parliamone»), dall’altra si altera con la ditta. Non perché abbia a cuore la cura del lavoro e la sicurezza dei passeggeri, ma solo per paura di essere scoperto: «Siccome sulle porte ci intervengono anche altri reparti», non può accadere che resti scritto che le pulizie sono corrette «ma invece non sono state fatte».
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