Trapani, arrestati due fedelissimi di Messina Denaro. Perquisita la casa della madre del superlatitante

di SALVO PALAZZOLO

I pizzini di Matteo Messina Denaro arrivavano nelle campagne fra Mazara del Vallo e Salemi. La squadra mobile di Trapani ha individuato un altro anello della catena di comunicazione del superlatitante che sembra essere diventato imprendibile dal giugno 1993. Questa notte, sono scattati due arresti. E sono state eseguite una quindicina di perquisizioni, la polizia ha passato al setaccio anche l’abitazione della famiglia Messina Denaro, nel centro di Castelvetrano, dove abita l’anziana madre del boss. Nel salotto, l’immagine del padrino stile Andy Warhol, con una corona in testa. Il padrino venerato, il padrino diventato un fantasma.

Nel corso del blitz della squadra mobile diretta da Fabrizio Mustaro è stato arrestato l’ennesimo “postino” dei pizzini. E’ Giuseppe Calcagno, 46 anni, un fedelissimo dell’anziano capomafia di Mazara Vito Gondola, che era stato fermato cinque anni fa: proprio in quell’indagine erano emersi i nomi di Calcagno e di Marco Manzo, arrestato pure lui stanotte. L’inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido ha provato a svelare gli altri passaggi della catena di comunicazione del latitante, in un dialogo è emersa la traccia di un biglietto che sarebbe giunto da Messina Denaro. In questa indagine, il boss è indagato per tentata estorsione: su sua indicazione, la famiglia mafiosa sarebbe intervenuta per convincere i proprietari di un terreno a vendere.

“Ci vediamo alla mannara” diceva Vito Gongola, che è morto tre anni fa. “Ho una rinisca (una pecora, ndr ) buona — sussurrava un altro favoreggiatore al telefono — quando vossia finisce di mungere la scannamu”.  Sembrano usciti da un romanzo di Andrea Camilleri gli uomini che proteggevano la latitanza di Matteo Messina Denaro. Allevatori che parlavano in dialetto stretto al servizio del padrino che è diventato l’emblema della mafia 2.0. Un altro ancora chiedeva: “La ricotta è pronta?”. Era il segnale che i pizzini del latitante erano arrivati. ‘U zu Vito, il custode delle comunicazioni di Messina Denaro, nascondeva i messaggi sotto un masso, in campagna.  

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