Paese ostaggio di una classe dirigente perduta

Insomma, nell’ora delle scelte ci si compiace del rinvio come se non avessimo un urgente bisogno di soldi, come se non fossimo colpiti al cuore dalla crisi, il che sta scavando un baratro col paese reale, che ha ripreso a pagare l’Imu e a breve Irpef, Ires, Iva, Tari e relative addizionali regionali, paese segnato da milioni di disoccupati e aziende destinate a non riaprire. Solo in Italia, in un contesto del genere, il presidente dell’Inps può bollare gli imprenditori come “opportunisti e pigri”, senza essere invitato dal governo a fare le valigie. Solo in Italia, in tempi straordinari, il Parlamento diventa la pista di un ordinario ballo in maschera: Renzi, che fino a l’altro ieri voleva tirare giù il governo, interpreta una elegia di Conte, Marcucci addirittura lo ringrazia per la gentile concessione perché “non era tenuto a venire in Parlamento” – in fondo, ha sottratto tempo prezioso al pensoso conclave alla Casina del Bel Respiro – le opposizioni sgangherate che, dopo aver denunciato per giorni di non essere ascoltate, disertano la Camera mentre parla Renato Brunetta, cioè un esponente delle opposizioni. Poi, compresa forse la gaffe, al Senato restano tutte in Aula, applaudendosi a vicenda.

Il Professor Ceccanti, su questo giornale, a proposito di questo Aventino scrive, scomodando il Fronte Popolare e il Pci, che l’Italia ha sempre avuto un’opposizione anti-sistema. A prendere per buona la politologica locuzione (si potrebbe anche aprire un dibattito sul Pci che ha costruito la Repubblica), c’è un buon tasso di antisistema nell’opposizione, intesa come anti-europeismo, ma evidentemente anche nella maggioranza, il che ha impedito il voto su una mozione chiara, definita, unitaria. Ecco, il punto invece è proprio questo: si sta manifestando, in questa emergenza estrema, l’assenza di un elemento essenziale: una forza o di un insieme di forze in grado di avere spinta, coraggio, senso delle istituzioni per tirare il paese fuori dalla crisi.

Nell’illusione che ognuno – Conte, Renzi, Salvini – possa determinare il corso degli eventi più di quanto ormai gli eventi possano condizionare loro, ognuno con le sue divisioni interne – tanto la maggioranza, quanto l’opposizione, chi entra, chi esce dall’Aula – anche il dibattito di oggi disvela una crisi di fondo del sistema politico italiano nel suo insieme, una classe dirigente perduta, che ha smarrito l’orizzonte e la sua funzione nazionale. Il paese è “ostaggio” di un sistema politico in crisi, che vive in una dimensione separata, “sconnessa” sentimentalmente e come rappresentatività effettiva. Una situazione che prefigura come unica alternativa, nell’incapacità di essere alternativi a se stessi, il collasso e, chissà, con esso l’invocazione dell’uomo della Provvidenza da parte di chi oggi si considera tale. Se l’uomo della Provvidenza prima o poi arriverà sul default, saranno i carcerieri di oggi a consegnarsi come ostaggi per mettersi per primi al riparo dal proprio fallimento.

L’HUFFPOST

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