È partito il ballo. E non è a Villa Pamphili

Per una di quelle classiche coincidenze del destino, i pm di Bergamo andranno a sentire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come persona informata dei fatti nell’ambito dell’inchiesta su Alzano e Nembro, poco prima che si alzerà il sipario sul suggestivo parco di Villa Pamphili, pensato come il palcoscenico perfetto per gli Stati Generali. E, trasformatosi, nelle ultime ore, in un conclave molto più parco di effetti scenici, tra la diserzione dell’opposizione – che si è sottratta al ruolo di comparsa – e Vittorio Colao cui, dopo la presentazione di un piano diventato figlio di nessuno, è stato tolto il ruolo di protagonista annunciato. 

Coincidenze, che però inevitabilmente hanno l’effetto dirompente della realtà, con i suoi complessi principi, che precipita sulla rappresentazione, rompendone il gioco di specchi. Diciamolo subito, la richiesta del pm di Bergamo è un atto dovuto: dopo aver ascoltato la versione del governatore della Lombardia Attilio Fontana e quella dell’assessore Giulio Gallera che, in questa occasione, ha dichiarato di avere poteri che non pensava di avere a proposito di lockdown, il magistrati hanno deciso di verificare l’iter seguito tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, quando si decise di non chiudere i due paesi del bergamasco, Alzano e Nembro, nonostante quella zona stesse diventando, già in quelle ore, un Lazzaretto. E di aspettare il 7 marzo, quando il Governo varò il dpcm che trasformava la Lombardia in “zona arancione”.  

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