Il governo galleggia con i rivali nell’angolo

di Massimo Franco

Sostenere,come ha fatto venerdì il leader leghista Matteo Salvini, che se cade Giuseppe Conte ci sono le elezioni, sa di presa d’atto. Forse per la prima volta, la maggiore forza di opposizione ammette di non sperare più in un altro esecutivo prima delle urne. Significa che la strategia del galleggiamento del premier non ha alternative, né nemici in grado di affondarla. Il raccordo con gli alleati europei e gli aiuti annunciati dalla Bce e dalla Commissione hanno tolto ossigeno alla polemica sovranista. Conte rischia, e molto, solo se non riuscirà a distribuirli presto.

La sfida si sposta nel Paese. I suoi inviti alla collaborazione indicano la percezione che si è aperta una nuova fase; e che quanto è stato fatto durante la pandemia va sostituito da provvedimenti veloci e il più possibile condivisi. Per questo l’idea degli Stati generali dell’economia, lanciata enfaticamente dal premier, ora viene maneggiata con cautela e circospezione: il timore è che certifichi la carenza di idee su come far ripartire il Paese e utilizzare i fondi europei, a cominciare dal prestito di 37 miliardi di euro garantito dal Mes.

La contestazione dall’interno della maggioranza è stata sterilizzata. Il Pd spinge perché Conte smetta di mediare senza decidere, ma sa che non ci sono alternative, come lascia capire da tempo il Quirinale. Iv promette temporaneamente «lunga vita» a Palazzo Chigi, spaventata dalla propria irrilevanza. E tra i Cinque Stelle i mugugni e le spinte centrifughe debbono fermarsi di fronte al rischio di elezioni.

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