L’Olanda e il no agli eurobond: chi è Rutte, il premier che rischia di far saltare l’Ue

di Francesca Basso

Cosa succederà all’Eurogruppo aggiornato a oggi pomeriggio, giovedì 9 aprile alle 17? L’Olanda ammorbidirà le sue posizioni? Il premier liberale Mark Rutte, che guida il Paese dal 2010, a inizio pomeriggio ha aperto al dialogo e ha detto che «è possibile un accordo nell’Eurogruppo di oggi». Vuol dire che il suo ministro delle Finanze, il conservatore Wopke Hoekstra, sarà meno intransigente? Non sarà una soluzione facile, tenuto conto che il Parlamento dell’Aja mercoledì sera ha dato mandato al governo a non accettare gli Eurobond (debito in comune tra i Paesi Ue) e a non indietreggiare sulla condizionalità per l’utilizzo del fondo salva-Stati Mes, approvando due mozioni presentate rispettivamente dal partito anti-Ue Forum per la democrazia (FvD) di Thierry Baudet (che ha solo due seggi) e da una formazione trasversale di deputati. In entrambi i casi i deputati del partito del premier Rutte hanno votato a favore. Il Parlamento olandese va dritto, anche se le due mozioni non sono vincolanti, incurante del precipizio alla fine della strada: una crisi politica dell’Ue che sta minando la fiducia negli Stati membri, soprattutto in quelli del Sud che ancora una volta non vedono in atto la tanto sbandierata «solidarietà europea». Ma le dinamiche di politica interna stanno pesando più di tutto. Il retroscena

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I «frugal four»

Non sarà facile uscire dallo stallo in cui è entrata l’Unione, bloccata nel trovare una risposta rapida alla gravissima crisi economica innescata dal diffondersi del coronavirus per il no alle proposte sul tavolo dell’Eurogruppo da parte dell’Olanda. La posizione dell’Aja non è nuova in campo economico. È contraria a tutto, a cominciare da un bilancio europeo adeguato alle nuove sfide. E questo ancora prima che scoppiasse il coronavirus. Il premier Rutte, che nel 2017 è stato rieletto alla guida del Paese, ha sempre difeso la posizione di un bilancio Ue per il periodo 2021-2027 che rappresentasse l’1% del Pil europeo, contro le richieste di impegni maggiori sia da parte della Commissione, del Parlamento europeo e di numerosi Paesi tra cui l’Italia e la Francia. Il negoziato sul nuovo bilancio Ue è ancora in corso perché gli Stati membri non trovano una posizione comune e non riescono a convincere i «Frugal Four»: Olanda, Austria, Svezia e Danimarca (con la Germania in una posizione ambigua).

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