Fmi: la crisi più grave dalla Grande depressione
Sarà la più grave crisi economica dalla Grande depressione del 1929, con una brusca contrazione della crescita globale nel 2020, seguita da una parziale ripresa nel 2021, «se l’epidemia sparirà nella seconda metà dell’anno. Ma l’incertezza resta enorme e la situazione potrebbe peggiorare». Così, il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, anticipa (giovedì 9 aprile) i contenuti del rapporto sullo stato dell’economia mondiale, che sarà presentato il 14 aprile, nell’ambito del vertice dell’Fmi e della Banca mondiale a Washington. Un vertice che si terrà per forza di cose in forma virtuale.
Contrazione in 170 Paesi
Il
2020, ribadisce il Fondo, sarà un anno di grave contrazione
dell’economia mondiale: «Appena tre mesi fa – afferma Georgieva – ci
aspettavamo una crescita del reddito pro-capite in oltre 160 dei nostri
Paesi membri (189, ndr).
Ora prevediamo che quest’anno oltre 170 Paesi registreranno al
contrario una riduzione del reddito pro capite». Prospettive cupe che
valgono per le economie avanzate come per quelle in via di sviluppo:
«Questa crisi non conosce frontiere. Tutti soffrono».
Le analisi diffuse in queste settimane dallo stesso Fmi e da altri istituti e banche d’affari hanno già individuato i settori economici più colpiti dalla sospensione delle attività economiche e sociale imposta dagli sforzi per contenere il contagio: commercio al dettaglio, ricezione, turismo, trasporti. Con conseguenze particolarmente pesanti, sottolinea il Fondo, per i lavoratori autonomi e i dipendenti delle piccole imprese.
Per Oxford Economics, il Pil mondiale scenderà del 2,8% nel 2020 e del 7% nei primi sei mesi. Per l’Eurozona la contrazione sarà rispettivamente del 5,1 e del 10%.
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