Il sistema non regge. Dopo Pasqua (con gradualità) si può ripartire

C’è poi la libertà di movimento senza la quale ristoranti, bar, negozi debbono restare chiusi. Non credo sia scorretto procedere ad aperture differenziate. L’altro ieri nelle dieci regioni che vanno dall’Umbria alla Sicilia e alla Sardegna il totale dei ricoverati era di 3680 persone, contro le 11.762 della sola Lombardia. Una differenza dovrà pur esserci se nel giro di due o tre settimane la temuta discesa dello tsunami al Sud non si sarà verificata. Se gli alberghi, qui e altrove, non riapriranno al più tardi il primo giugno, in molti casi non riapriranno affatto. E’ scontato che non potranno esserci assembramenti (veri). E’ scontato che la processione di San Gennaro del 2 maggio sia stata ieri rinviata per la prima volta nella storia. Ma poi dovremo allargare le maglie, con tutta la prudenza del caso. Ieri Giovanni Rezza, direttore dell’epidemiologia all’Istituto superiore della sanità, ha confermato che all’esterno il virus è assai più fragile. Se tutti si muovessero con cautela, escludendo qualunque ipotesi di gruppo, una passeggiata nei parchi e una cena fuori potrebbero tornare possibili. Al tempo stesso verranno perfezionati i test e le cure. 

Il problema principale resta però quello dei soldi. Comprendiamo la prudenza del Tesoro, ma se a tutte le imprese – da uno a mille dipendenti – non arriverà subito una forte iniezione di liquidità con restituzione a decenni, non rischia il governo: rischia il Paese.

QN.NET

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