Per la strategia anti-virus europea attivare il Fondo Salva Stati

Secondo Prometeia anche in presenza di sostegni agli operatori economici in difficoltà e pur assumendo che la situazione tenda a normalizzarsi entro metà marzo, nel primo trimestre si avrà una caduta del PIL dello 0,3% sull’ultimo trimestre 2019 che ci porterà in recessione tecnica a causa due trimestri consecutivi di caduta del Pil.

Arriveremmo così alla quarta recessione dal 2009. Nell’ipotesi di una ripresa nei trimestri successivi ma che la perdita nel primo trimestre non venga recuperata in quelli successivi, si registrerebbe una caduta del Pil di analogo ammontare nella media d’anno.

Sappiamo che il Governo ha adottato misure fiscali e di sostegno significative e il ministro dell’Economia ha stimato che queste misure potrebbero richiedere 3,6 miliardi di euro ovvero circa lo 0,2% del PIL ma che l’incremento dei deficit è compatibile con le regole europee ammesse in eccezionali situazioni.

La deroga al Fiscal Compact ci sarà, ma poi?

Questa impostazione è formalmente corretta, ma sostanzialmente discutibile. Il Fiscal Compact contiene infatti la “clausola degli eventi economici avversi” che consente una deviazione temporanea dall’obiettivo di Medio Termine o dal sentiero di aggiustamento nel caso in cui si verifichino una o più delle seguenti condizioni (i) un evento inusuale, (ii) che sia fuori dal controllo dello Stato Membro, (iii) che abbia un impatto rilevante sulle finanze pubbliche, (iv) che vi sia una grave crisi economica nell’Unione.

Solitamente è stata concessa in riferimento a disastri naturali, flussi migratori eccezionali o costi sostenuti per fronteggiare minacce terroristiche. Il trattamento deve rispettare alcuni principi (diretto collegamento tra evento avverso e spesa aggiuntiva; deviazione temporanea; riflettere solo i costi incrementali dovuti all’evento avverso ed escludere ogni altro contributo di altri fondi europei). La deroga all’Italia sarà con ogni probabilità concessa, ma aumenterà il nostro deficit e il nostro debito che avrà un ulteriore peggioramento per l’effetto combinato del calo del Pil e dell’aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato. L’idea che le deroghe non devono essere contabilizzate nei deficit non cambia nulla perché la sostanza del peggioramento nei conti pubblici rimane.

Gli interventi urgenti della Ue

Nel mio ultimo post ho esaminato i vari strumenti di intervento europei nel caso di eventi catastrofali e cioè il Fondo di solidarietà della Unione europea e il Meccanismo unionale di Protezione civile. Sono due modalità importanti ma con limiti perché il primo è dotato di scarse risorse in quanto fondato principalmente sulla cooperazione degli Stati Membri, mentre il secondo interviene ex post per contribuire alla riparazione dei danni dopo adeguate verifiche.

Allo stato attuale per il Covid19 l’intervento prefigurato è quello deliberato dalla Commissione europea che ha stanziato circa 250 milioni di euro, le cui maggiori destinazioni sono due: 114 milioni di euro sosterranno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in particolare il piano globale di preparazione e risposta per rafforzare il lavoro di preparazione e di risposta alle emergenze nei paesi con sistemi sanitari deboli e con una resilienza limitata; 100 milioni di euro, di cui 90 milioni di partenariato pubblico-privato con l’industria farmaceutica e 10 milioni di euro per la ricerca su epidemiologia, diagnostica, terapie e gestione clinica in contenimento e prevenzione. Sono fondi ben allocati rivenienti dal capitolo del bilancio della UE per le iniziative di aiuto umanitario della Ue.

Più solidarietà innovativa dell’Eurozona e dell’Ue

Combinare la richiesta di flessibilità di bilancio dell’Italia con le scarse risorse per l’emergenza mobilitabili per ora dall’Europa, porta per noi alla stessa conclusione: l’Italia non ha forza politica per spingere l’Europa a innovazioni e l’Europa (o meglio alcuni Stati) non ha la volontà di innovare. Spesso nelle situazioni di emergenza o potenzialmente tali si innova e così è successo nella lunga recessione europea dal 2009 al 2014 con il Meccanismo Europeo di Stabilità e con la politica monetaria della Bce condotta da Mario Draghi.

Non sarebbe adesso il caso di fare nuove innovazioni sia per il rilancio delle azioni di assistenza, prevenzione e cura che passano anche per la ricerca scientifica sia per il potenziamento degli investimenti per bloccare il rallentamento dell’economia europea che risentirà anche di quello cinese?

Avanzo quindi una proposta che passa per una combinazione delle potenzialità del Fondo Salva Stati (Esm) e la responsabilità di operatori economici che hanno attenzione alle istanze etico-sociali. A prima vista il nesso è incomprensibile anche perché si potrebbe pensare che in momenti di crisi gli operatori economico-finanziari si riposizionino sulla propria solidità. Non credo sia così specie perché gli operatori più solidi hanno messo nella loro missione le finalità etico-sociali.

Il Fondo Esm è potente e sottoutilizzato. Perché?

Quanto allo Esm la mia proposta può apparire assurda, ma strana è anche la constatazione che questo Fondo abbia ancora una capacità di prestiti per 400 miliardi dopo aver finanziato (unitamente al Fondo Efsf) per 300 miliardi gli Stati europei in crisi finanziaria. La misura della sottoutilizzazione di questo Fondo emerge anche dall’enorme successo delle sue emissioni obbligazionarie di Eurobond sui mercati arrivando anche a scadenze di 40 anni e con tassi medi applicati sui prestiti dello 0,81%.

Ci piacerebbe sapere cosa vieta allo Esm di fare una emissione obbligazionaria capace di mobilitare sia gli investitori istituzionali sia gli operatori caratterizzati da una forte vocazione etico-sociale per dare corso poi a un prestito alla Commissione europea che a sua volta potrà usare i fondi per investire nelle emergenze,nella ricerca,nelle infrastrutture.

La risposta è ovvia: ci sono Statuti e norme europee che andrebbero modificati e questo richiede tempo, oltre che una forte alla volontà politica. Ma è anche ovvio che il tempo passa e che se l’Europa non rinnova il suo progetto di solidarietà innovativa, più volte attuato in passato per merito di personalità competenti e coraggiose come nel suo settore è stato di recente Draghi, i vari contagi, compreso quello del sovranismo autarchico, potrebbero diffondersi.

La solita, ma non inutile conclusione

Per chi crede nella costruzione europea come me è sempre importante ricordare che vi sono molti principi di solidarietà creativa e innovativa presenti nei Trattati europei e nelle loro declinazioni legislative a valle, mentre limiti emergono spesso nelle decisioni e nelle attuazioni.In passato quesiti principi sono stati spesso applicati per volontà di statisti troppo spesso dimenticati, ma mai eguagliati.

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