Il mattone è un peso, è boom di case all’asta

Il 67% degli immobili all’asta, infatti, ha un prezzo inferiore a 100mila euro e si sale all’88% arrivando a 200mila euro. Nel 2018 il numero complessivo delle esecuzioni immobiliari accumulate negli anni del resto era arrivato a 245mila con valori di aggiudicazione ben al di sotto dei prezzi di mercato, tranne che a Milano, Roma, Firenze e Venezia. 

Anche perché il nuovo meccanismo che regola le aste (introdotto con la legge 132 del 2015) permette, oltre a una base di prezzo che rispetto al passato viene abbassata, di presentare offerte con uno sconto del 25%. E se la prima asta va deserta, nella seconda tornata il valore delle offerte diventa ancora più basso. Tanto che un immobile da 100mila euro, può essere acquistato a meno della metà. 

Cifra da cui il debitore deve togliere circa un 30% ulteriore tra spese di giustizia e compensi agli intermediari rimanendo così con poco più di 30mila euro su 100mila. E finendo per non riuscire neppure a coprire la parte residua del mutuo, esponendosi così ad altri pignoramenti (auto o mobili), oltre che finire nel libro nero dei cattivi pagatori per cui non otterrà più prestiti. Se il debitore subisce l’effetto del pignoramento e dell’asta, gli acquirenti fanno buoni affari. 

Dalle società immobiliari – dove si stanno sempre più formando esperti delle aste – ai privati in un mercato favorito dalla possibilità di avere un finanziamento per partecipare alla vendita all’incanto. Ma il problema è evitare, conclude Simoncini, che ci siano posizioni debitorie così numerose, istituendo un fondo di salvaguardia che possa aiutare un proprietario in difficoltà.

QN.NET

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