La Brexit fa ricche le Ong: caccia a 200 milioni di euro

In questo caso i progetti potrebbero essere garantiti da una copertura nazionale interna, così come accadrà per i programmi Erasmus, Corpo europeo di solidarietà (Esc), Europa Creativa e Citizen for Europe. Al contempo però andrà male per le piccole Ong italiane che fino a quest’anno hanno lavorato in partnership con le Ong britanniche: in mancanza di nuovi finanziamenti arriverebbero a perdere complessivamente circa 50 milioni di euro di introiti. Nessuna disperazione però, i più piccoli enti benefici della Penisola potranno accedere fin da subito a nuove porzioni di risorse. L’ultimo impegno del Fondo Asilo e immigrazione (Fami), sta mettendo a disposizione, per valorizzare nuovi progetti destinati all’integrazione degli immigrati, alla formazione lavorativa e all’aiuto linguistico, ben 7 milioni di euro. Questa cifra, tanto per cominciare potrebbe risultare un primo valido aiuto che si tramuterà in «attivazione e rafforzamento di reti per la promozione di un approccio integrato nella governance del fenomeno migratorio sul territorio, sia rispetto all’analisi dei fabbisogni territoriali emergenti che alla pianificazione e realizzazione di interventi rivolti all’utenza straniera, rispondenti ai bisogni rilevati, nel rispetto dei ruoli e della competenze degli attori coinvolti».

Vale a dire che rimane poco per illudersi e pensare di voler mettere fine alle traversate delle navi Ong nel Mediterraneo tra le coste della Libia e quelle dell’Italia. Nessuna ricaduta negativa sui migranti traghettati: solo dal primo di gennaio ne sono sbarcati 1.751 di cui 394 il 2 febbraio scorso malgrado le temperature basse e le condizioni del mare impervie. Ma tant’è. Il governo giallorosso si sta dimostrando strenuo emulatore di tutti i peggiori esecutivi di centro sinistra: dai finanziamenti a coop, onlus e Ong fino agli aiuti economici da ripartire tra gli enti locali per incentivare progetti a favore degli stranieri. Solo qualche giorno fa lo sblocco di 6 milioni per i territori di Reggio Emilia, Pesaro, Urbino e Foggia finalizzati al rafforzamento delle governance locali sull’immigrazione.

IL GIORNALE

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