Mogol: “La musica di un tempo era immortale. Quella di oggi è per giovani e si brucia presto”

Courtesy of Giulio
Courtesy of Giulio Mogol

Quando lo raggiungiamo al telefono, il Maestro Giulio Mogol ci confessa candidamente che non ha avuto modo di guardare il Festival di Sanremo: “Sa, vado a letto presto”. Ma la curiosità e l’esperienza di lunga data come autore delle canzoni dei più grandi artisti della storia, lo portano un momento dopo a chiederci: “Come è? Me lo racconti”. E a riuscire a commentare comunque alcuni spunti di ragionamento.

“E’ un bel Festival, Maestro”, gli confessiamo. “Ci sono molte nuove tendenze, come il rap ad esempio”. Mogol ha un’idea precisa sul rap.

“E’ una forma musicale basata sulle parole e la ritmica. La linea melodica non c’è, c’è solo la parte ritmica. E’ musica per i giovani, come il rock. Anche il rock era musica per i giovani, lo è ancora. Ma aveva una melodia”.

Nessuna demonizzazione, dunque. Anzi. Tuttavia a volte si critica al rap un linguaggio troppo violento, aggressivo

“Credo si tratti di musica nata sul web. Giovani che scrivono e mettono sul loro sito per far ascoltare le proprie canzoni ad altri giovani. Amano le tinte forti: è il loro modo di parlare, il loro linguaggio, a volte anche un po’ brutale. Però anche lì c’è del buono e del cattivo”.

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