Sui «porti aperti» la prova di una coalizione sfilacciata

La maggioranza M5S-Pd-Iv-Leu, invece, reagisce in ordine sparso. E la spaccatura finisce per dare ragione a quanti diffidano di un’alleanza vera con il Movimento di Luigi Di Maio. È il motivo inconfessato per il quale oggi la coalizione governativa manifesterà in Umbria, regione dove si vota domenica, ma senza Italia viva: uno smarcamento dovuto al timore di una sconfitta probabile, ma non solo. Si tratta di avvisaglie di divergenze politiche destinate a acuirsi.

Il premier Conte ripete di non temere sgambetti da Matteo Renzi, leader di Iv, che cerca di rassicurare quanti nel governo diffidano delle sue intenzioni. E mentre incontra l’arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, Conte nega di essere lì per le Regionali. E declassa il voto di domenica a fatto locale senza riflessi nazionali. È l’opposto di quanto sostengono Salvini e il fondatore di FI, Silvio Berlusconi: forse perché sentono odore di vittoria. Ma è possibile che qualche effetto si produca, soprattutto in caso di crollo dei Cinque Stelle.

A sentire Di Maio ci sarebbe stato un chiarimento con Conte, dopo le tensioni delle ultime settimane. In più, la maggioranza ha avuto buon gioco a sottolineare come il premier abbia chiarito almeno in parte al Copasir gli incontri tra servizi segreti italiani e americani sulla Russia: al contrario di Salvini che sui presunti finanziamenti alla Lega non ha mai riferito al Parlamento. Berlusconi garantisce che Salvini non ha preso soldi: «Me l’ha detto Putin». Parole a doppio taglio, di chi fa capire di avere su questo informazioni di prima mano.

CORRIERE.IT

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