Mattarella e il 25 Aprile: «Lotta di popolo, no a riscritture della storia»

di Marzio Breda

L’ultimo strappo, quello sul 25 aprile, contro il quale sono in corso svalutazioni, boicottaggi e diserzioni (per esempio quella di Salvini e dei suoi ministri), cercherà di ricucirlo lui, oggi, a Vittorio Veneto. Con un discorso in bilico tra un passato che non passa, perché si insiste a guardarlo secondo logiche divisive, e un presente altrettanto lacerante. Non lancerà anatemi, ma il suo «no a riscritture della storia» pronunciato ieri, è la premessa per ricordare che in questa data fondante della nostra democrazia tutto si tiene, Sergio Mattarella: dalla Resistenza alla nascita della Repubblica alla Costituzione. Senza che nessuno possa vantare egemonie politiche o contestarle. Così, rinfrescherà la memoria a chi si ostina a dire che a impegnarsi nella lotta di Liberazione furono solo i 500 mila partigiani («a prevalenza rossi», si recrimina). Non fu così. Si trattò invece — e lo rimarcherà — di un movimento allargato, nel quale furono coinvolti anche migliaia di nostri militari (per esempio a Cefalonia, nell’Egeo, in Corsica, nei Balcani) e i 600 mila deportati nei lager tedeschi (che avrebbero potuto sottrarsi alla prigionia scegliendo Salò), e le popolazioni civili che aiutarono i «ribelli» rischiando la vita e affiancandoli nelle insurrezioni in varie città e, infine, moltissime donne. E proprio il ruolo femminile il presidente ha voluto che fosse sottolineato a Vittorio Veneto, dove la cerimonia sarà «in rosa».

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