Fondi per Genova e Trieste. Nell’intesa Italia-cina spunta il 5G, Washington già in allarme

Gli accordi fra le aziende sono undici. Avrebbero dovuto essere una trentina poche settimane fa, erano quindici mercoledì scorso. Tre grandi aziende a controllo pubblico (Terna, Enel e Italgas) sono state sul punto di firmare, ma al dunque hanno rinviato. Il vicepremier Luigi Di Maio ha spinto per le firme con il sostegno del Quirinale e la fredda indifferenza di Matteo Salvini. Ieri diceva che «gli accordi «valgono due miliardi e mezzo di euro con un potenziale di venti», ma dare un valore economico a protocolli in alcuni casi molto generici è complicato. Una selezione dei migliori articoli della settimana. Ti presentiamo Top10

Quel che è accaduto ieri a Villa Madama non è rilevante per i numeri in sé, semmai va valutato in chiave geopolitica. I due accordi che preoccupano di più gli americani sono quelli sui porti di Genova e Monfalcone. Per le merci che partono in nave dalla Cina ed entrano nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez quei due approdi hanno un’importanza strategica: significa evitare almeno tre giorni di navigazione supplementare per arrivare – ad esempio – nel grande hub di Rotterdam dopo aver circumnavigato il Continente. Gli accordi al momento sono generici e li firma il colosso pubblico delle costruzioni CCCC (China Communication Construction Company). Eppure visti in prospettiva sono tutt’altro che secondari. Gli americani sono preoccupati soprattutto per quel che potrebbe accadere a Trieste, dove i cinesi sono pronti a investire per migliorare l’infrastruttura ferroviaria e farne la base logistica dell’interscambio Italia-Cina. Il caso vuole – come è accaduto altrove – che i cinesi abbiano puntato una delle basi navali usate dalla Marina americana e a poco più di cento chilometri da Aviano, la più grande base aerea del Mediterraneo.

Per le aziende italiane che operano già in Cina (e solo per loro) sarà rilevante l’accordo di Cassa depositi e prestiti sui cosiddetti Panda-bond. È noto che nell’ex Impero Celeste l’iniziativa privata c’è se il governo non la ostacola. Cdp si è inventata un abile strumento per rendere più convenienti gli investimenti italiani: quei bond – destinati alle imprese tricolori – verranno collocati presso gli investitori istituzionali del luogo. È strategico anche l’accordo firmato da Cdp e Snam per lo sviluppo dei gasdotti: nel tentativo di migliorare la qualità dell’aria colma di polvere di carbone, c’è una domanda esponenziale di energie pulite.

La gran parte dei memorandum istituzionali – sono diciotto – appaiono utili ma di scarsissimo peso politico: dal gemellaggio fra i viticoltori delle Langhe con i produttori di riso di Honge Hani a quello fra Verona e Hangzhou. Scarsa invece l’enfasi mediatica per il nuovo (e rilevante) accordo contro le doppie imposizioni firmato dal Tesoro. Basti qui un esempio: scende (dal dieci al cinque per cento) l’aliquota per il prelievo alla fonte dei dividendi delle imprese italiane in Cina. Un incentivo di tutto rispetto.

LA STAMPA

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