Archive for Ottobre, 2021

Autodenuncia di un italiano privilegiato

venerdì, Ottobre 29th, 2021

di MICHELE BRAMBILLA

I sindacati litigano con il governo sulle pensioni, su Quota 102 o 104, insomma litigano per tutelare gli interessi di chi oggi ha più o meno fra i 60 e i 64 anni. Ma siamo sicuri che sia quella la fascia di età che ha più bisogno di una battaglia sindacale? E non piuttosto i giovani, che fanno una fatica del diavolo a trovare lavoro e in pensione ci andranno forse a 80 anni, e con assegni miserrimi? Mi autodenuncio: sono nato il primo novembre del 1958 e faccio quindi parte della categoria più privilegiata della storia d’Italia, quella nata fra la fine degli anni Cinquanta e la metà dei Sessanta.

La nostra generazione è la prima della storia a non avere conosciuto una guerra; e, rispetto a quelli nati fra il 1946 e il 1958, neanche gli stenti del dopoguerra. Siamo la prima generazione ad aver conosciuto il benessere: il frigorifero, la lavatrice, la televisione, le vacanze al mare, i regali di Natale, l’automobile di papà. Siamo stati bambini negli anni del boom. L’Italia era lodata in tutto il mondo, era il Paese del ‘miracolo economico’. Uno scrittore, Carlo Castellaneta, chiamò i Sessanta gli ‘anni beati’: e la musica leggera, i Carosello, il varietà di quel tempo trasmettono infatti un’immagine spensierata. Di ottimismo, di fiducia nel futuro.

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Roma, Sgarbi nuovo assessore alla Cultura del Municipio VI: “Mano libera a Moni Ovadia”

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Roma, – “Tor Bella Monaca deve diventare bella come il suo nome”. Annuncia grandi cose per la periferia più difficile della capitale Vittorio Sgarbi, che dal web lancia un appello all’attore Moni Ovadia per fare rinascere il teatro del Sesto Municipio di Roma, dove il noto critico lavorerà come assessore alla Cultura. È l’ultimo colpo di scena di una campagna elettorale sbalorditiva, che ha portato il centrosinistra di Roberto Gualtieri a superare ogni aspettativa, relegando Michetti nell’angolo. E, infatti, il Municipio VI, con Tor Bella Monaca e Tor Angela, è l’unico vinto dal centrodestra con il presidente Nicola Franco, che si è conteso la vittoria al ballottaggio contro la pentastellata Francesca Filipponi.

Deputato e sindaco di Sutri, il critico d’arte era stato indicato come titolare della Cultura della Capitale in caso della vittoria di Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra. In passato Sgarbi è già stato assessore alla Cultura a Milano. “L’idea di essere assessore alle periferie, nella squadra del presidente Nicola Franco, di rendere gaia la Torre, bella la Torre Monaca, angelica la Torre Angela. I nomi di questi luoghi, Finocchio compreso, legati alla cattiva nomea, che sembrano luoghi di nomadi, disperati, poveri”, spiega Sgarbi in un video. L’inchiesta sui quadri falsi Sgarbi prosciolto

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Alessandro Sallusti e il ddl Zan: “Letta e Conte si sono dati una tranvata da soli”

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Alessandro Sallusti

Una tranvata, quella presa da Letta e da Conte, che lascerà il segno, annunciata quanto stupida. Annunciata perché era chiaro che tra i senatori dei due partiti, Pd e Cinque Stelle, non proprio tutti erano d’accordo sull’intero contenuto della legge Zan contro l’omofobia e nel voto segreto lo hanno certificato. Stupida perché ampiamente evitabile se solo le sinistre avessero accettato di modificare alcuni articoli della legge che mettevano a rischio la libertà di opinione e indirizzavano verso un pensiero unico di Stato non solo sui temi dell’omosessualità.
Niente di grave: i diritti dei gay e dei trans e il loro onore non vengono per nulla sviliti in quanto già ben tutelati da numerosi articoli del codice penale. In compenso, con la bocciatura di ieri, ogni famiglia potrà educare i figli come meglio crede e nessuno potrà essere portato in tribunale per le sue idee in materia di sessualità o di etica. I senatori del centrodestra, votando compatti per il no, non hanno – come qualcuno vuole farci credere in queste ore – difeso l’omofobia bensì difeso libertà fondamentali che non possono essere lasciate neppure nelle mani dei magistrati, soprattutto dei nostri, così carichi di pregiudizi peri quali la stessa cosa detta da me ha un valore diverso che detta da qualcuno dei loro amici.
Pd e Cinque Stelle non possono proprio puntare il dito contro nessuno, hanno perso in aula per mano dei propri franchi tiratori perché quella legge non stava in piedi talmente era illiberale e in alcuni punti liberticida. E basterebbe questo a capire i rischi che correremo se lasciassimo il Paese esclusivamente nelle loro mani.

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Il paradosso di Landini: combatte per i giovani ma si tiene il posto per evitare la pensione

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Pasquale Napolitano

«Disse il prete: fa quello che ti dico ma non fare quello che faccio io». Il proverbio calza alla perfezione, come un abito sartoriale, al numero uno della Cgil Maurizio Landini. C’è un paradosso che sta venendo fuori e che investe il capo dell’organizzazione sindacale rossa. Lo scivolone è sulle pensioni, il terreno su cui Landini muove la guerra al premier Mario Draghi. Una storia che alimenta veleni e malumori nel sindacato. Landini si eleva a paladino dei giovani. Ma conserva da «pensionato» la poltrona di segretario generale della Cgil. Alla faccia dello slogan «spazio ai giovani». Proprio lui che, tre giorni fa, uscendo da Palazzo Chigi, dopo il tavolo con Draghi sulle pensioni, ha dichiarato: «La mia battaglia è per le nuove generazioni. Serve una pensione di garanzia per i giovani. Con un sistema così tra 40 anni i giovani non avranno una pensione pubblica». Battaglia che, però, sembra aver accantonato quando, due anni fa, è stato chiamato a guidare il sindacato rosso. Landini è un segretario in età pensionabile. Ma non molla la poltrona. E non lascia spazio a quei giovani che dichiara di voler difendere. Una bella contraddizione.

Landini è stato eletto segretario generale della Cgil, nel gennaio del 2019 all’assemblea di Bari. Quando, calcoli alla mano, avrebbe potuto già fare domanda di pensionamento e far spazio a forze fresche. Nulla da fare. Il segretario della Cgil, oggi, ha 60 anni; nel 2019 di anni ne aveva 58. In un’intervista al Fatto Quotidiano del 19 ottobre 2014 Landini dichiarava: «Sono andato a scuola fino a 16 anni. Dopo le medie, ho fatto due anni di geometra, poi dovevo iscrivermi al terzo anno ma sono andato a lavorare: in casa non c’erano più soldi. Studiare mi piaceva, sono sempre stato promosso. Ho iniziato come operaio nel 77 da un artigiano che faceva cancelli e finestre. Nel 78 sono andato a lavorare in una cooperativa metalmeccanica, a Cavriago». I conti sono semplici. A meno che non abbia lavorato come abusivo, dal 1977 fino al 2019 (anno di elezione al vertice della Cgil) Landini avrebbe maturato 42 anni di contributi. Nel 2019 i requisiti previsti dalla legge, 58 anni e 42 anni di contribuiti, avrebbero consentito al segretario Cgil di fare richiesta di pensionamento.

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Dall’1 novembre cambia la revisione auto: cosa succede

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Stefano Damiano

Nuova “brutta” notizia per gli automobilisti. Dopo l’obbligo di fare la polizza RC anche sui veicoli e ciclomotori fermi nel proprio cortile o parcheggio di cui si è parlato in un precedente articolo de IlGiornale.It, arriva ora anche l’aumento (fortunatamente di poco più di 10 euro) sulla revisione auto.

A partire dal primo novembre, difatti, per avere il certificato sul corretto funzionamento meccanico del veicolo non si pagheranno più 66,88 euro, ma 79,02 euro (quindi 12,14 euro in più) se la revisione è fatta in un’autofficina autorizzata, mentre sarà di 54,95 euro (con un aumento di 9,95 euro) se il controllo sarà effettuato presso la motorizzazione civile.

L’aumento era stato deciso già un anno fa ma poi messo da parte essendo in piena pandemia; ora, però, il rincaro è reso ufficiale ed andrà ad incidere sugli oltre 15milioni di autovetture stimate circolanti nel nostro Paese. A supporto è stato destinato un bonus da 4milioni di euro che, però, calcolatrice alla mano andrà a toccare coprire solo 400mila revisioni ministeriali (poco meno del 3% del totale).

La revisione è un controllo sul mezzo in circolazione, in particolare di tipo meccanico sui freni, alle sospensioni, alle luci, alla frizione, alle emissioni di gas. Il controllo deve essere effettuato con cadenza prestabilita in base all’anzianità del mezzo: per le autovetture nuove la prima revisione si ha dopo 4 anni, rispettando il mese in cui l’auto è stato immatricolata; successivamente la cadenza è biennale.

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G20, clima e vaccini al centro dell’agenda: Joe Biden atterrato a Roma

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Roma è pronta a ospitare il G20, la conferenza dei leader delle venti economie più sviluppate del pianeta. Vaccini, clima e salute al centro dell’agenda del capi di Stato. In programma oggi il meeting congiunto dei ministri delle Finanze e della Salute per fare il punto sui vaccini e sulla situazione pandemica.

Biden a Roma
Il presidente è già atterrato nella Capitale. Ad accompagnarlo giù dalla scala dell’Air Force One, la first lady Jill Biden. Con loro anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. 
L’agenda istituzionale è fitta di impegni: dall’incontro con il presidente della Repubblica Mattarella al premier Mario Draghi. Previsto anche un incontro con Papa Francesco. Un incontro importante, per il primo presidente cattolico Usa a distanza di sessant’anni da Kennedy. Poi anche un faccia faccia con il presidente francese Emmanuel Macron, nel tentativo di ricucire lo strappo legato al patto Aukus, l’accordo tra Francia e Australia per la vendita di sottomarini scavalcato di fatto con l’acquisto da parte di Cranberra di mezzi statunitensi, scatenando una dura polemica da parte del governo francese. Il soggiorno europeo di Biden proseguirà a Glasgow, sede della prossima edizione della Cop26, la conferenza sul cambiamento climatico cui prenderanno parte 197 nazioni. 

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Lo Russo: “No al partito dei sindaci, ma contro la burocrazia romana serve un patto fra le città del Nord”

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Maurizio Tropeano

TORINO. Scontentare il Pd nella formazione della giunta? Fatto. Scegliere un architetto milanese per affidargli la guida dell’assessorato all’Urbanistica di Torino? Fatto. Puntare su Rosanna Purchia, professionista napoletana che ha appena risanato i conti del Regio come assessore alla Cultura? Fatto. In poco più di una settimana da sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha rotto schemi di gioco tradizionali del centrosinistra.

Primo: ha scelto i suoi assessori senza applicare il manuale Cencelli. Secondo: il governo comunale è a trazione femminile con sei donne e cinque uomini. Terzo: il programma punta a ricucire la città. Lo Russo, soprattutto, ha riconquistato Torino ed è l’unico sindaco Pd grandi città del nord Italia. Per Enrico Letta la sua campagna elettorale lo ha fatto diventare un leader nazionale ma lui afferma di non «essere interessato a quel ruolo». «Voglio amministrare Torino», insiste ed esclude di arruolarsi nel partito dei sindaci evocato da Antonio Decaro. Il primo cittadino di Bari e presidente dell’Anci, accusa il Pd di «non valorizzare i sindaci che, dopo il presidente della Repubblica sono le figure istituzionali in cui i cittadini hanno più fiducia per poi perdere le politiche».

Il sindaco di Torino, alla sua prima uscita pubblico dopo l’insediamento ufficiale – «ho la fascia dalle 11 e 23 di mercoledì» – sceglie il forum organizzato da La Stampa e coordinato dal direttore Massimo Giannini, per annunciare le prime mosse della sua giunta. Lo ha fatto rispondendo alle domande dei giornalisti ma anche alle sollecitazioni proposte dallo storico Giovanni De Luna e dal sociologo Marco Revelli.

Perché non vuole iscriversi al partito dei sindaci?

«La questione del rapporto tra il Pd e sindaci deve essere ribaltata: non serve un partito degli amministratori locali. Ma i dem in Parlamento e al governo devono lavorare per dare più forza alle politiche degli enti locali. Mi pare che Enrico Letta abbia questa consapevolezza e sia pronto ad agire di conseguenza».

Quale sarà il primo banco di prova della capacità di modificare questo rapporto?

«La gestione dei fondi del Pnrr. Sarà determinante capire se il sindaco sarà solo un’ufficiale pagatore oppure se avrà la possibilità di dire la sua. Credo che su un tema come questo sia possibile fare rete tra gli amministratori locali».

Anche con Milano?

«Con il sindaco Sala ci siamo solo scambiati dei messaggi e ci vedremo presto. Il nostro problema sono i rapporti con i burocrati romani».

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Il primo passo delle riforme

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Pietro Garibaldi

Il Governo Draghi ha approvato la sua prima legge di bilancio, quel provvedimento governativo che un tempo si chiamava legge finanziaria. Dopo tanti anni di stagnazione, quella varata ieri è la prima finanziaria di un Paese che finalmente è tornato a crescere, anche se non dobbiamo mai dimenticare che la crescita del 6 percento rappresenta un rimbalzo dopo la peggior recessione del dopoguerra. In termini macroeconomici, quella varata dal Governo è una correzione di bilancio espansiva.

I provvedimenti riguardano circa 30 miliardi di euro tra variazioni di entrate e nuove spese, ma saranno finanziati per circa 23 miliardi in deficit, che in semplici parole significa attraverso l’emissione di nuovo debito pubblico.

Ovviamente il contesto internazionale, la sospensione delle regole europee e l’esistenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rendono questo provvedimento realizzabile senza difficoltà nel breve periodo.

In parte grazie a questa manovra espansiva, il Governo e i principali istituti internazionali prevedono che il paese continuerà a crescere nel 2022 con un robusto 4-5 per cento. Rimarremo pertanto in un periodo macroeconomico in cui ai cittadini si concede ben più di quanto si chiede loro, come aveva efficacemente detto prima dell’estate il Presidente del Consiglio. L’attesa più importante di molti cittadini è quella legata alla riduzione delle tasse per circa 12 miliardi (pari a 0.7 % del PIL), attualmente accantonata in un fondo del quale non si conoscono ancora i beneficiari. Probabilmente queste risorse saranno utilizzate per ridurre le imposte sul lavoro e il cosiddetto cuneo fiscale, la differenza tra quanto le imprese pagano il lavoro e quanto effettivamente entra in cassa ai lavoratori. Quella forbice è una tra le più alte dei paesi OCSE e cercare di ridurla è cosa buona e giusta. Spesso si è cercato di farlo, ma i risultati sono stati modesti. Legati al mondo del lavoro vi sono poi altri due provvedimenti di cui si è molto parlato. In termini previdenziali, per il 2022 si passa da quota 100 a quota 102. Si potrà quindi andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Non è una riforma della previdenza, ma una misura tampone che rimanda di un anno il problema del cosiddetto scalone, quel rischio di un rapido aumento dell’età pensionabile per le generazioni nate intorno al 1958. Il Governo destina poi circa 3 miliardi di Euro per la riforma degli ammortizzatori. Rispetto alle aspettative, si è forse partorito un topolino, poiché con 3 miliardi di euro difficilmente si potrà mettere ordine al complesso sistema degli ammortizzatori sociali che in Italia rimane frastagliato e iniquo, penalizzando i giovani precari. Il Governo ha poi annunciato una stretta sul reddito di cittadinanza. Il provvedimento introdotto dal primo Governo Conte ha contribuito a ridurre la povertà, ma sappiamo che ha anche generato fastidiosi abusi. In aggiunta, non è servito a facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questo non deve stupire, poiché era quasi impossibile che con un sussidio di ultima istanza – quale è il reddito di cittadinanza – si potesse risolvere lo storico problema della distanza tra offerta e domanda di lavoro.

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Cottarelli: “È una manovra di compromesso, il premier resti per finire le riforme”

venerdì, Ottobre 29th, 2021

Luca Monticelli

«Kick the can down the road». Carlo Cottarelli sceglie un modo di dire inglese per commentare Quota 102 e il rinvio della riforma delle pensioni. Una frase che letteralmente significa «calcia la lattina lungo la strada» e viene usata quando si vuole evitare o ritardare la gestione di un problema. È una legge di bilancio che «rimanda a una discussione successiva diversi interventi, proprio per evitare scontri con le parti sociali», sottolinea il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica. Nel provvedimento, spiega l’ex commissario alla Spending review, ci sono misure «abbastanza ragionevoli, però continuiamo ad aumentare il debito, anche se con il rimbalzo della crescita il rapporto debito-Pil comincia a ridursi». Il futuro di Mario Draghi, a Palazzo Chigi o al Quirinale, rappresenta «una grossa incertezza. Io credo che sarebbe utile se rimanesse presidente del Consiglio fino al 2023».

Come le sembra la legge di bilancio? Scorge una visione che tenga insieme questa manovra monstre composta da 185 articoli?
«La visione è quella di un rientro graduale dopo l’enorme sostegno dato dalla finanza pubblica al Paese nel 2020 e nel 2021. L’economia si sta riprendendo e si vuole scongiurare il rischio di togliere troppo presto questo supporto».

Ci sono 23,5 miliardi in deficit sul piatto, vengono utilizzati bene questi soldi?
«Le misure di sostegno ammontano a circa 30 miliardi, ma ce ne sono più di 7 che sono di copertura. Nel Documento programmatico di bilancio si indicavano 4,5 miliardi di maggiori entrate e 3,2 miliardi di minori spese. Bisogna vedere da queste voci generiche cosa viene fuori, ci sarà scritto nelle pieghe del bilancio, però non vedo un’azione di revisione della spesa particolarmente intensa».

Per ridurre le tasse il governo ha creato un fondo da 8 miliardi senza definire come ripartire le risorse tra lavoratori e imprese.
«È il primo stadio della riforma fiscale, di cui ancora non si sa molto. Questi 8 miliardi verranno utilizzati per abbassare l’Irpef, evitando salti degli scaglioni, e per ridurre l’Irap, di cui tutti ormai vogliono l’abolizione».

Si potevano mettere più soldi per tagliare le tasse sul lavoro?
«Tenendo conto della situazione del bilancio, senza andare a tagliare la spesa non credo si potesse mettere di più».

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Manovra economica, Draghi: così riduciamo le tasse. E cresceremo di oltre il 6%

venerdì, Ottobre 29th, 2021

di Marco Galluzzo

L’esecutivo approva la manovra. Il premier: siamo intervenuti sulle regole per l’assegno a chi è in difficoltà. La telefonata di Conte per «trattare». Il leader M5S: noi in trincea

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Il governo ha appena approvato la manovra di bilancio, il presidente del Consiglio si sposta nella sala della conferenza stampa. Alla fine c’è un momento di leggerezza, non programmato: un cronista chiede al premier se il ministro Daniele Franco andrà al suo posto a Palazzo Chigi, l’anno prossimo. Draghi scoppia in una fragorosa risata, poi sussurra, andando via, «deciderà il Parlamento». Secondo un’altra versione, a seconda di chi è riuscito ad orecchiare, «deciderà lui….». Nel frattempo, lo stesso Franco, si schermisce e fa visibilmente di no con la mano. Poco prima il Consiglio dei ministri si è concluso con un applauso. Il ministro Renato Brunetta enfatizza il dato del Pil, che quest’anno crescerà oltre il 6%, e tutti i ministri apprezzano le sue parole. Mario Draghi invece minimizza: «Andremo ben oltre il 6%, ma assorbiamo anche questa notizia e andiamo avanti».

I punti chiave
L’illustrazione della manovra da parte di Mario Draghi, con a fianco il ministro dell’Economia e il ministro del Lavoro Andrea Orlando dura oltre un’ora. I punti chiave che Draghi sottolinea è che si tratta di una «manovra espansiva, in cui si migliora la spesa sociale, anche perché non esiste buona crescita senza coesione sociale». A sorpresa rivela che la posta per la riduzione delle imposte è di 12 e non di 8 miliardi, che «nel triennio 2022-2024 ci saranno quasi 40 miliardi di riduzione delle tasse», mentre per gli investimenti di raggiungerà una cifra inedita, «saranno 540 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, considerando sia le risorse del Piano nazionale di riforme, sia i fondi già stanziati sia quelli di questa legge di bilancio». Sulla destinazione precisa del taglio fiscale il governo deciderà insieme al Parlamento e alle parti sociali.

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Coesione sociale
La parola crescita, relativa al prodotto interno lordo, è quella che Mario Draghi pronuncia di più in conferenza stampa: «È un momento per l’Italia molto favorevole, dobbiamo essere capaci di mantenere questa crescita anche negli anni a venire. Gli ultimi due trimestri sono stati notevoli, il quarto si preannuncia egualmente positivo. L’Italia cresce molto ora, ma questa legge di bilancio non assicura che questa crescita continui in futuro, dovranno essere gli italiani a contribuire, ma oggi si gettano le basi perché continui a un livello piu alto e sia anche più equa». Un elemento e una riflessione che ha ricadute anche su altri dati economici: «Dal problema delle pensioni così come dal problema del debito pubblico si esce solo crescendo molto. E questo è lo spirito di questa legge».

Reddito di cittadinanza
Una delle misure più importanti del provvedimento è la revisione del meccanismo del reddito di cittadinanza. In Consiglio dei ministri il tema è stato dibattuto dai ministri dei Cinque Stelle, l’ex premier Giuseppe Conte ha telefonato a Draghi per difendere l’impianto originario. Le parole del presidente del Consiglio davanti ai cronisti raccontano comunque che l’intervento del governo è molto incisivo: si perderà il diritto al reddito se si rifiuterà la seconda offerta di lavoro, e non c’è dubbio che «condivido il principio del reddito di cittadinanza, ma bisogna che abbia un’applicazione che sia esente da abusi e non sia da intralcio al funzionamento del mercato del lavoro. Sul decalage ci stiamo ancora ragionando. È chiaro che il sistema precedente non ha funzionato. È stato un disincentivo al funzionamento del mercato del lavoro, almeno “in bianco”, in tanti casi invece ha incentivato il lavoro in nero, associato a quello che non è stato pensato come un sussidio. Quindi i controlli saranno diversi e molto più precisi, anche ex ante».

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