Archive for 2018

“Ma io con Silvio non torno”

venerdì, Dicembre 21st, 2018

Chi ha sentito Salvini, più taciturno del solito e meno bombastico nelle sue uscite pubbliche dopo la batosta della manovra dettata da Bruxelles, racconta che il leader leghista è piuttosto infastidito per tutto questo chiacchiericcio, attorno al tema dei responsabili. Perché, evidentemente, oltre la chiacchiera, qualcosa c’è se addirittura Di Maio ha chiesto ai suoi, attraverso pubbliche dichiarazioni, di accendere i microfoni e registrare eventuali lusinghe, offerte, abboccamenti, come se chi ha intenzione di mettersi in vendita lo fa in diretta streaming. Sia come sia è una prospettiva che il leader leghista considera alla stregua di un film dell’orrore, anzi più Berlusconi la ostenta, gigioneggia, torna con il suo protagonismo scenico a parlare, straparlare, fantasticare, più l’altro si innervosisce. Al punto che, in queste conversazioni si è lasciato scappare parole piuttosto definitive: “Io al governo con Berlusconi non ci ritorno”. Né in queste modalità né in altre. Perché queste modalità sono una “trappola”.

Ancora nessuno ha capito per quale sottile e fantasioso motivo quella vecchia volpe di Berlusconi abbia battezzato come “operazione scoiattolo” il nuovo tentativo di “compravendita” di parlamentari. Si è capito che dovrebbe portare, nei suoi desideri, a un ribaltone parlamentare, con la nascita di un governo di centrodestra che ingabbi Salvini, costringendolo a governare con una armata Brancaleone: “Così – diceva il Cavaliere a qualche amico – ci penso io e la pianta con questo delirio di onnipotenza”.

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Fenomeno Marcin: tra classica e flamenco, la Quinta di Beethoven alla chitarra è da brivido

venerdì, Dicembre 21st, 2018

A metà tra le sonorità classiche e i ritmi spagnoleggianti, una versione così della Quinta Sinfonia di Beethoven non l’avete mai sentita. L’ha inventata Marcin Patrzalek, 18 anni, polacco. Conquistando 10 milioni di visualizzazioni su Facebook. Marcin ha appena vinto la nuova edizione di ‘Tu si que vales’, il talent show di Mediaset, conquistando il 54% degli spettatori e 100mila euro, con i quali andrà a studiare negli Stati Uniti. Il suo talento è esploso grazie a YouTube, dove ha registrato 30milioni di visualizzazioni con una cover di Toxicity e 12 milioni con la sua Paganini rendition. La sua specialità è il il fingerstyle, la tecnica di pizzicare le corde col dito senza plettro. A questa ha unito l’uso della cassa della chitarra nel “Percussive Fingerstyle”. Ha iniziato a suonare a 10 anni per caso, quando il padre lo iscrisse a un corso di chitarra per occuparlo durante l’estate. Dopo tre mesi è arrivato il suo primo premio. Poi, a soli 14 anni, ha vinto il talent Must Be The Music Poland.

REPTV (Video Facebook / Marcin Patrzalek)

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Manovra nel caos al Senato, presidente commissione Bilancio Pesco (M5S): “Lavori non terminati, che dobbiamo fare?”

venerdì, Dicembre 21st, 2018

I lavori sulla manovra “non sono ultimati, di lavoro ce n’è ancora tanto da fare. Chiedo al presidente del Senato cosa dobbiamo fare”. Lo afferma il presidente della commissione Bilancio del Senato, intervenendo mell’aula che dovrebbe discutere e votare la manovra economica. E scatta il caos: i gruppi hanno chiesto di convocare la capigruppo per decidere i tempi dei lavori di Cristina Pantaleoni

REPTV

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Pubblica amministrazione, nel 2019 bloccate le assunzioni: l’Università si ribella

venerdì, Dicembre 21st, 2018

ROMA – Un pezzo della manovra riporta un pezzo dell’Italia pubblica ai tempi di Mario Monti e dello spread a 600. Per attenersi alle richieste europee, il governo in carica congela ogni assunzione e ogni concorso in settori chiave della Pubblica amministrazione per i quali erano già stati approntati – nel corso della Legge di Bilancio – manovrine di assunzione. Al comma 208 bis del maxi-emendamento ora al Senato è stato aggiunto un passaggio di quattro righe che dice: per l’anno 2019 la Presidenza del Consiglio dei ministri, tutti i ministeri, gli Enti pubblici non economici, le agenzie fiscali e le Università non possono effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato “con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019”. L’ultimo passaggio vuole indorare la pillola di uno stop inaspettato e pesante: non durerà tutto l’anno, solo undici mesi e mezzo.

Nel blocco alle assunzioni non ci sono le forze di polizia (che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha tutelato fino all’ultimo): sono previste, e restano in Legge di Bilancio, 1.043 assunzioni in quattro corpi (polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria) nel 2019 e 6.150 da qui al 2023. Nei vigili del fuoco, ancora, ci sono 850 assunzioni per il prossimo anno. E queste rimangono.

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L’ipoteca su Iva e accise 51 miliardi di rincari nascosti

venerdì, Dicembre 21st, 2018

Antonio Signorini

Manovra avanti con difficoltà, tra la necessità di giustificare le misure spuntate dopo l’accordo con la Commissione europea – ad esempio gli aumenti di Iva e accise a partire dal 2020 – e le proteste delle opposizioni per un iter più che blindato.

Oggi il governo presenterà ufficialmente il maxi emendamento nell’aula del Senato. Le modifiche alla legge di Bilancio proposte dal governo e maggioranza sono rilevanti, cambiano radicalmente la manovra approvata dalla Camera. L’emendamento non comprenderà il reddito di cittadinanza e Quota 100, misure che entreranno in un decreto ad hoc collegato alla manovra. Ma ci sarà il fondo per finanziare le due misure di bandiera di M5s e Lega, ridimensionato per il 2019.

Ci sono gli aumenti Iva. Nessuno si aspettava che il governo Conte sterilizzasse gli aumenti dell’imposta indiretta anche per il 2020 e il 2021. Le clausole di salvaguardia si trascinano da quasi 10 anni e quattro governi. Tutti hanno sempre risolto il problema optando per la soluzione last minute della legge di Bilancio. L’accordo tra l’esecutivo gialloverde e la Ue prevede che nel 2019 non ci siano aumenti dell’imposta su beni e servizi.

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Pensionati perseguitati dal governo Tagliati 2,2 miliardi in tre anni

venerdì, Dicembre 21st, 2018

Antonio Signorini

Roma – Una sforbiciata alla spesa per quota 100, ma solo per il 2019. La spesa per la riforma che attenua gli effetti della legge Fornero dal 2020 salirà oltre le previsioni, superando gli 8 miliardi all’anno.

Il capitolo pensioni è sicuramente il più sofferto della legge di Bilancio. Modifiche fino all’ultimo sul taglio alla rivalutazione e sulle pensioni d’oro.

Per quanto riguarda il blocco della perequazione, il governo ha previsto un aumento totale per gli assegni fino a tre volte il minimo (che oggi è 513 euro quindi a 1.539 euro), poi del 77 per cento per i trattamenti tra 2.052 euro e 2.565 euro, del 52 per cento per quelli fino a sei volte il minimo (3.078) del 47 per cento fino a 4.104 euro, del 45% fino a 4.617 e del 40% per quelli superiori a nove volte il trattamento minimo. Si tratta di una rivalutazione parziale su una percentuale che varia di anno in anno. Per il 2019 la quota di aumento del costo della vita da recuperare è dell’1,1%.

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Dopo la Siria, via dall’Afghanistan: Trump ritira altri soldati e il generale Mattis se ne va

venerdì, Dicembre 21st, 2018

Sergio Rame

“È giusto che tu abbia un segretario alla Difesa che sia in sintonia con il tuo modo di vedere”.

Il capo del pentagono, Jim Mattis, era rimasto sorpreso dall’annuncio del ritiro delle truppe americane dalla Siria, fatto in questi giorni da Donald Trump, e così ha deciso di fare un passo indietro. “È giusto che io mi dimetta”. Lascerà l’incarico a fine febbraio, dopo aver servito nella mia amministrazione per gli ultimi due anni. Un nuovo segretario alla Difesa sarà nominato a breve. Intanto, però, il presidente degli Stati Uniti non molla di un millimetro la sua campagna per il disimpegno militare nelle missioni all’estero. Dopo aver annunciato il ritiro dalla Siria, il tycoon ha infatti deciso di ritirare un numero “importante” di truppe anche dall’Afghanistan.

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Traditi e gabbati

venerdì, Dicembre 21st, 2018

Alessandro Sallusti

E la montagna, a caro prezzo, partorì un topolino, per di più spelacchiato e malconcio.

Ovvero la manovra economica del governo che ha avuto ieri il via libera dell’Europa, la quale – dopo averla dettata (alla faccia del sovranismo) – ha pure preteso una cauzione (due miliardi) come si fa con i morosi e i tipi poco affidabili. Peggio di così non poteva andare, neppure per i fan del reddito di cittadinanza e per i prigionieri della Fornero che vedranno, a furia di tagli, rinvii e diluizioni nel tempo, solo briciole di quanto promesso.

Ma il punto vero è un altro. Gli elettori del centrodestra, compresi quelli della Lega, mai più il 4 marzo si immaginavano di diventare, con il loro voto, complici di tanto scempio nei confronti dei loro interessi.

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M5S, i ribelli pronti a lasciare: “Siamo più del 50% del gruppo”

venerdì, Dicembre 21st, 2018

Francesco Curridori

Sono in arrivo nuove fibrillazioni all’interno del Movimento 5 Stelle.

I senatori dissidenti che non votarono il decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini, ora, potrebbero lasciare il gruppo dei pentastellati per migrare verso il misto.

Paola Nugnes, la grillina più ribelle, secondo l’agenzia Agi, non parla ma avrebbe confidato ai suoi colleghi proprio questa intenzione che, probabilmente, diventerà realtà dopo l’approvazione della manovra finanziaria. “Non vogliamo dare alcun alibi”, spiega uno dei dissidenti che rivela come la Nugnes non abbia digerito le comunicazioni che in questi giorni sarebbero arrivate via mail dal collegio dei probiviri dei Cinque Stelle. Nessuna espulsione in vista ma chi ha votato contro il decreto Sicurezza sarà sovergliato a vista, “ovvero verranno studiate le mosse di ognuno di noi”, dicono i dissidenti. La Nugnes, inoltre, non sarebbe disposta a cedere sul sì al global compact e al “no” agli F35, mentre un altro nodo dirimente sarebbe la questione dell’autonomia per le Regioni del Nord, richiesta con forza dalla Lega. Alla senatrice, infine, non è piaciuto il comunicato diffuso dopo l’approvazione del decreto Sicurezza, dove “è stato messo nero su bianco che il Movimento è cambiato, che non esistono più i corpi intermedi ma soltanto un’unica linea”.

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Effetto Fed pesa sui mercati, anche Piazza Affari non scampa alle vendite

giovedì, Dicembre 20th, 2018

–di Flavia Carletti

Chiusura in rosso per le Borse del Vecchio Continente all’indomani della decisione della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse di 25 punti base. A Piazza Affari il FTSE MIBha perso l’1,93%. In rosso anche Wall Street che, in chiusura dei mercati europei, perde un punto percentuale, dopo che ieri il Dow Jones e l’S&P500 hanno toccato i nuovi minimi dell’anno, aggiornando quelli del febbraio scorso. Ieri la Banca centrale Usa ha alzato i tassi per la quarta volta quest’anno, aprendo la porta a due interventi al rialzo anche per il 2019. Prima l’attesa era per tre nuovi rialzi, con il mercato che, invece, in questa situazione di incertezza per l’economia globale puntava all’indicazione di un solo ritocco. L’istituzione guidata da Jerome Powell ha anche rivisto al ribasso le stime di crescita per gli Stati Uniti: per il 2018 dal 3,1% al 3% e per il 2019 dal 2,5% al 2,3%. Intanto, invece, la Banca del Giappone e la Banca d’Inghilterra hanno lasciato il costo del denaro invariato nei rispettivi Paesi.

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