Archive for the ‘Cronaca’ Category

Idrovore anche dall’estero: la corsa per liberare i paesi dell’Emilia-Romagna dall’acqua stagnante

venerdì, Maggio 26th, 2023

di Alfio Sciacca

«I vecchi sistemi di pompaggio non bastano più». A Conselice parte la vaccinazione contro il tetano

 Idrovore anche dall’estero:  la corsa per liberare i paesi dell’Emilia-Romagna dall’acqua stagnante

DAL NOSTRO INVIATO
RAVENNA — Conselice, ma non solo. Decine i comuni e le frazioni trasformati in paludi. Conseguenza dell’alluvione e dell’orografia di una fetta di Romagna a pelo sul livello del mare. Ravenna, Lugo, Alfonsine, Bagnacavallo da sempre hanno dovuto fare i conti con gli allagamenti. «Fino ad oggi le opere di bonifica fatte in passato e i sistemi di pompaggio ci avevano protetti — dice il sindaco di Ravenna Michele De Pascale —, con i cambiamenti climatici non sono più sufficienti». Ma la mappa dei centri allagati va oltre la Romagna, fino a Budrio e Molinella, nel Bolognese.

Cinquanta idrovore

Odori nauseabondi e gommoni a Fornace Zarattini, frazione di Ravenna, dove risiedono 1.500 persone più gli insediamenti produttivi. Dopo dieci giorni la gente è esasperata. Enrico Piani e la moglie sono scappati con una bimba di 2o mesi: «Avevamo appena ristrutturato la casa, ora è tutto distrutto, siamo disperati. Per questo ho lanciato una raccolta fondi per tutti quelli nelle nostre condizioni». Ma De Pascale ci tiene a dire che la situazione sta migliorando, grazie a 50 idrovore in aggiunta a quelle del Comune. «Partivamo da 100 ettari allagati da un metro d’acqua, ora siamo a 20-30 centimetri in una porzione del comune». A Bagnacavallo, dove è esondato il Lamone, ancora sott’acqua la frazione di Villanova. «Siamo passati da 4 mila abitanti con un metro d’acqua a poche decine di persone e un livello di 20 centimetri», dice la sindaca Eleonora Proni. Anche qui in azione 30 idrovore aggiuntive.

Casa per disabili

A Budrio, per l’esondazione dell’Idice, è ancora allagata la struttura che ospita la cooperativa «L’orto» che assiste disabili. Evacuati 50 tra operatori e ospiti, più altri 80 residenti. Qui la sindaca, Debora Baddiali, è riuscita a convincere tutti a lasciare le proprie case e si prepara a prevenire eventuali problemi sanitari con una massiccia disinfestazione per le zanzare. «I cittadini hanno affrontato i disagi con grande dignità — afferma —, ma se non arriveranno in fretta anche gli aiuti economici ci verranno dietro con i forconi». Ancora allagate alcune zone di Alfonsine e Medicina. Mentre è difficile anche solo censire gli ettari di campagna trasformati in enormi risaie.

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Nella Romagna alluvionata arriva Von der Leyen. A Brescia strade e sottopassi allagati, crolla la sponda del Naviglio. Bassetti: “Antitetanica di massa e non vi bagnate con l’acqua stagnante”

giovedì, Maggio 25th, 2023

A CURA DELLA REDAZIONE

Arriva anche la Von der Leyen nella Romagna alluvionata. Accompagnata dalla Meloni e da Bonaccini, la presidente della Commissione europea sorvolerà oggi le zone più colpite dal maltempo. Nel pomeriggio nuovo Cdm per ulteriori misure sull’emergenza nella regione. Su questo, il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, si augura che anche per le Marche sia previsto un sostegno («Attendiamo fiduciosi») e chiede in ogni caso al governo «una programmazione più rigida sul tema idrico, differente da quella fatta negli ultimi anni». Perché «fenomeni così estremi – aggiunge Ricci – sono la dimostrazione che il clima sta cambiando, negarlo è da irresponsabili. Siamo stati fortunati, abbiamo evitato la tragedia dell’Emilia Romagna, ma anche da noi ci sono tantissimi danni».

L’allerta rossa prosegue anche oggi per la Romagna, mentre è arancione in Piemonte, gialla in Abruzzo, Lombardia, Sardegna e Toscana.

Il rischio tetano e l’appello di Bassetti
Intanto si profila una possibile emergenza anche sul fronte sanitario, al punto che l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore del centro di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, «in un contesto come quello dell’Emilia Romagna», invita a un immediato richiamo della vaccinazione anti-tetano. «Bisogna fare una campagna a tappeto anche per chi l’ha fatta un anno fa». «La raccomandazione – ha ribadito, parlando ad Agorà su Rai 3 – oltre a quella di seguire le autorità sanitarie, è di evitare di toccare l’acqua stagnante. Lo dico soprattutto ai bambini, alle persone anziane». Per Bassetti «dobbiamo considerare tutta l’acqua che c’è in questo momento in Romagna potenzialmente infetta. Quindi non deve avere contatto con nessuna parte del nostro corpo».

Temporali in Appennino e nella Bassa, allagamenti
Numerosi interventi dei vigili del fuoco ieri pomeriggio nel Modenese a causa dei violenti temporali che si sono registrati. Sono stati trenta quelli a Pavullo, sull’Appennino, dove hanno operato cinque squadre. I più rilevanti per un allagamento che ha coinvolto la cucina e la centrale termica di una residenza sanitaria assistita e i seminterrati di un centro commerciale, con il coinvolgimento di alcune cabine elettriche. Altri cinque interventi, inoltre, nella Bassa modenese, tra Mirandola e Finale Emilia, per allagamenti.

Maltempo a Brescia, crolla argine del naviglio e le auto finiscono nel canale

Alluvione a Brescia, strade e sottopassi allagati
Un violento temporale si è abbattuto nel tardo pomeriggio in provincia di Brescia. Le zone più colpite sono quelle di Caino, Nave, Concesio in Val Trompia con le strade trasformate in torrenti di fango. A Rezzato è anche crollato l’argine del naviglio e due auto parcheggiate sono finite nel canale senza causare feriti. In città si sono verificati forti disagi alla viabilità a causa di alcuni sottopassi allagati. Alcuni alberi sono caduti su delle auto parcheggiate lungo la salita del Castello a Brescia. A Lavenone una famiglia risulta isolata.

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Italiani preoccupati per le alluvioni, ma il caro vita fa più paura del clima malato

mercoledì, Maggio 24th, 2023

Alessandra Ghisleri

Il mondo cambia e l’ambiente si modifica, tutto evolve come il pensiero e le preferenze delle persone. Nella scala delle priorità degli italiani tutto è già mutato nell’arco di poco meno di due mesi. Stabile in cima alla classifica c’è sempre l’inflazione con l’aumento dei prezzi (50,0%; +1,4% in 50 giorni), con le tasse alte per le aziende e le famiglie italiane (25,9%; +1,1%) sul gradino più basso del podio (3°). Gli sbarchi degli immigrati e la loro gestione sul territorio nazionale, pur rilevando una perdita del 2,1%, passando dal 26,2% al 24,1%, scendono al 5° posto nella classifica perché al 2° sale, praticamente dal nulla, la voce del cambiamento climatico e la precarietà del nostro territorio legati ai grandi eventi atmosferici con il 26,3% delle indicazioni e con maggiori preferenze tra i partiti di opposizione.

Con la tragedia accaduta in Emilia-Romagna la percezione dei fatti e di conseguenza delle priorità per ciascuno, si è fortemente trasformata, mettendo in prima linea le necessità che il dramma dell’attualità propone. Tornando alla nostra classifica, alle spalle del podio -al quarto 4°posto- si inseriscono con una crescita di poco meno di 4 punti in percentuale (+3,8%) «le liste di attesa per accedere ad un esame per la tutela della propria salute» con il 25,5% delle citazioni. La guerra in Ucraina che appare senza via di uscita perde il 5,2% passando dal 20,6% al 15,4%, mentre cresce la gestione dei fondi del Pnrr 15,9% (+2,2%). Un’interessante new entry è il caro affitti che entra di diritto nel ranking al 14° posto con un timido 5,2%. In questi giorni il mood degli italiani non è proprio dei migliori. Crescono di +1,6% arrivando al 52,3% coloro che si dichiarano pessimisti sul futuro della situazione economica della propria famiglia, mentre diminuiscono gli ottimisti di 3 punti percentuali (29,0%). Il partito degli sfiduciati è trasversale anche se si distinguono gli elettori di Lega e di Azione con Italia Viva tra coloro che guardano avanti con meno scetticismo. In questo momento l’elettore si sente stanco e impotente di fronte all’impossibilità di arginare e prevedere questi disastri ambientali.

Le conseguenze dell’intervento dell’uomo sulla natura e la sua incapacità di prevenire e manutenere il territorio per metterlo in sicurezza sono riconosciute dal 63,1% delle persone intervistate. A questo punto sarebbe utile fare un passo oltre la polemica politica, visto che nel tempo gli errori commessi sono attribuibili a tutti, al di là del fatto che ciascuno cerchi di segnare il proprio territorio con una bandierina. Un cittadino su 5 ha compreso che siamo nel pieno di un cambiamento climatico importante (21,8%) e che si tratta di un fenomeno in piena evoluzione che già sta modificando la nostra vita (54,2%) e che in pochi sono disposti ad accettare.

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Alluvione in Emilia-Romagna, i sub trovano la 15esima vittima. «Rischi sanitari per gli abitanti»

mercoledì, Maggio 24th, 2023

di Alfio Sciacca

Allarme a Conselice per l’acqua stagnante: l’ipotesi di richiami vaccinali. L’ultimo corpo recuperato a Lugo sarebbe di un agricoltore di 68 anni

Alluvione in Emilia-Romagna, i sub trovano la 15esima vittima. «Rischi sanitari per gli abitanti»
Strade allagate a Conselice

«L’acqua sale su dalle fogne e in casa non si respira. Dopo giorni in queste condizioni e senza nulla da mangiare siamo andati via. Ora ci ospitano dei parenti». L’abitazione di Vittoria Di Matteo, dove vive con il marito e tre figli, è in Via Aldo Moro, una delle strade trasformate in fiumi maleodoranti. Per una famiglia che decide di andar via ce ne sono centinaia che resistono, prigioniere in casa, aspettando che passi il canotto che distribuisce le buste bianche con dentro acqua e qualcosa da mangiare.

Da cinque giorni è questa la quotidianità di Conselice, diecimila abitanti, diventato l’epicentro di una nuova emergenza che si aggiunge a quella del fango e delle frane. In questo caso si tratta di rischi per la salute della popolazione, legati proprio a quell’acqua putrida che potrebbe trasformarsi in un rischio di infezione per i residenti e chi li assiste. Dopo aver camminato a lungo nell’acqua le tute e gli stivaloni degli uomini delle forze dell’ordine vengono spruzzati di disinfettanti. Mentre la sindaca, Paola Puca, lancia disperati appelli ai suoi concittadini. «Non camminate a piedi nudi nell’acqua — urla al megafono davanti al municipio — proteggete la pelle dal contatto con l’acqua con guanti e dispositivi di protezione individuale. Evitate che i bambini giochino nelle aree allagate». A dimostrazione della gravità della situazione ieri a Conselice sono arrivati sia la direttrice dell’Ausl di Ravenna sia la vicepresidente della Regione, con delega alla Protezione civile, Irene Priolo. Anche i vertici sanitari confermano potenziali pericoli per infezioni alla pelle o gastrointestinali. E stanno valutando anche delle vaccinazioni di profilassi.

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Emilia-Romagna, il grande cuore della solidarietà: una mobilitazione virale

martedì, Maggio 23rd, 2023

Pietro De Leo

C’è il grande cuore della solidarietà che pulsa nella reazione collettiva all’alluvione in Emilia Romagna. È un collage composto da tanti volti; quello dei volontari della Protezione Civile, poi di una partecipazione molto più «spontanea», spesso di giovanissimi, che affondano gli stivali nel fango e spalano, tirano via melma e detriti. A riprova di quanto molti appartenenti ad una generazione catalizzata dagli smartphone possano strapparsi via dal vortice dello schermo e ritrovare la concretezza della terra e dell’aiuto fisico. Una catena diventata virale, nelle foto che girano sui social e rimbalzano sui giornali. E c’è poi la mobilitazione associativa. Con il mondo del terzo settore, impegnato nella sua molteplice galassia. Poi ci sono le categorie. Confindustria, Cgil, Cisl e Uil lanciano un «Fondo di intervento» in cui verranno destinati contributi volontari dai lavoratori ed una dazione, di pari ammontare, anche dalle imprese. Si è mossa poi la Federazione Italiana Cuochi per assicurare container e mettere in campo la maestria degli chef. L’Ordine dei Farmacisti ha messo in moto la sua macchina organizzativa per compensare le carenze di servizio laddove compromesse dalla calamità.

E ancora, compulsando le notizie, vediamo quanto siano fondamentali le associazioni del comparto agricolo, sia per avere una prima fotografia di massima dei danni, sia (anche in questo caso) per dare aiuto. Per fare qualche esempio, l’Associazione Regionale Allevatori e il Cai, Consorzi Agrari d’Italia, si sono adoperati per la consegna di carburante e mangimi alle aziende che erano rimaste senza. Al di là della retorica che spesso erutta in queste occasioni, c’è una cronaca sostanziale di aiuto vero e indispensabile. Poi c’è un tema di contesto e di prospettiva che dimostra quanto, spesso, in questi anni sono stati compiuti errori. Viviamo l’epoca della frammentazione, di un’apnea digitale che troppo spesso ci ha portato a considerare l’apporto dell’uomo comodamente sostituibile. Nelle emergenze (da quella attuale alle altre calamità, sino al Covid), abbiamo scoperto che non è così. La centralità della persona, come componente di una dimensione collettiva, è ancora fondamentale. Così come lo sono le realtà associative, i corpi intermedi la cui capacità di «fare rete» si è dimostrata decisiva in queste giornate drammatiche.

Spesso, la turbopolitica degli ultimi decenni, quella fondata sulla preponderanza dei leader, sul predominio di suggestioni immediate, e sparse a mezzo social, ha portato a ritenere le istanze (e la portata di queste realtà) come tranquillamente bypassabili. È stato un errore, l’ennesimo, in questa fase storica piena di allucinazioni, in cui ci siamo illusi di poter fare a meno di aggregazioni ispirate da obiettivi o valori comuni. Di poter trasferire sul web gran parte delle relazioni sociali. Ora, quanto accaduto ci richiama alla «terra» e alle mani. E risulta quanto mai attuale quel concetto di «big society» teorizzato dall’ex premier inglese David Cameron, conservatore, ormai qualche lustro fa.

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Baiardo, l’uomo dei misteri

martedì, Maggio 23rd, 2023

Enrico Deaglio

Questo Baiardo comincia a diventare stucchevole, oltreché losco: rivela, minaccia, confida, prevede, allude, chiede soldi; non sembra aver paura, né che gli tappino la bocca i suoi vecchi sodali, né che qualche giudice gli metta le manette (e, francamente, non si capisce il perché non lo facciano). Si capisce perché la trasmissione di Giletti su La 7 sia stata chiusa – l’editore non voleva finire nei guai -, si capisce meno perché la Rai abbia mandato in onda ieri sera un’ennesima puntata della saga del gelataio, in cui Baiardo rivela che l’ormai famosa foto (virtuale) del trio Berlusconi – Graviano – Generale dei CC Delfino, seduti tranquilli al bar della piazza di Orta San Giulio, sono non una, ma tre e che le ha scattate lui. A poco sono servite le proteste dei legali e della famiglia Berlusconi, per l’infamia che sottendono; se La 7 si è ritirata dallo show, la Rai insiste; e io non riesco veramente a capire il perché. Né, di nuovo, capisco perché carabinieri o magistrati lascino libero Baiardo di imperversare, da sei mesi. Forse pensano di risalire attraverso di lui ai suoi mandanti?

O forse pensano di lasciar passare senza troppi colpi di scena, l’anniversario della strage di Capaci, il trentunesimo per l’esattezza: un altro secolo, un’altra vita, un’altra generazione.

O forse c’è – intorno a Baiardo – qualcosa di indecoroso e di indicibile.

Nelle righe che seguono vi propongo di riconsiderare una sequela di eventi, la maggior parte dimenticati, che formano una possibile narrazione, come si dice ora.

Dunque, nel 1992, Giuseppe Graviano, boss palermitano semi sconosciuto, ma in realtà molto ricco, molto potente e molto protetto, conduce una latitanza dorata e senza problemi di sicurezza tra il paese di Omegna e Milano, dove ha “nella sua disponibilità”, un appartamento a Milano 3, la creatura di Berlusconi, con cui, dice lui, è in rapporti di affari (affari molti seri). Ad Omegna è invece è Salvatore Baiardo, un affiliato al clan, a fargli da segretario e autista tuttofare. Il generale dei carabinieri Francesco Delfino, dopo anni passati a Miano ad occuparsi di sequestri di persona (il suo reparto, piuttosto che “La Benemerita” era chiamato “La Benestante”, perché il generale, quando liberava un rapito, lo convinceva a ringraziare l’Arma). Delfino conosceva Berlusconi? Non c’è prova, ma è probabile, di certo pescò tra i carabinieri gli uomini per la sicurezza privata della sua famiglia. Delfino conosceva Graviano? Sicuramente, in quanto Graviano gli fece fare “il colpo del secolo”, con l’arresto dell’autista di Riina, nel paese di Borgomanero, a pochi chilometri da Orta. Non solo, ma Delfino si premurò di avvertire, sei mesi prima del fatto, politici potenti che sarebbe stato lui ad arrestare Riina. Giuseppe Graviano, tre anni fa, pubblicamente rivelerà di conoscere Delfino e si vanterà di aver fatto un servizio allo Stato contribuendo alla cattura di Riina. (E’ un argomento che il generale Mario Mori, uscito indenne dopo un ventennio dal famoso processo trattativa, non ama affrontare. Il merito tocca a lui. Delfino non ribatte, perché è morto, in disgrazia peraltro).

Dunque, sicuramente la notizia della foto che ritrae il trio è falsa, ma naturalmente è verosimile; siamo insomma nella situazione peggiore.

Ma torniamo al nostro gelataio. Salvatore Baiardo il 27 gennaio 1994 accompagna con la sua Mercedes 190 i Graviano Giuseppe e Filippo da Omegna a Milano. I due, le loro fidanzate e altri amici palermitani, vengono arrestati la sera mentre mangiano al ristorante. Ma nessuno trova loro le chiavi di casa, né di Omegna, né di Milano Tre. In sostanza, un po’ come era successo per la casa di Riina a Palermo, nessuno tocca le sue cose, i suoi documenti, i suoi effetti personali, i suoi soldi o i suoi telefoni. Salvatore Baiardo sarà arrestato più di un anno dopo e accusato di reati gravissimi: avrebbe organizzato la logistica dell’attentato degli Uffizi a Firenze, organizzato un imponente riciclaggio di denaro per contro dei Graviano. È verosimile che Baiardo abbia preso in consegna gli effetti personali dei fratelli Graviano? Sì.

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Crollo del ponte Morandi, Gianni Mion e la rottura con i Benetton: «Eravamo incompetenti»

martedì, Maggio 23rd, 2023

di Andrea Pasqualetto

Lo storico braccio destro della famiglia di Ponzano: «Gli avvocati chiedono che io venga indagato per quel che ho detto? Facciano pure, è solo la verità». Il procuratore: «Valuteremo»

Crollo del ponte Morandi, Gianni Mion e la rottura con i Benetton: «Eravamo incompetenti»

«Sono a Strasburgo, ho letto anch’io di queste dichiarazioni e devo dire che la cosa non passa inosservata, almeno nei termini in cui sono state riportate. Parlerò con i miei colleghi venerdì prossimo, chiederò la trascrizione integrale della deposizione del testimone e decideremo il da farsi». Il procuratore di Genova Nicola Piacente vedrà cioè se ci sono davvero i presupposti per indagare Gianni Mion, lo storico braccio destro della famiglia Benetton che ha riconosciuto di aver sentito parlare di rischio crollo fin dal 2010. L’aveva già detto ai pm nel corso delle indagini preliminari ma ieri, in aula, ha circostanziato la cosa, ci ha aggiunto un paio di aggettivi e l’effetto è stato dirompente.

Il rapporto

Mion e i Benetton, un rapporto strettissimo fin dai tempi in cui il core business del gruppo di Ponzano era l’abbigliamento. «Entrai nel 1986 in Edizione e la volontà era quella di diversificare il portafoglio», ha ripercorso velocemente la storia finanziaria della quale è stato uno dei protagonisti. Maglioni, sport, Piazza Affari e quel pallino di Gilberto Benetton: Autostrade. «Ma la verità è che eravamo incompetenti e le cose migliori le abbiamo fatte quando avevamo dei soci che ci aiutavano a capire». Questo pensiero d’incompetenza era emerso in modo chiaro dalle intercettazioni disposte dalla Procura di Genova dopo il disastro del Morandi, che hanno messo a nudo un quadretto familiare e del management non proprio idilliaco. «C’è poco da fare, il clima è questo e adesso bisogna inventarsi qualcuno che affianchi i Benetton perché il vero problema è la loro inettitudine… non c’è stata la minima presa di coscienza», sottolinea Mion in una chiacchierata. Nelle conversazioni si parla di Franca Benetton che «dice delle cose e dopo cinque minuti dice l’opposto, non stimola gli investimenti, le piacciono anche i dividendi…»; di suo cugino Alessandro che «adesso vuole i soldi perché lui ha un progetto, dice che è imprenditore e che gli altri non capiscono niente, mamma mia, pensano solo ai c… loro»; di Sabrina che scalpita e «incontra Franca ma i loro discorsi non sono mai molto concreti».

«Ero un surrogato»

L’anima finanziaria del gruppo era Gilberto, padre di Sabrina, deceduto due mesi dopo la tragedia. Era lui il collante, l’artefice della crescita esponenziale delle attività. Fra Gilberto e gli amministratori gravitava Mion, ad di Edizione, poi consigliere di Atlantia e di altre società, un po’ ufficiale di collegamento con le varie realtà aziendali. «Monitoravo il lavoro dei cda, indicavo consiglieri, direttori… — ha spiegato ieri — mi sono sempre considerato un surrogato dell’azionista, che cercavo di supportare in tutti i modi. In alcuni frangenti ritenevo di avere più mestiere io… Ma Autostrade era una cosa troppo difficile per noi e per i miei azionisti».
In un’intercettazione Mion parlava così del Morandi: «Quando io ho chiesto all’ingegner Castellucci e ai suoi dirigenti chi certificasse la stabilità e l’agibilità di questo ponte, mi è stato detto: ce lo autocertifichiamo». I dubbi erano nati durante una riunione di vertice: «Noi sapevamo che il ponte aveva un problema di progettazione, lo sapevamo. A quella riunione c’erano proprio tutti: i consiglieri di amministrazione di Atlantia, gli ad, il direttore generale, il management e loro hanno spiegato che quel ponte aveva una peculiarità di progettazione che lo rendeva molto complicato. Un ponte molto originale ma problematico».

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Assalto dei vandali alla Fontana di Trevi. Ma stavolta protesta anche la sinistra

lunedì, Maggio 22nd, 2023

Massimo Malpica

Assalto dei vandali alla Fontana di Trevi. Ma stavolta protesta anche la sinistra

Ultima generazione colpisce ancora, ma le azioni degli eco-attivisti sono sempre più impopolari. E ora anche la sinistra se la prende con gli ecovandali, chiedendo di lasciar perdere i monumenti. Ieri nove attivisti del movimento sono entrati nella Fontana di Trevi versando carbone vegetale e annerendo in parte l’acqua del celebre monumento, per poi esporre lo stesso striscione «noi non paghiamo il fossile» già utilizzato nel blitz alla Barcaccia di piazza di Spagna, ad aprile. Stavolta però i romani e i turisti presenti hanno manifestato a loro volta la propria disapprovazione per la protesta degli attivisti contro il cambiamento climatico, facendo partire insulti e bordate di fischi, proseguiti finché i vigili urbani hanno interrotto il blitz entrando in acqua e portando fuori i manifestanti.

E, come detto, pure la sinistra sembra essersi stancata dei metodi scelti dai giovani attivisti di Ultima generazione. A cominciare dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che pur sollevato per la presenza nella vasca di un impermeabilizzante che avrebbe messo al sicuro dal colorante il marmo, che invece è poroso («Non dovrebbero esserci danni permanenti», ha spiegato), ha preso di mira gli autori della protesta. «Basta con queste assurde aggressioni al nostro patrimonio artistico. Oggi imbrattata la Fontana di Trevi. Costoso e complesso il ripristino, sperando che non ci siano danni permanenti. Invito gli attivisti a misurarsi su un terreno di confronto senza mettere a rischio i monumenti», ha commentato a caldo il primo cittadino, che ha poi spiegato come l’assalto ai monumenti sia «del tutto controproducente anche rispetto a una battaglia ambientale» perché, ha continuato il sindaco, «si danneggia l’ambiente per ripristinare, e quindi dal punto di vista comunicativo la contraddizione è evidente». Nello specifico, Gualtieri ha ricordato che ripulire la celebre fontana «costerà molto tempo ed impegno». «Tante persone dovranno lavorare per rimuovere la vernice, appurarsi che non ci siano danni permanenti, come noi speriamo», ha aggiunto Gualtieri, per ricordare infine che l’intervento «costerà anche acqua, in quanto la fontana è a riciclo e quindi ora va svuotata, buttando via così 300mila litri d’acqua, pari alla sua capienza». Anche più duro l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor, che parla di «ennesima puntata della stucchevole telenovela che riguarda le fontane storiche di Roma imbrattate». «La città attacca Gotor è stanca di questi comportamenti sterili e autoreferenziali che danneggiano gravemente rendendola impopolare una battaglia giusta a favore dell’ambiente».

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La Duesemberg Sj Speedster del Maharaja vince il Concorso di Eleganza Villa d’Este 2023

lunedì, Maggio 22nd, 2023

di Edoardo Nastri

L’appariscente sportiva extralusso del 1935 si è aggiudicata il riconoscimento più importante della giuria. La sua storia unica tra Usa e India

La Duesemberg Sj Speedster del Maharaja vince il Concorso di Eleganza Villa d'Este 2023
La Duesemberg Sj Speedster del Maharaja vince il Concorso di Eleganza Villa d’Este 2023

Cernobbio (Como) – Troppo bella per non trionfare. La Duesemberg Sj Speedster Gurney Nutting del 1935 di William Lyon nera e arancione ha vinto il Concorso d’Eleganza Villa d’Este 2023, aggiudicandosi il Trofeo Bmw Group “Best of Show”: il premio più ambito assegnato dalla giuria presieduta da Lorenzo Ramaciotti (già capo del design Pininfarina e del gruppo Fiat Chrysler). Duesemberg oggi è un marchio sconosciuto ai più, ma negli Anni 30 costruiva le auto più costose del mondo.

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L’auto dei grandi divi

Gary Cooper, Clark Gable, Greta Garbo, James Cagney e molte altre star guidavano una Duesenberg in quel periodo. L’esemplare vincitore del Concorso d’Eleganza ha anche una storia molto speciale che si divide tra Stati Uniti e India. Durante gli anni della Grande Depressione, Duesenberg consegnò questa SJ, l’ultima delle sole 36 costruite, a John Gurney Nutting a Londra, per far installare una spettacolare carrozzeria Boat-Tail Speedster (letteralmente con la coda ispirata alle barche) creata per il Maharaja Holkar di Indora.

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Il patetico teatrino

domenica, Maggio 21st, 2023

Andrea Malaguti

Storia amara di libertà negate, di insulti e di violenza. Eugenia Roccella, ministra-strega-cattiva e suppostamente antiabortista sale sul palco della Regione al Salone del Libro e gli attivisti(e) di “Extinctiotn Rebellion” e “Non una di meno” le gridano addosso come se fosse un nemico da tacitare e umiliare (magari perché, nella spirale dell’incomprensione acida, anche loro si sentono tacitate e umiliate). Va da sé che non si fa, perché un conto è la protesta e un altro è la prevaricazione, anche se dall’altra parte c’è la rappresentante di un governo di destra-destra che sui diritti civili tende a medioevalizzare piuttosto che ad allinearsi alla tanto invocata civiltà Occidentale.

Roccella contestata al Salone del libro, Montaruli contro Lagioia: “Vergognati”

Per chi avesse dubbi, chiedere al preoccupato premier canadese Justin Trudeau. Roccella reagisce con stile, chiede alle forze dell’ordine di non portare via nessuno (applausi) e invita i ribelli sul palco. Una di loro ci va. Roccella dice: prego parla. E lei parla, ma non dialoga. E quando la ministra-strega-cattiva prova a riprendersi il turno, viene ancora sommersa dalle grida. Sbagliato e, certo, inaccettabile come sostiene una premier che dovrebbe interrogarsi sulle proprie difficoltà a fare i conti col dissenso. Qualcuno invoca il direttore (uscente) del Salone, Nicola Lagioia. Non essendo ubiquo e tanto meno Superman con la responsabilità del servizio d’ordine di questa gigantesca fiera stracolma di gente, Lagioia si presenta appena può. Dice: «Protestare è il sale della democrazia, ma lasciatela parlare». Intervento di buonsenso che non risolve la questione, ma spinge la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli a gridargli le peggio cose. «Vergognati, suoneremo i tamburi quando te ne andrai». Lo vuole in esilio. Allontanato con piume e pece. Lagioia la guarda esterrefatto, senza neanche sapere che l’indignata e molto onorevole accusatrice è stata appena condannata a un anno e sei mesi per avere comprato Swarovsky, vestiti e borse firmate con soldi pubblici. Come direbbe Bartali: è tutto sbagliato, è tutto da rifare.

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