Archive for the ‘La Giustizia’ Category

Giustizia, svolta intercettazioni: “No ai tabulati telefonici senza l’assenso del gip”

giovedì, Aprile 1st, 2021

di Liana Milella

ROMA – Spira un vento decisamente garantista sulla giustizia. Prima l’intesa sul principio europeo della “presunzione d’innocenza” su cui l’interno emiciclo della Camera, martedì pomeriggio, s’è ritrovato d’accordo. E oggi, come Repubblica ha scoperto, ecco un’altra rilevante sorpresa. Sempre a Montecitorio. Per giunta su un tema divisivo come le intercettazioni. La notizia è questa: il governo darà un parere positivo, avendolo letto e valutato in anticipo, a un ordine del giorno di Enrico Costa di Azione, Riccardo Magi di PiùEuropa e Lucia Annibali di Italia viva che rende obbligatorio il via libera del giudice per ottenere i tabulati del cellulare di un possibile protagonista di un reato. Anche stavolta c’è dietro una decisione dell’Europa che l’Italia deve recepire. Ma c’è di sicuro – ed è questa la svolta politica – la volontà di garantire una “giustizia giusta”. Un mood che segna anche le sentenze della Consulta, come quella sui domiciliari possibili e decisi ogni volta dai giuidici, in assenza di reati gravi, per i settantenni.

Venti di garantismo, dunque. Condivisi tra destra e sinistra. Venti di cui la Guardasigilli Marta Cartabia, da giurista europea, non può che essere testimone, promotrice e apripista. Tant’è che quando Enrico Costa – l’ex forzista oggi responsabile giustizia di Azione che maneggia con abilità gli emendamenti dopo anni di vita in Parlamento – propone il suo ordine del giorno sulle intercettazioni nella legge europea che va in aula proprio oggi dal governo gli arriva un “evvai”.

Cosa chiede Costa? Lui la spiega così: “L’Italia non può ignorare la decisione lapidaria della Corte del Lussemburgo sui tabulati telefonici. Per la delicatezza dello strumento non può essere solo il pm, la pubblica accusa, a chiedere e ottenere quegli elenchi, ma è necessario il via libera di un giudice terzo, il giudice per le indagini preliminari”. Nell’ordine del giorno Costa descrive gli effetti di un tabulato: “Questo strumento svela la posizione nello spazio e nel tempo di una persona e la sua cerchia di relazioni sociali. Rivela con chi parla, a che ora parla, quanto tempo parla, dove si trova quando parla, con quale frequenza lo fa, chi chiama dopo aver sentito una persona. E così la vita diventa un libro aperto”.

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Cartabia, svolta sulla giustizia: «Pagelle alle toghe e valutazioni esterne»

martedì, Marzo 23rd, 2021

di Valentina Errante

Magistrati più preparati, sottoposti a verifiche periodiche, e processi veloci che “neutralizzino” il nodo gordiano della prescrizione che, per ragioni politiche, non potrà essere reciso. Il tavolo di lavoro sulla riforma penale, presieduto dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi, sta mettendo a punto gli emendamenti che il Guardasigilli Marta Cartabia dovrebbe presentare ai testi già incardinati alla fine di aprile. Si cerca la mediazione su molti punti, a partire dalla “revisione” della prescrizione, che può avvenire solo nell’ambito di una riorganizzazione dei processi. Ma Cartabia, come ha sottolineato in commissione Giustizia alla Camera, punta molto anche sulla formazione dei magistrati. Oggi intanto, la ministra parteciperà al plenum del Csm presieduto dal presidente Mattarella, che approverà l’istituzione della Procura europea.

VALUTAZIONI
L’idea annunciata dal vice presidente del Csm David Ermini, proprio sul Messaggero di domenica scorsa, di valutare le toghe è all’esame dei giuristi di via Arenula, che stanno studiando anche la riforma del Csm. Ma sembra escluso che le “pagelle” si basino su risultati concreti, come l’esito delle inchieste per i pm. La ministra sembra infatti più orientata a una periodica valutazione sulla formazione dei candidati o di chi già svolga ruoli direttivi e semidirettivi degli uffici giudiziari. Cartabia lo ha detto con chiarezza in commissione Giustizia alla Camera, esponendo le linee guida del suo programma. Il Guardasigilli ipotizza infatti corsi obbligatori più lunghi di quelli attuali, che riguardino anche i profili organizzativi dell’amministrazione della giustizia e coinvolgano anche docenti «e testimoni esterni al circuito giudiziario». Sessioni di studio che si concluderanno con una valutazione seria del profilo attitudinale dei partecipanti.

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Cartabia detta i tempi: un piano di due mesi per la nuova Giustizia

mercoledì, Marzo 10th, 2021

francesco grignetti

ROMA. Un mese per migliorare il piano per la giustizia del Recovery Plan, con più investimenti sugli organici, la digitalizzazione, l’infrastruttura giudiziaria. E poi un altro mese per presentare al Parlamento la nuova versione delle riforme-cardine: penale, civile, Consiglio superiore della magistratura. Forse anche una riscrittura della giustizia tributaria, ma serve un coordinamento con il ministero dell’Economia. È una marcia serrata, quella che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha presentato ieri alle forze di maggioranza.

Se la partita del Recovery si gioca in poche settimane, le riforme dovrebbero essere approvate entro l’estate, per poi licenziare subito dopo i decreti delegati. Quando si voterà il rinnovo del Csm, a settembre, il governo vorrebbe che il nuovo meccanismo di voto sia già operativo. Considerando che sulla giustizia si giocano i destini dei governi, l’ambizione è altissima. E perciò la ministra Cartabia ha usato toni solenni, citando nientemeno che due classici della tragedia greca. «Vi invito – ha detto alla folta rappresentanza parlamentare presente – ad ascoltare le ragioni l’uno dell’altro. Ricordate Antigone o le Eumenidi: quando si arriva alle forme dell’intransigenza, pur in presenza di principi giusti, si finisce in tragedia per tutti; è la “polis” stessa ad esserne distrutta».

Sul momento, pare che l’appello sia piaciuto. «Il dialogo con il Parlamento avviato dalla ministra è il segno del cambiamento che contraddistingue questo governo», si compiace il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, Forza Italia.

La Cartabia ha voluto rendere omaggio al suo predecessore Alfonso Bonafede, dicendo che ha trovato un buon lavoro sul Recovery, ma che occorrerà migliorarlo. Non c’erano finanziamenti adeguati per la digitalizzazione dei processi o anche la digitalizzazione delle attività penitenziarie (tipo le telefonate via Skype che si fanno da quando c’è il Covid), ora ci sono. Anche i ddl all’attenzione del Parlamento non vengono cestinati. «Siamo soddisfatti degli esiti di questa riunione, si riparte dal riconoscimento della grande mole di lavoro lasciata in eredità dal precedente governo e dagli stessi obiettivi», proclamano infatti i M5S delle commissioni Giustizia.

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Prescrizione congelata. Ecco il piano di Cartabia per processi più veloci

sabato, Febbraio 20th, 2021

francesco grignetti

ROMA. Marta Cartabia fa la prima mossa da ministra sulla scacchiera della politica e vince. A sorpresa l’altra sera si è presentata alla Camera e ha chiesto un incontro con i capigruppo della maggioranza. Non capita quasi mai che il ministro Guardasigilli vada dai parlamentari; in genere li convoca. Mosse significative, come quella di ieri, quando ha scelto di visitare gli uffici del Garante per i diritti dei detenuti, Mauro Palma, un modo plateale per sottolineare la sua attenzione, finora dottrinale, domani concreta, al mondo delle carceri.

Giovedì la ministra aveva l’urgenza di parlare della prescrizione, ovvero gli emendamenti al decreto Milleproroghe contro la riforma che porta la firma del grillino Alfonso Bonafede, e che potevano portare a un’immediata esplosione delle tensioni. In tasca, Cartabia aveva un ordine del giorno che hanno poi firmato tutti. È uscita insomma dalla riunione, tenutasi nella sala del governo, con un’inattesa tregua e un generale apprezzamento .

Sulla prescrizione, seguendo l’invito della ministra («evitiamo strappi, c’è il tempo per ragionare») è stata stipulata una «pax» che durerà qualche tempo. Nel frattempo lei studierà i testi ereditati da Bonafede e tra questi la riforma del processo penale: se funzionasse, e i tempi si velocizzassero, allora la questione della prescrizione perderebbe di forza. Sia a mantenerne lo stop, sia a ripristinarla.

La soluzione Cartabia sarà un prossimo disegno di legge delega, entro il quale sarà affrontato, come recita l’ordine del giorno, «il nodo della prescrizione all’interno delle riforme del processo penale, nell’ambito cioè di un disegno più organico che consenta il bilanciamento dei principi costituzionali». Ha spiegato infatti la ministra, con il piglio di ex presidente della Corte costituzionale, che occorre contemperare l’efficacia della giustizia con i diritti degli imputati, la ragionevole durata del processo con la necessità di un processo giusto. E ha poi spiegato che il tempo per operare c’è, dato che i primi effetti pratici del blocco della prescrizione si vedranno a partire dal 2024 per le contravvenzioni e dal 2025 per i reati minori.

Nelle stesse ore, Draghi, che procede in stretto coordinamento con la ministra, rimarcava in Aula uguali concetti, invocando un processo che «rispetti tutte le garanzie e i principi costituzionali, che richiedono ad un tempo un processo giusto, e un processo di una durata ragionevole».

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Il processo costa? Ora c’è l’avvocato pro bono

martedì, Gennaio 26th, 2021

Maria Sorbi

Riescono a malapena a pagare l’affitto e tirare la fine del mese. Figuriamoci se si imbarcano in una causa legale. Sono le famiglie dei precari, quelle da mille euro al mese o poco più. Troppo povere per andare dall’avvocato, ma non abbastanza per ottenere il patrocinio di Stato, concesso solo a chi non supera un reddito lordo di 11.493 euro.

Allora che fanno? Rinunciano a difendersi, anche se hanno subìto un torto grave. I soldi non sono sufficienti per pagare le spese legali, i bolli, le notifiche e chissà cos’altro. Va così in frantumi uno dei principi più nobili sancito dalla nostra Costituzione che, dal 1948, stabilisce come «inviolabile» il diritto alla difesa per tutti. Tutti chi? Tutti quelli che se lo possono permettere. Non quelli che già rinunciano a vacanze, cure mediche, apparecchio per i figli, assicurazione dell’auto e qualsiasi tipo di spesa extra pur di far bastare lo stipendio risicato.

In base ai dati Istat, le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono 1,7 milioni e quelle in povertà relativa, che stanno attente anche alle ricariche del telefono, sono 3 milioni (cioè 8,8 milioni di persone). I numeri sono peggiorati durante la pandemia e la percentuale di chi non è in grado di risparmiare nemmeno un euro è salita dal 30 al 45%. Immaginabile tra attività chiuse e contratti saltati.

In questo sottobosco di nuovi poveri ci sono anche quelli che hanno subito un’ingiustizia, ma si trovano costretti a buttare giù il boccone amaro senza muovere un dito. Possono essere vittime di un intervento chirurgico andato male che li lascia invalidi a vita, di un incidente sul lavoro per cantieri poco sicuri e norme non rispettate, di una truffa. Oppure devono semplicemente affrontare un divorzio, un ricongiungimento familiare, il riconoscimento di una paternità, un diritto su un immobile, un problema di pignoramento e indebitamenti vari.

Ma non osano intraprendere un’azione legale contro ospedali super celebrati, enti pubblici o colossi assicurativi. Figuriamoci poi se la causa è contro il datore di lavoro, con il rischio di perdere il posto e mandare all’aria un equilibrio economico di famiglia già in bilico tra spese ordinarie e piccoli imprevisti.

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Strage di Viareggio: non fu omicidio

venerdì, Gennaio 8th, 2021
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Appello bis per disastro colposo, mentre le accuse di omicidio colposo cadono in prescrizione. In sintesi è questo il verdetto della Cassazione sulla strage di Viareggio. Era la notte del 29 giugno 2009, quando un treno carico di gpl deragliò a ridosso della stazione della città toscana. Morirono 32 persone. Undici sul colpo, travolte dal fumo e dalle fiamme che investirono le case vicine ai binari. Le altre, gravemente ferite, persero la vita giorni e settimane dopo. Tra queste c’erano anche dei bambini. Ne è seguito un lungo processo – oltre 150 udienze – che ha portato, in appello, a 25 condanne. Sono passati più di 11 anni e oggi la Cassazione ha stabilito per tutti gli imputati andrà fatto un processo di appello bis per quanto riguarda l’accusa di disastro colposo. Il reato di omicidio colposo, invece, è prescritto perché è caduta l’aggravante della violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro. La notizia della prescrizione dell’omicidio colposo è stata accolta dalle urla strazianti dei familiari delle vittime. Alcuni di loro, in rappresentanza degli altri, hanno atteso il verdetto davanti al Palazzaccio.

Coppi (difesa Moretti). L’avvocato Franco Coppi, che difende Mauro Moretti, ha spiegato: “E’ stato ridimensionato radicalmente il verdetto della Corte d’Appello di Firenze: la Cassazione ha emesso un dispositivo molto complesso ma ad una prima lettura emerge subito che è stato colpito in modo profondo l’impianto delle accuse e delle responsabilità”. Anche per Moretti, che ha rinunciato alla prescrizione, andrà fatto un nuovo processo di appello.

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Caso Gregoretti, Salvini in aula: “A processo per aver salvato vite”

sabato, Dicembre 12th, 2020

Catania, 12 dicembre 2020 – “Interverrò in aula riportando alcuni dati del mio ministero. Abbiamo salvato vite e protetto un paese, quello che non è accaduto dopo, perché dopo di me ci sono stati morti annegati, diritti negati”. E’ quanto ha dichiarato il leader della Lega, Matteo Salvini,entrando nell’aula bunker di Bicocca a Catania per il caso Gregoretti. E’ in corso, infatti, la seconda udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona dell’ex ministro dell’Interno, per i ritardi nello sbarco da nave Gregoretti di 131 migranti ad Augusta, il 31 luglio 2019. “Mi dispiace solo di dovere far perdere tempo a giudici, avvocati, forze dell’ordine – ha continuato Salvini -, in un’aula bunker che solitamente è impiegata per processi di mafia. Io sono un cittadino italiano rispettoso di quello che la giustizia mi chiede per rispondere di quello che avevo promesso agli italiani di fare: bloccare il traffico di esseri umani e il business dell‘immigrazione clandestina senza fare male a nessuno”. E ha aggiunto: “Sono curioso di sentire cosa diranno in aula Conte, Di Maio, Toninelli e gli altri ministri che con me condividevano questa linea“.  “Il video in cui il premier Giuseppe Conte parla del governo e del ruolo dell’esecutivo nella decisione sugli sbarchi in Italia di migranti come idea condivisa è nella memoria difensiva già depositata agli atti del procedimento”, ha aggiunto l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Salvini, prima di entrare in aula.

Salvini è accusato di avere, “abusando dei poteri” da allora ministro dell’Interno, “privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo della Gregoretti dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio”. Nell’aula bunker del carcere di Bicocca, davanti al Gup, Nunzio Sarpietro, che li ha convocati come testimoni, sono stati chiamati a deporre gli ex ministri dei Trasporti, Danilo Toninelli, e della Difesa, Elisabetta Trenta. “La linea del governo era di fare interessare gli altri Stati europei al collocamento dei migranti – ha detto Toninelli -. Ma ogni sbarco era un caso a parte”. E ha aggiunto: “E’ in corso un tentativo di addossare su di me, sul ministro ai Trasporti, una scelta, che è solo del ministro dell’Interno. E’ stabilito dalle norme che per l’assegnazione del porto sicuro c’è un mandato unico al ministro dell’Interno che è il responsabile. Stiamo assistendo, invece, al tentativo di scaricare tutto sul ministero dei Trasporti, da parte di un uomo che diceva di difendere i confini italiani, che era l’uomo forte al governo”. 

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Luca Palamara, l’ex pm a Libero: “Ho fatto parte di un meccanismo. Ora voglio riformare la magistratura”

giovedì, Novembre 5th, 2020

Emilia Urso Anfuso

 È al centro di una vicenda complessa scoppiata in seno alla magistratura, e che ha trovato – almeno apparentemente – un solo protagonista, un unico colpevole: Luca Palamara. Eppure, basta scavare un poco tra le pieghe di questa storia per capire che non ha senso urlare allo scandalo. In queste ore circola la storia della “manina” che avrebbe passato le carte ai giornali per far saltare le trattative sul nuovo vertice dei pm di Roma. Pare una spy story «Non sta a me stabilire se esista o meno una “manina” che avrebbe passato le carte ai giornali con riferimento a fatti e notizie che riguardavano l’indagine nei miei confronti. Ciò che è certo è che anch’ io sono interessato a comprendere come e perché determinate informazioni siano state divulgate e diffuse in maniera illecita».

Perché ciò che è considerato normale in politica non lo è all’interno della magistratura?

«In questo momento, e sottolineo in questo momento, è stato più facile identificare nella mia persona l’unico autore degli accordi all’interno delle correnti. Ma ciò è accaduto perché non è mai stato spiegato il meccanismo attraverso il quale le correnti operano all’interno della magistratura stessa. Questo ha creato una sorta di diversità tra ciò che avviene in politica e ciò che avviene in magistratura. Intendo dire che, poiché mai stato reso pubblico il sistema delle nomine all’interno del Csm, quando si è iniziato a parlarne si è gridato allo scandalo. I cittadini conoscono il sistema delle nomine in politica e perciò non lo ritengono scandaloso».

Il Csm sembra non trovare pace anche sulla nomina in sostituzione del dimissionario Mancinetti.

«Non ritengo di essere la persona più indicata a rispondere alla domanda. Posso dire ciò che penso: non si è raggiunto un accordo tra le correnti».

Di recente è entrato a far parte della Commissione sulla riforma della giustizia del Partito Radicale. Una giustizia giusta è possibile?

«Per circa 25 anni ho operato all’interno della magistratura, e ho sempre seguito la linea dell’applicazione imparziale della legge. Avrò modo e occasione, spero, di dimostrare che mi sono sempre battuto per i principi di una giustizia giusta. Per questo motivo, ho ritenuto di voler mettere a disposizione l’esperienza della mia attività per chi si è sempre battuto per questi principi, anche se ho espresso nel corso degli anni diversità d’opinione e d’idee su determinate questioni. Però, poiché ritengo che il tema della giustizia molto importante per la vita dello Stato e dei cittadini, voglio mettere il mio bagaglio personale e professionale a disposizione di tutti».

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Toghe al voto per eleggere l’Anm. Sfida tra la sinistra di Area e la destra di Mi

lunedì, Ottobre 19th, 2020

di LIANA MILELLA

ROMA – Una magistratura compromessa dal caso Palamara. A sanare la quale non può certo bastare la radiazione dell’ex pm. Un Csm profondamente diviso sul caso Davigo, per il quale domani in Consiglio è il giorno decisivo. Le correnti delle toghe divenute simbolo di trattative sotto banco per ottenere un posto ambito anziché luoghi di dibattito ideale e giuridico.

È in questo mare magnum che cadono le elezioni per il nuovo parlamentino dell’Associazione nazionale magistrati, per tutti l’Anm. Con il rischio, agitato da più parti,  che una corrente – la conservatrice Magistratura indipendente, per anni (ma c’è chi dice tuttora) feudo del deputato renziano Cosimo Maria Ferri – decida di spaccare il sindacato unitario dei giudici per mettersi per conto suo, forte di un’alleanza con un gruppo di fuoriusciti dalla centrista Unità per la costituzione, per tutti Unicost. E di una possibile alleanza con la neonata ArticoloCentouno, il cui leader, Andrea Reale, giudice a Ragusa, aveva già tentato nel 2012 con Proposta B di scalare l’Anm con risultati assai modesti (fu eletto solo lui). Ma i tempi sono cambiati, e la sua battaglia per sorteggiare il Csm potrebbe portargli più consensi di allora. 
La prima elezione online 

Per 36 posti corrono in 155. Divisi in 5 liste. Voteranno – da oggi a martedì – per rinnovare il “parlamentino” del sindacato dei giudici. Sarà l’Anm del “dopo Palamara”. Tant’è che, a parte un caso (per giunta con una citazione indiretta), non c’è alcun nome in corsa che ricorra nelle ben note chat dell’ex pm in cui decine di colleghi si raccomandavano per avere i posti migliori dal Csm. I 7.100 magistrati che si sono iscritti per votare lo faranno – per la prima volta nella loro storia – online, da casa o dall’ufficio. L’avevano deciso già a maggio dopo un doppio rinvio dovuto al Covid. Ci sono state resistenze, perché la scadenza naturale sarebbe caduta a marzo. C’è chi voleva votare subito. E con il metodo tradizionale. Ma ha prevalso la prudenza e anche la voglia di sperimentare un voto online che se non fosse stato deciso oggi avrebbe creato difficoltà. 

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Caso Gregoretti, Gup rinvia al 20 novembre per sentire Conte, Di Maio e Toninelli. Il premier: “Riferirò con trasparenza quanto so”

domenica, Ottobre 4th, 2020

dalla nostra inviata ALESSANDRA ZINITI

CATANIA – Il gup Nunzio Sarpietro, dopo due ore di camera di consiglio, ha letto in aula l’ordinanza con cui chiede il rinvio dell’udienza preliminare al 20 novembre nell’aula bunker del carcere di Bicocca per sentire Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli e il 4 dicembre Elisabetta Trenta, Luciana Lamorgese e l’ambasciatore italiano in Europa Maurizio Massari sul caso Gregoretti, in cui l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona aggravato per aver trattenuto per cinque giorni a bordo della nave della Guardia Costiera Gregoretti 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a luglio 2019.

L’ordinanza dispone inoltre l’acquisizione di tutto il nuovo consistente materiale probatorio su diversi altri sbarchi in cui i migranti sono stati trattenuti e sulle eventuali responsabilità di governo. Il presidente del Consiglio Conte ha così commentato la sua convocazione da parte del gup di Catania: “Sono assolutamente a disposizione e riferirò se la magistratura chiama. Anche un responsabile politico deve subito rispondere delle circostanze di cui è a conoscenza, in piena trasparenza, come ho sempre fatto e come sempre farò”.

Come previsto, la Procura di Catania ha nuovamente richiesto, come aveva fatto nella prima fase del procedimento, il “non luogo a procedere” e quindi il proscioglimento per Salvini. L’avvocato Giulia Bongiorno per la difesa ha chiesto sentenza di “non luogo a procedere” perché il fatto non sussiste. Bongiorno inoltre ha richiesto un approfondimento probatorio da parte del giudice al fine di accertare se le procedure di sbarco indicate nel capo di imputazione sono tutt’ora seguite dal governo Conte 2, anche procedendo all’audizione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Richiesta, come visto, che è stata accolta dal gup.

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