Prescrizione congelata. Ecco il piano di Cartabia per processi più veloci

francesco grignetti

ROMA. Marta Cartabia fa la prima mossa da ministra sulla scacchiera della politica e vince. A sorpresa l’altra sera si è presentata alla Camera e ha chiesto un incontro con i capigruppo della maggioranza. Non capita quasi mai che il ministro Guardasigilli vada dai parlamentari; in genere li convoca. Mosse significative, come quella di ieri, quando ha scelto di visitare gli uffici del Garante per i diritti dei detenuti, Mauro Palma, un modo plateale per sottolineare la sua attenzione, finora dottrinale, domani concreta, al mondo delle carceri.

Giovedì la ministra aveva l’urgenza di parlare della prescrizione, ovvero gli emendamenti al decreto Milleproroghe contro la riforma che porta la firma del grillino Alfonso Bonafede, e che potevano portare a un’immediata esplosione delle tensioni. In tasca, Cartabia aveva un ordine del giorno che hanno poi firmato tutti. È uscita insomma dalla riunione, tenutasi nella sala del governo, con un’inattesa tregua e un generale apprezzamento .

Sulla prescrizione, seguendo l’invito della ministra («evitiamo strappi, c’è il tempo per ragionare») è stata stipulata una «pax» che durerà qualche tempo. Nel frattempo lei studierà i testi ereditati da Bonafede e tra questi la riforma del processo penale: se funzionasse, e i tempi si velocizzassero, allora la questione della prescrizione perderebbe di forza. Sia a mantenerne lo stop, sia a ripristinarla.

La soluzione Cartabia sarà un prossimo disegno di legge delega, entro il quale sarà affrontato, come recita l’ordine del giorno, «il nodo della prescrizione all’interno delle riforme del processo penale, nell’ambito cioè di un disegno più organico che consenta il bilanciamento dei principi costituzionali». Ha spiegato infatti la ministra, con il piglio di ex presidente della Corte costituzionale, che occorre contemperare l’efficacia della giustizia con i diritti degli imputati, la ragionevole durata del processo con la necessità di un processo giusto. E ha poi spiegato che il tempo per operare c’è, dato che i primi effetti pratici del blocco della prescrizione si vedranno a partire dal 2024 per le contravvenzioni e dal 2025 per i reati minori.

Nelle stesse ore, Draghi, che procede in stretto coordinamento con la ministra, rimarcava in Aula uguali concetti, invocando un processo che «rispetti tutte le garanzie e i principi costituzionali, che richiedono ad un tempo un processo giusto, e un processo di una durata ragionevole».

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