L’ex segretario dem Pier Luigi Bersani: “Il Pd non può fare l’alternativa da solo. Schlein generosa. Ora tocca a Conte”

Differenze sostanziali rispetto alla linea della segretaria?
«Vedo in questi giorni che anche i commentatori più impensabili scoprono quel che ogni sano di mente ha ben chiaro: né il Pd né i 5 stelle possono fare l’alternativa da soli. Allora il tema è: vogliamo farla, l’alternativa alla destra, sì o no? Se sì, c’è un solo metodo: parti da quel che ti unisce e rendi compatibile quel che ti differenzia o ti divide. Così hanno fatto la destra, l’Ulivo, l’Unione».

Quindi Schlein ha fatto bene ad andare da Conte?
«Mi pare normale che un segretario, dentro questa logica dei sani di mente, pensi: “Accidenti, ci abbiam fatto un governo con Conte, nel momento più difficile della storia repubblicana, e lo abbiamo fatto con onore. Bè, non posso andarlo a salutare?”. Perché di questo si è trattato. Se un segretario non è in condizione di fare un gesto, c’è qualcosa che non torna».

Ma che gesti fa Conte? Sferza sulle armi, definisce il Pd un partito di potere.
«Schlein ha dimostrato di essere generosa. Adesso tocca a Conte. E bisogna che tutti si rendano conto di una cosa: man mano che si disvela nel Paese cos’è la destra destra, sarà più avanti nella nobile gara di costruzione dell’alternativa non chi è più settario, ma chi sarà più generoso».

Sembrano tutti più concentrati sulla gara proporzionale alle Europee che sulla costruzione dell’alternativa.
«Quest’idea “tanto abbiamo cinque anni davanti” è demenziale. Non perché questi non possano governare venti anni, ma perché gli basta un anno e mezzo, se ci vedono spianati, per introdurre nel Paese dei germi che sarà difficilissimo sconfiggere. Devono vederci in piedi rapidamente».

Quindi, smettere di pensare ognuno alla propria corsa e alla propria rimonta?
«La dico così: cosa ce ne frega di avere due o tre punti in più alle Europee se perdiamo la società. Perché noi in quest’anno qui dobbiamo far vedere che stiamo reagendo e invece non c’è ancora una reazione sufficiente, né politica, né sociale, né civile. E i danni possono essere poco rimontabili se non metti qualche freno».

Anche la destra va divisa alle Europee.
«Ma le persone sanno che stanno insieme. Un solco fra Fratelli d’Italia e la Lega come l’autonomia differenziata è enorme, ma stanno andando avanti comunque, han trovato una compatibilità. A danno del Paese».

La morte di Berlusconi cambia qualcosa?
«Ha chiarito cos’è questa destra. Regressiva sui diritti sociali e civili, corporativa in economia e berlusconiana nell’idea di dare libero sfogo agli istinti profondi del sistema. Sul fisco è corporativa, ma sull’evasione è berlusconiana. Sulla giustizia è berlusconiana, ma missina sui rave party. Berlusconi però faceva le feste in un altro modo».

Meloni sta tenendo una linea più responsabile in economia, rispetto allo scenario sovranista che lei stessa negli anni, insieme a Salvini, aveva disegnato. Questo non le frutta una maggiore credibilità a livello internazionale?
«A lei piace girare molto, ma non porta a casa nulla».

Neanche con la Francia?
«C’era una sola cosa concreta, l’Expo. Pare le abbiano detto che stanno con Ryad».

Hanno parlato della “difesa dei confini esterni”. Una locuzione che ha sostituito i blocchi navali.
«Sull’immigrazione sono partiti dai blocchi navali e a inseguire gli scafisti per tutto il globo terracqueo e sono arrivati, dati alla mano, a rendere più asfittici i canali di immigrazione regolare di cui avremmo un bisogno estremo, a rendere meno praticabili i meccanismi di integrazione, come la protezione speciale che è stata abolita e sta creando problemi in tutte le città, mentre abbiamo un aumento degli sbarchi irregolari».

Ma la sinistra cosa propone?
«Io dico: siccome sui temi in Europa si muovono le opinioni pubbliche e condizionano la politica, l’unica pista è quella umanitaria. Bisogna mettere in vergogna l’Europa su un fatto: lo sappiamo che ne prendete più di noi, ma i vostri arrivano faticosamente per terra, i nostri muoiono in mare. Il primissimo passo da fare è un pattugliamento europeo per il salvataggio delle vite in mare. Se si partisse da questo, ne deriverebbe la necessità di un accordo per la redistribuzione».

Su questo la sinistra è unita? Ora si vota – di nuovo – sul rifinanziamento della guardia costiera libica.
«Bisogna finirla di chiudere gli occhi, dire basta a quelle barbarie e far vedere alle opinioni pubbliche europee i bambini annegati».

Cosa pensa della vicenda di Padova, dell’idea che ci sia una famiglia naturale da difendere, con un padre e una madre?
«Quando ci sono temi controversi, in parte lo sono anche per me, prova a darti una bussola: la bussola è il bambino. Un bambino deve sentirsi uguale agli altri, siamo noi che dobbiamo aggiustar la pratica. E mi sembra molto strano che un procuratore, un giudice, non trovi una chiave giuridica per affermare questo principio».

Un terzo polo così diviso è un problema per la costruzione dell’alternativa, oppure no?
«Lo spazio per una cosa così non c’è, è così in tutto il mondo, e certo non puoi dirigere il traffico da quella posizione. Bisogna che si accomodino a fare il centro moderato in un campo. Decidano quale».

Schlein ha sbagliato a dire “non mi farò logorare” dopo soli quattro mesi?
«Sì».

Un consiglio?
«Non accettare che la descrivano come una trapezista, tenere il partito aperto, darsi un metodo di discussione e dare concretezza all’alternativa, con temi che la gente capisce. Continuare a lavorare per costruire il campo».

Le sono piaciute le tracce dell’esame di maturità?
«Avrei fatto quello sull’idea di nazione. Così poi avrebbero dovuto leggere il tema».

LA STAMPA

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