Fiorello e Vespa, Rai a due teste

Massimiliano Panarari

Fiorello e Vespa, Rai a due teste

Una Rai bicefala. E dietro le due teste (e sotto il vestito…) niente. O poco, pochissimo altro, a concedere il beneficio del dubbio. Certo, è estate, che tradizionalmente – a differenza di quanto diceva il Riccardo III shakespeariano – identifica la «stagione del nostro scontento» (televisivo). E i palinsesti della nuova stagione, che verranno presentati a Napoli il 7 luglio, attendono quindi ancora di avere il loro “posto al sole”, ma al momento il menù mediale non si caratterizza di sicuro per la varietà. Se ne sono andati i pezzi da novanta, con il nuovo corso di “Rai Tolkien”. Fabio Fazio, Lucia Annunziata, Massimo Gramellini. I vuoti da colmare sono giganteschi. Che si fa? Per ora è buio pesto. Ma nel frattempo, uno strano palinsesto provvisorio prende forma. E ruota appunto tutto intorno a una coppia che ha riempito l’etere. Ovvero, Fiorello e Bruno Vespa che non sono neppure gemelli diversi – e in effetti sarebbe difficile pensare a due figure più differenti. Il mattatore campione di ascolti che proprio in Rai più di qualcuno non voleva. E il grande cerimoniere dell’informazione politica nella tv pubblica, ritornato molto in auge perché di recente – suscitando una caterva di mal di pancia – si è messo a sussurrare nell’orecchio di Giorgia Meloni ricevendo parecchio ascolto. Un tandem che più diverso non si può, e, a ben guardare, mostra una sola cosa in comune. Fiore e «Bru-neo» (copyright Dagospia), nei rispettivi generi, rappresentano altrettante versioni di “usato sicuro” – e, dunque, la loro inflazione e sovrappresentazione sugli schermi può venire interpretata anche come una spia della difficoltà da parte della neogovernance di destracentro (o, per meglio dire, di destra-destra) di imprimere un segno della propria “grande trasformazione”. Un “nuovo corso”, ma con volti antichi (e consolidatissimi). E, dunque, nessuna traccia dello sbandierato rinnovamento che, per il momento, non è pervenuto. Del resto, verba volant, (alcuni) conduttori manent. D’altronde, si sa, la (contro)rivoluzione e l’instaurazione di una rinnovata egemonia culturale richiedono tempo – Berlusconi ci mise qualche decennio, infatti. Allora, visto che in questo caso – a differenza di quanto avvenuto per varie nomine – il Blitkrieg non rende, si fa ricorso al sempreverde.

Assai interessante – oltre che contraddittorio e paradossale – si rivela, difatti, l’«affaire Fiorello». Non in senso politico, dato che il fuoriclasse Fiorello è trasversalissimo e l’esponente per eccellenza dell’idea che l’intrattenimento nazionalpop(olare) non possiede colore, né orientamento. In questi giorni, reduce dai trionfi di Viva Rai2, viene portato in giro in stile “madonna pellegrina”. Venerdì mattina è andata in onda l’ultima puntata di “VivaRai2”, alla solita ora, 7,15 del mattino. Trionfo, saluti e all’anno prossimo? Non proprio. Nello stesso giorno, il mitico Ciuri è prima ospite al Tg1 delle 13,30, poi torna la sera al “Tg2Post” delle 20,50. Il giorno dopo, sabato, si replica. Fiorello è di nuovo mattatore al Tg1 delle 13,30, dove per 12 minuti esatti lo intervista la conduttrice Sonia Sarno, che alla fine improvvisa anche un balletto insieme allo showman, sulle note di “La notte vola” di Lorella Cuccarini (nel recente passato scopertasi anch’essa sovranista, ma questa è sicuramente una coincidenza non voluta). Non basta: al Tg1 delle 20 si bissa, altro lungo servizio sul Fiorello già andato in onda alle 13,30, condito con i gustosi fuorionda per i corridoi di Saxa Rubra (e compresi i travolgenti abbracci del neo-direttorissimo Marco Chiocci). Finito? Nossignori. Ieri, domenica, serve rinfrescare la memoria. Così, al Tg1 delle 20, ricompare Rosario, in un servizio breve che anticipa lo “Speciale Tg1” delle 23,35. Indovinate dedicato a chi? Ma di nuovo a lui, naturalmente! Fiore, si sa, è una forza della natura, un ciclone a cui, tuttavia, come alcuni ricorderanno, non è stato affatto immediato trovare una collocazione in Rai prima che il suo ultimo programma sbancasse l’audience. E una parte delle resistenze più robuste venivano proprio dalla redazione del telegiornale della prima rete: ergo, quest’ultimo passaggio ha anche il sapore di una specie di riparazione ex post.

L’altro componente della “strana coppia di fatto” che i nuovi vertici di viale Mazzini stanno spalmando a reti unificate è, invece, personaggio iperpolitico (e politicistico) per antonomasia, nonché un navigatore di lunghissimo (e qui l’aggettivo, che ci si creda o no, è comunque “per difetto”) corso della televisione di Stato – che, infatti, procedeva già a vele spiegate quando imperava il partito-Stato che rispondeva al nome di Democrazia cristiana. Tramontato il quale, Vespa ha comunque ballato alla grande in tutte le stagioni, brevettando e, via via, mettendo a punto attraverso il format di Porta a Porta quella sorta di “Terza Camera” che si è convertita nell’appuntamento obbligato (e anelato) di gran parte del mondo politico – e specialmente di quello di centrodestra divenuto ora di destracentro. Dove, anche gli elementi della scenografia, a partire dal famoso campanello, ne fanno l’indiscusso padrone di casa. Fino all’apoteosi delle scorse ore, con il conduttore-vignaiolo che, col “Forum in Masseria” di Manduria, ha ospitato a casa sua (in questo caso in senso davvero letterale) l’esecutivo al gran completo (con l’aggiunta di Giuseppe Conte). Anche stavolta, il climax cade di venerdì. Per l’intera giornata i Tg, a reti unificate, mandano servizi su quanto accade nella festosa masseria pugliese, tra dibattiti e dichiarazioni dei ministri.

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