Schleinomics, la politica economica della segretaria Pd: “Io una nerd, dobbiamo redistribuire i profitti del digitale”

dal nostro inviato FRANCESCO MOSCATELLI

TRENTO. «Io non sono una luddista, sono una nerd anni ’90. Credo che il progresso tecnologico abbia portato benefici incredibili alle nostre vite e ai processi produttivi, ma servono politiche che li redistribuiscano. Come possiamo accettare che lavoratori e lavoratrici delle piattaforme siano sfruttati a cottimo? Dobbiamo scrivere le nuove regole del lavoro digitale». La segretaria del Pd Elly Schlein sceglie il Festival dell’economia di Trento, e il pubblico di studenti, pensionati e curiosi che dopo un po’ di timidezza iniziale la applaude più volte, per mettere in fila le sue idee su crescita, debito, Pnrr, imprese, lavoro e tasse. Per dirla con una parola impronunciabile, ma cara alla narrazione obamiana in cui lei stessa si è fatta le ossa, la «Schleinomics».

Intervistata dal direttore de Il Sole24Ore Fabio Tamburini Schlein, camicia optical e doppiopetto color borgogna, mostra di essere consapevole che la sua grande sfida, che è insieme sfida alla maggioranza di centrodestra e sfida per rilanciare il suo partito, è quella di riuscire a coniugare le rivendicazioni storiche della sinistra (nel suo lessico non mancano i termini «conflitto», «concertazione» e «intermediazione pubblica»), il riformismo e l’agenda dei più giovani (in primis ambiente e tecnologia). Domenica e lunedì si vota per i ballottaggi delle amministrative ma è chiaro che, chiusa l’ultima partita elettorale della «fase congressuale», e dopo settimane di battaglie sui diritti, in vista delle europee 2024 il Pd dovrà trovare un nuovo assetto anche sui temi economici.

Il modello, citato almeno un paio di volte insieme alle analisi di Jean Paul Fitoussi, Amartya Sen e Joseph Stiglitz (ma pure alle ricette del «professor Prodi» a cui Schlein è legata fin dai tempi di Occupy Pd), è la Spagna di Pedro Sanchez. L’orizzonte è l’agenda Onu 2030 per cui «il Pil è una priorità ed è importante ma bisogna tenere conto dell’impatto sociale, ambientale, economico e di genere delle misure che mettiamo in campo». Anche per questo «siamo estremamente preoccupati sull’attuazione del Pnrr. Il governo invece che lamentarsi delle scadenze europee dovrebbe chiedere maggiori risorse per una transizione più giusta». Quanto al capitolo debito pubblico, pur riconoscendo la necessità di ridurlo pensando alle generazioni future, per Schlein bisogna «lavorare sul denominatore, cioè sulla crescita, perché sono state sbagliate le politiche tutte incentrate sul rigore, e anche in Europa oggi c’è questa consapevolezza».

Ma la segretaria dem, dopo aver definito il macro-perimetro del suo programma economico, coglie l’occasione per criticare l’esecutivo Meloni su altre questioni molto attuali. «Per noi la priorità è contrastare quello che sta facendo il governo sul decreto lavoro – spiega, ricordando la sua uscita dal Pd all’epoca del Jobs Act -. Sotto a un taglio del cuneo fiscale, che purtroppo non è strutturale ma dura solo alcuni mesi, c’è nascosta una norma che rende strutturale la precarietà». Sul fisco il fronte è sia nazionale che europeo. In Italia si «strizza l’occhio a chi non paga le tasse con i condoni e alzando il tetto del contante» mentre per combattere l’evasione «la priorità assoluta è l’incrocio delle banche dati digitali».

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