Il decreto Lavoro intrappola i rider: l’algoritmo delle app resta segreto

PAOLO BARONi

Non solo il Decreto dignità, ma anche il Decreto Trasparenza emanato la scorsa estate dal ministro del Lavoro Andrea Orlando finisce nel mirino del governo. Anche questo rivisto profondamente, o se vogliamo smontato. Addirittura, segnala lo stesso Orlando, è stato cancellato il diritto dei rider e di chi in generale lavora per una piattaforma digitale di conoscere le regole dell’algoritmo che regola il loro lavoro. Un principio, che recependo la direttiva europea in materia di informazioni e obblighi di pubblicazione sui rapporti di lavoro, il governo precedente aveva voluto fissare in maniera chiara, stabilendo un diritto di accesso all’algoritmo a favore di chi lavora per una piattaforma. «Questo diritto oggi è stato cancellato dal governo che, dopo tante chiacchiere contro le multinazionali, si schiera dalla parte delle piattaforme digitali e contro i lavoratori» denuncia Orlando. «È una norma tremenda che ci fa tornare indietro anche rispetto alle sentenze sulla trasparenza algoritmica che abbiamo vinto nei confronti delle aziende del food delivery» commenta Tania Scacchetti della segreteria nazionale Cgil.

Da subito, la scorsa estate, il Decreto Trasparenza era stato oggetto di molte critiche da parte delle imprese che avevano lamentato l’eccessiva onerosità delle procedure. E a farsene portavoce, tra i primi, era stata proprio l’attuale ministro del Lavoro Marina Calderone, che all’epoca vestiva i panni di presidente dei Consulenti del lavoro ed aveva criticato senza mezzi termini l’operato di Orlando e l’obbligo per i datori a predisporre per ogni dipendente un «corposissimo documento cartaceo» anziché prevedere più semplici rimandi a norme e contratti. Che è quello a cui punta ora il governo col nuovo Decreto lavoro, puntando a «liberare il datore di lavoro da gravosi obblighi in materia di comunicazioni ai lavoratori», come recita la relazione tecnica al nuovo dl, e dall’altro a rendere disponibili in maniera «più immediata ed agevole possibile» le informazioni ai lavoratori. L’articolo 25 del Dl Lavoro definisce la lista delle informazioni che le imprese sono tenute a comunicare, come la durata del periodo di prova e dei congedi, l’importo iniziale della retribuzione alla programmazione dell’orario di lavoro, le regole sugli straordinari e tutti gli altri dettagli relativi dei singoli rapporti di lavoro. L’obbligo è assolto facendo semplicemente riferimento ai contratti ed ai regolamenti aziendali che possono anche essere pubblicati solamente sul web.

Il testo finale del Decreto lavoro non è ancora disponibile, ma stando alle ultime bozze, un secondo comma estende il dovere di informazione anche ai rider, ovvero ai tanti addetti alle consegne di cibo e bevande a domicilio che operano in Italia. La norma chiarisce che anche in questo campo il datore di lavoro è tenuto ad informare il lavoratore dell’utilizzo di sistemi decisionali e di monitoraggio integralmente automatizzati, a patto però che questi sistemi non siano protetti da segreto industriale o commerciale. Di qui la protesta di Orlando e della Cgil.

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