Emergenza siccità: pioggia da salvare, solo l’11% dell’acqua piovana viene conservato

Ma il capitolo più dolente, in questa fase, riguarda la produzione agricola. Per Coldiretti sono 300 mila le imprese che si trovano nelle aree più colpite della Pianura Padana, dove nasce il 30% dell’agroalimentare e il 50% dell’allevamento Made in Italy. Si parla di prodotti come Parmigiano Reggiano e Grana Padano, prosciutto di Parma e culatello di Zibello. «Il tema va affrontato a 360 gradi perché interessa l’agricoltura ma in realtà tutto il sistema Paese, dalla produzione idroelettrica al turismo, dal dissesto idrogeologico alla salute pubblica» sottolinea Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti.

La questione più urgente riguarda lo stoccaggio degli 800-900 millimetri di pioggia annuali: per ora ne viene immagazzinata solamente l’11%. Ciò significa che ogni anno finiscono in mare qualcosa come 270 miliardi di metri cubi d’acqua. «L’Italia non va trattata come un Paese desertico ma dobbiamo dotarci di infrastrutture in grado di raccogliere l’acqua piovana e la neve che si scioglie quando ci sono – spiega Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, l’associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue -. Per farlo bisogna sburocratizzare la pulizia delle dighe dal sedime, basta sofismi sui rifiuti speciali, e dotarci di nuovi invasi». Il «piano laghetti» ci sarebbe già e prevede la realizzazione di 10.000 invasi leggeri entro il 2030. «Parliamo di infrastrutture senza uso di cemento ricavate ad esempio da vecchie cave e dotate di pannelli fotovoltaici e salti per produrre energia idroelettrica – prosegue Gargano -. Permetterebbero di ricaricare la falda, fornire acqua per tutti gli usi e contrastare la risalita del cuneo salino nei fiumi». È uno dei primi faldoni che finirà sul tavolo del super-commissario. 

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