Il mio eroe antipatico

di Massimo Gramellini

Signor Zelensky, non credo che avrà né il tempo né la voglia di ascoltare i mugugni di uno scribacchino che allo scoppio della guerra, un anno fa, le dedicò questo elogio: «L’uomo che si è spostato da un set a un bunker senza mai smettere di essere il Presidente: prima per finta e poi sul serio, in un crescendo che dal comico è passato al drammatico e adesso sfiora addirittura l’epico».

Come tanti altri italiani non ho cambiato idea, continuo a considerare eroica la sua decisione di resistere sotto le bombe e a non condividere la posizione di chi, proclamandosi equidistante, in nome del quieto vivere accetterebbe di darla vinta a Putin.

Però proprio il fatto di averla sempre sostenuta mi spinge a darle un affettuoso consiglio non richiesto. La smetta di farci sentire perennemente in colpa, che è l’atteggiamento tipico dei manipolatori.

E la smetta di considerare tutto per dovuto, mostrando di sottovalutare le conseguenze che certe sue parole hanno sui suoi amici. Per esempio, quando durante la conferenza stampa ha sparato a palle incatenate contro l’ingestibile Berlusconi, ha pensato per un attimo che stava mettendo in imbarazzo un governo alleato?

Le ragioni che la spingono a sovraesporsi sono più che comprensibili, ma le assicuro che dopo un anno cominciano a sortire l’effetto opposto.

Presidente Zelensky, lei rimane il mio eroe, ma corre il rischio di diventare meno popolare della causa del suo popolo. E sarebbe un vero peccato.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.