Europa e Stati Uniti, un fronte che resiste

Quanto alla questione in sé, ad ogni evidenza Zelensky non può essere considerato alla stregua di una reincarnazione di Winston Churchill. Ma è innegabile che sia stato sorprendentemente all’altezza dei tempi in cui gli è capitato di vivere. Ogni suo singolo atto può legittimamente essere messo in discussione. Come è per ognuno di noi. Ma non si comprende da dove scaturisca un tale bilioso disprezzo nei suoi confronti.

In Italia poi questo genere di dibattito prende regolarmente una piega tutta particolare. Circola qui da noi perfino un appello per boicottare la presenza del leader ucraino al festival di Sanremo. Con tanto di manifestazione convocata per l’11 febbraio, serata finale dello spettacolo al teatro Ariston della cittadina ligure. Si sono espressi — non da soli — contro la presenza (in video) di Zelensky a Sanremo Massimo Fini, Vauro, Moni Ovadia. «L’arroganza, insieme a un’innata volgarità di Zelensky sta superando ogni limite», ha argomentato Fini. Il disegnatore Vauro ha sentenziato che Zelensky gli pare «un personaggio da fumetto» e che l’invito di Amadeus «diventa propaganda bellica in un momento in cui c’è bisogno di parlare di diplomazia, di cessate il fuoco e di pace». «Non si può spettacolarizzare una guerra tanto meno in un programma che ospita canzoni e che è visto in tutto il mondo», ha concordato Ovadia. Il quale poi ha aggiunto: «Il messaggio che mandiamo a Putin (con la presenza di Zelensky a Sanremo, ndr.) è che vogliamo schiacciarlo… lui può essere molto cattivo, quindi non è conveniente». L’«operazione boicottaggio» ha ricevuto infine l’imprimatur di Beppe Grillo che — si presume da collega — ha definito Zelensky «consumato attore di cabaret» prevedendo per lui la macabra fine di Saddam Hussein e Gheddafi che pure mai si affacciarono a Sanremo.

Lungi da noi l’intenzione di pronunciarci sul merito di questa discussione. Ci sembra però che essa porti alla luce ancora una volta quel particolare malanimo di cui si è detto nei confronti del leader ucraino. Malanimo che si sta diffondendo tra gli italiani più sensibili alle «ragioni di Putin». Stesso discorso vale ovviamente anche per chi usa parole a sproposito nei confronti dell’autocrate russo. Pur tenendo a mente, però, che è stato Putin ad aver scatenato la guerra. E a non aver mai aperto spiragli, neanche su sollecitazione di papa Francesco, circa l’intenzione di voler fare marcia indietro. Neanche di un millimetro.

CORRIERE.IT

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