Il vero covo di Messina Denaro e i complici del boss: le indagini ora

di  Giovanni Bianconi 

Non ci sono «carte mafiose» nella casa di Campobello di Mazara. Ora il vero obiettivo sono gli appoggi di più alto livello, anche sanitari

Matteo Messina Denaro, le ricerche del vero covo e dei complici del boss

DAL NOSTRO INVIATO
PALERMO – Finita l’indagine per arrivare alla cattura, comincia l’altra sui complici del boss. Che parte da quelli «di prossimità», cioè coloro hanno aiutato Matteo Messina Denaro nella vita quotidiana e clandestina a Campobello di Mazara, che l’ha protetto fino a lunedì mattina, ma punta molto più in alto. Perché nessuno crede, o si rassegna, all’idea che all’ultimo padrino stragista di Cosa nostra sia bastata la protezione di un vecchio amico d’infanzia o un paio di conoscenti compiacenti per garantirsi la latitanza

A partire da quell’Andrea Bonafede che ha accettato di prestare la sua identità al capomafia, e ora si ritrova indagato per associazione mafiosa, con gravi indizi a suo carico. O il medico Alfonso Tumbarello, che ha rilasciato prescrizioni a due Bonafede nati lo stesso giorno e con la stessa tessera sanitaria, ma tutt’affatto diversi e con problemi di salute differenti. O quel Giovanni Luppino che è stato l’ultimo autista del boss. E poi? Chi altro ha garantito la sua vita clandestina? Con chi è stato in contatto per continuare a gestire gli affari da capomafia e il patrimonio occulto da cui ha continuato ad attingere i soldi per vivere, negli ultimi otto mesi a Campobello ma pure — negli anni precedenti — altrove? E soprattutto: dov’è e chi copre il vero covo di Messina Denaro? 

Carte e perizie

Oltre ai complici ancora occulti, è questo il vero obiettivo della Procura. Perché, dal poco che filtra su un’inchiesta appena avviata e ovviamente segreta, che ha bisogno di tempo per essere sviluppata, di «carte mafiose» nell’appartamento di vicolo San Vito non sarebbe stata trovata traccia. O comunque solo alcune, da verificare se attribuibili al boss o ad altre persone, anche con perizie calligrafiche in corso. La caccia a pizzini o altra corrispondenza con «uomini d’onore» o presunti tali, insomma, per ora non ha dato i frutti sperati. Ci sono scatoloni o contenitori vari con altra documentazione risalente all’ultimo anno. Di diverso genere. 

Si tratta soprattutto di referti, analisi mediche e riscontri di visite specialistiche, oncologiche e oculistiche, effettuate in strutture diverse dalla clinica La Maddalena di Palermo. Carte che aprono nuove prospettive d’indagine su altri medici e professionisti che hanno aiutato il latitante anche prima che approdasse a Campobello. Ma il fatto che siano datate 2022 o poco prima è un altro elemento che fa sospettare l’esistenza di un «deposito» dove il boss potrebbe avere conservato il resto del materiale. Se l’ha conservato. Perché la vita segreta di Matteo Messina Denaro è cominciata non uno ma trent’anni fa, e perché di messaggi sulle sue mosse e sulla gestione di alcuni affari il latitante ne avrebbe ricevuti e inviati almeno fino alla primavera scorsa, secondo quanto risulta da altre attività investigative. All’appartamento di Campobello, gli investigatori dell’Arma sono arrivati attraverso le chiavi di un’Alfa Romeo 164 contenuta nel borsello che Messina Denaro aveva con sé.

Il covo
I movimenti dell’auto 

 Quella chiave ha un codice, dal quale si è risaliti alla targa dell’auto, e inserendo numeri e lettere nel sistema informatico di sicurezza urbana collegato con le telecamere che presidiano il territorio, si è risaliti ai movimenti della macchina. Che hanno portato i carabinieri all’indirizzo dove viveva il boss. Permettendo di trovare immagini di lui che sale o scende dall’auto, trasporta le buste della spesa. Comportamenti normalissimi che poco si addicono a un capomafia divenuto il ricercato numero 1 per tutte le forze dell’ordine italiane; come pure i selfie scattati in clinica, durante le sedute terapeutiche, con infermieri o altri pazienti. Una «visibilissima invisibilità» che lascia perplessi inquirenti e investigatori, e che però potrebbe corrispondere a una precisa strategia: apparire come se non ci fosse niente da nascondere, per evitare di attirare l’attenzione. 

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.