Pensioni: le menzogne dei politici

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

«Con la crescita zero il Paese invecchia. Tra un po’ avremo un pensionato a carico di ogni disoccupato». La vignetta di Altan è vecchia, ma la provocazione sta diventando realtà. Il principio su cui si regge il sistema previdenziale lega a doppio filo il numero di lavoratori a quello dei pensionati: con i contributi del mio lavoro oggi pago chi sta prendendo la pensione, domani ci dovrà essere qualcuno che lo farà per me. Se questo equilibrio si spezza, le casse dell’Inps e degli altri enti previdenziali saltano. Su 36 milioni di italiani in età da lavoro oggi i dipendenti (sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato) e gli autonomi sono 23 milioni. Da questo numero è escluso chi è in cassa integrazione o inattivo da oltre 3 mesi. Invece a incassare la pensione di anzianità, vecchiaia, sociale, invalidità e infortuni sul lavoro, sono 16 milioni. Con questi numeri fino a quando sono garantite le pensioni ai livelli di oggi? Vediamo che cosa ci aspetta e cosa innesca il continuo cambiamento delle regole per abbassare l’età pensionistica. Il decimo rapporto «Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano» redatto dal Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali di Alberto Brambilla e presentato stamattina, 18 gennaio, alla Camera dei deputati, parla chiaro. Dataroom l’ha potuto leggere in anteprima.

La situazione attuale

Secondo i calcoli ormai consolidati, per consentire al sistema pensionistico di reggere devono esserci tre lavoratori ogni due pensionati: è il «rapporto attivi/pensionati» espresso tecnicamente dal tasso di 1,5. Oggi siamo a 1,42. Il conto è fatto sugli ultimi dati disponibili comparabili, quelli di fine 2021: i lavoratori sono 22 milioni e 884 mila contro 16 milioni e 98.748 pensionati. La differenza tra il tasso di 1,5 e quello di 1,42 sembra minima, ma non lo è: vuol dire che nel 2021 per avere una condizione in perfetto equilibrio ci dovrebbero essere 1 milione e 264.122 lavoratori in più, oppure 842.748 pensionati in meno. Invece ci sono entrate contributive per 208 miliardi e 264 milioni, mentre la spesa pensionistica è di 238 miliardi e 271 milioni. Un buco di 30 miliardi. Sul 2022 invece c’è il numero di occupati (23 milioni), ma manca ancora quello dei pensionati.

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