Favole e miti che riaffermano il valore di ogni vita umana

di Mauro Magatti

La partecipazione popolare ai grandi funerali sottolinea ciò che rischia di «perdersi» nella società ipertecnologica. Le esequie tratteggiano precisamente i caratteri dell’«eroe» del nostro tempo. I casi della regina Elisabetta, di papa Benedetto XVI e di Pelè

Favole e miti che riaffermano il valore di ogni vita umana
La cerimonia funebre per Benedetto XVI in piazza San Pietro

I grandi funerali pubblici sono sempre più momenti solenni di ricomposizione sociale. Ne abbiamo riprova, ancora una volta, negli ultimi tempi. Elisabetta, per 70 anni regina del Regno Unito, nell’Abbazia di Westminster, nel cuore di Londra. Benedetto XVI, papa emerito nella basilica di San Pietro a Roma. Edson Arantes do Nascimento, detto Pelè, considerato il più grande calciatore di tutti i tempi, a Vila Belmiro, stadio del Santos, a Rio de Janeiro. Tre vite, tre capitali, tre luoghi altamente simbolici, tre sfere della nostra vita sociale. Con decine di migliaia di persone che decidono di dare l’ultimo saluto alla salma, anche sopportando code e disagi, mentre l’eco mediatica arriva ad accomunare centinaia di milioni di persone in varie parti del mondo.

Sulla scena pubblica riemerge così ciò che abbiamo rimosso nella vita privata: probabilmente è proprio perché nelle strade delle nostre città i funerali non si vedono più che la rilevanza di queste grandi occasioni pubbliche diventa ancora più spettacolare. Ed è forse perché sempre più spesso il corpo del defunto viene nascosto dallo sguardo di figli e amici che il rito dell’omaggio al cadavere di un altro essere umano la cui vita pubblica ha espresso un significato condiviso diventa un potente momento di identificazione collettiva.

Un motivo arcaico riemerge così nel cuore delle società contemporanee: la morte come occasione di ricapitolazione. Solo grazie alla rievocazione dei momenti salienti della vita di chi non c’è più, e che tutti abbiamo conosciuto, c’è modo di ricollocare la propria vicenda personale in un tempo troppo veloce e frammentato. Partecipare a un funerale pubblico permette di sentirsi parte di una grande narrazione collettiva che aiuta a dare un senso alle proprie fatiche quotidiane. Ma anche a leggere le vicende storiche, osservandole da una prospettiva diversa da quella della cronaca. Come sempre è successo, anche oggi è la morte che introduce nella vita collettiva quella scansione che permette ai viventi di dare senso a ciò che fanno.

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