Meloni manda messaggi distensivi a Berlusconi ( ma da adesso niente diktat)

A FI andrebbero 5 ministeri, di cui due «pesanti». Certamente gli Esteri per Tajani, che diventerebbe vice premier come Salvini a meno che «FI davvero non lo accetti…». Più complicata la partita per la Giustizia, che Berlusconi reclama. Meloni vuole affidare il dicastero a Nordio. Se fosse l’unico modo per sbloccare l’impasse forse ne potrebbe discutere, sempre che si proponga un nome accettabile (come Casellati), ma lo spiraglio è davvero minimo. Apertura invece nei confronti di esponenti azzurri come Cattaneo, Pichetto («È preparato e serio, può andare ovunque, dalla Pubblica amministrazione all’Istruzione»), forse anche per Bernini che ha l’handicap di non aver votato per La Russa ma che ha tentato di convincere i suoi a farlo: se Berlusconi ci tenesse, se ne potrebbe parlare. Porte sbarrate invece per Gasparri e Micciché, considerati i più falchi in questa partita, e per Ronzulli vista la piega che ormai ha preso la situazione: «Se non l’avessero fatta diventare un caso, sarebbe stato diverso. Ma ormai…».

Si può insomma tornare a trattare, ma serve la disponibilità di Berlusconi. Altrimenti, dicono in FdI, i problemi sarebbero per Forza Italia che rischierebbe di disgregarsi. Perché Meloni non cambia idea: o si fa il governo che le permette di affrontare le emergenze, o «non si fa». Ognuno faccia i propri conti.

CORRIERE.IT

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