Marina e Pier Silvio Berlusconi al Cavaliere: «Fermati»

di Francesco Verderami

Ad Arcore hanno inteso che FdI non vuole prove di forza. E così il «partito» dei pontieri azzurri ha ripreso quota

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Ieri in Forza Italia si respirava un clima da Venerdì santo, «in attesa della Pasqua di resurrezione con cui — diceva un dirigente azzurro — il centrodestra celebrerà il rito della pacificazione».

L’evento non cadrà di domenica, visto che l’incontro conciliatorio tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si dovrebbe tenere domani. Più dei pontieri e degli amici di una vita del Cavaliere, sono stati i figli maggiori dell’ex premier a premere sul padre ed esortarlo a chiudere il conflitto con l’alleata, in modo da raggiungere un’intesa. Anche perché Meloni nei giorni scorsi si era direttamente appellata proprio ai familiari di Berlusconi, spiegando loro che c’era piena disponibilità a comporre la vertenza, dietro la quale — garantiva — non c’erano motivi personali.

Per due volte, infatti, la premier in pectore si era sentita con Pier Silvio Berlusconi. E per due volte l’amministratore delegato di Mediaset aveva trasmesso il messaggio al padre, accompagnandolo con una sollecitazione: «Non puoi non trovare un accordo», per ragioni politiche e imprenditoriali. Ma per due volte il Cavaliere aveva opposto resistenza. Finché si è arrivati allo «strappo di Palazzo Madama», alla diserzione azzurra dal voto sulla presidenza del Senato, al filmato in cui il leader forzista pronunciava un «vaffa» in presenza di Ignazio La Russa, all’immagine che fissava i duri commenti su Meloni vergati dallo stesso Berlusconi.

Davanti alla disfatta di Forza Italia e alla reazione veemente dell’alleata, la figlia è corsa ad Arcore, dove ieri ha incontrato a lungo il padre. «Fermati», gli ha detto. Raccontano di una Marina furibonda. Per le questioni che già aveva posto il fratello, certo, ma soprattutto perché per lei era stato «doloroso» vedere com’era stato gettato nella polvere il nome del genitore, descritto come un anziano subornato dalla corte, trasformato nell’ombra di sé stesso e della sua storia. Una storia che l’ex premier ha rivendicato e che ha ispirato le mosse contro «la signora», compreso quel foglietto, scritto intenzionalmente, e dal quale c’era stato chi lo aveva implorato almeno di togliere l’aggettivo «ridicola».

«Fermati». Che poi è quanto hanno suggerito a Berlusconi sia Fedele Confalonieri sia Gianni Letta, impegnato nel ruolo di raccordo con i pontieri di FdI. Così va maturando quel clima di ricomposizione, che passa anche attraverso i messaggi inoltrati da Meloni per via interposta al Cavaliere. Così i figli hanno appreso che la sua reazione era stata «un atto di difesa politica» e null’altro. Che, chiarito il suo ruolo, Forza Italia sarà adeguatamente rappresentata. Che sulla delegazione azzurra attende da Berlusconi indicazioni all’altezza della stagione, «perché il mio compito a Palazzo Chigi sarà molto difficile e non intendo svolgerlo con dei Toninelli al fianco».

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