Sondaggi politici | FdI al 24%, Pd un punto sotto. Lega e M5S pari

di Nando Pagnoncelli

Il sondaggio di Nando Pagnoncelli: a oggi FdI primo partito, Pd secondo, Salvini e Conte al 13,4%. FI all’8%, Calenda al 5. Balzo nel gradimento (+5) per Draghi e il governo uscente. Tra operai e disoccupati il tasso maggiore di disinteresse

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L’inedita campagna elettorale agostana non sembra aver finora appassionato gli elettori, nonostante non siano mancati i motivi di potenziale interesse — dalla costituzione delle alleanze e di nuove liste, alla scelta dei candidati , alla presentazione dei programmi ; il tutto accompagnato dal consueto vivace confronto tra i partiti e tra i leader che solitamente scalda la platea e mobilita gli elettorati. Ebbene, ad oggi l’interesse per la campagna vede gli italiani divisi: il 51% finora l’ha seguita poco (18%) o per nulla (33%, cioè un elettore su tre!) mentre il 49% l’ha seguita molto (22%) o almeno in parte (27%). E in prospettiva la situazione non sembra destinata a migliorare in misura significativa, dato che nelle prossime settimane a fronte del 29% che ritiene di accrescere l’interesse, troviamo un 20% convinto che la sua attenzione scemerà. La mobilitazione è più elevata tra gli elettori delle due principali coalizioni mentre tra gli astensionisti l’86% è assai lontano dall’attuale competizione e ciò non fa ben sperare riguardo alla possibilità di un loro ritorno alle urne. Decisamente basso l’interesse espresso dai ceti meno abbienti, dagli operai, dai disoccupati e dai lavoratori autonomi: si tratta di segmenti sociali che più di altri si sentono poco rappresentati, quando non esclusi, e dunque meno coinvolti. A costoro si aggiungono le donne, soprattutto le casalinghe, le persone meno istruite e quelle di età compresa tra 35 e 50 anni.

Lo scarso interesse va di pari passo con la scarsa informazione. Basti pensare che ad oggi poco più di un italiano su due (53%) dichiara di conoscere almeno in parte le coalizioni e i partiti che si presentano alle elezioni mentre il 47% conosce poco o non conosce per nulla l’offerta politica. Quanto ai candidati del proprio collegio, il 37% non ne conosce nessuno, il 47% qualcuno e solo il 16% ne conosce la maggior parte. In queste settimane si è lungamente dibattuto sul tema delle candidature, in relazione sia alla legge elettorale — che non prevede il voto di preferenza e nemmeno il voto disgiunto tra maggioritario e proporzionale — sia allar idu zione del numero dei parlamentari , che ampliando il bacino elettorale dei singoli collegi attenua fortemente il legame dei candidati con il territorio, sia ai criteri di scelta delle segreterie dei partiti che non di rado per ragioni di convenienza hanno «paracadutato» candidati in collegi assai distanti dai luoghi di provenienza e dalla storia politica dei diretti interessati. Non c’è da stupirsi, quindi, se venendo meno il radicamento territoriale e la possibilità di scelta dei candidati da parte degli elettori, la decisione di voto sarà influenzata più dal partito o dalla coalizione (77%) che non dai candidati in lista (23%).

La campagna

La freddezza che una larga parte degli elettori manifesta nei confronti dell’appuntamento elettorale è da attribuire ad almeno un paio di fattori, che si sommano alla crescente distanza dei cittadini dalla politica: innanzitutto il periodo estivo, solitamente dedicato alle vacanze che, mai come quest’anno per moltissimi italiani, hanno rappresentato un periodo di leggerezza e di evasione, una sorta di «liberi tutti» dopo due anni e mezzo di rinunce e restrizioni causate dalla pandemia, con il risultato di allontanare l’attenzione e i pensieri dal dibattito politico; in secondo luogo, la fine del governo Draghi che è risultata incomprensibile alla stragrande maggioranza degli italiani ed ha acuito la delusione e il disincanto tra i cittadini.

E, a proposito di Draghi e dell’esecutivo, si registra un dato che non ha precedenti, rappresentato dalla costante crescita del loro apprezzamento dopo le dimissioni del premier. Rispetto a fine luglio l’indice di gradimento aumenta di cinque punti per il governo e per il presidente del Consiglio, attestandosi rispettivamente a 63 e 67, valori molto vicini a quelli di inizio mandato e di poco inferiori a quelli ottenuti al termine della campagna vaccinale, nei mesi di giugno e luglio dello scorso anno.

Infine, le intenzioni di voto: Fratelli d’Italia con il 24% (in aumento di 0,7% rispetto a fine luglio) prevale di un punto sul Partito democratico (23%); al terzo posto sono appaiati con il 13,4% la Lega (stabile) e il Movimento 5 Stelle (in aumento di 2,1%). A seguire Forza Italia con l’8% (in calo di un punto), quindi la lista Azione/Italia viva con il 5%, l’alleanza Sinistra Italiana/Verdi con il 4,1% e Italexit con il 3%. L’area grigia dell’indecisione e dell’astensione si attesta al 38,3%. Dunque, a poco più di tre settimane dal voto il centrodestra prevale nettamente sul centrosinistra (46,4% a 29,9%).

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