I migranti, i patrioti e il gioco delle tre carte

Karima Muoal

È sicuramente una campagna elettorale lampo questa che stiamo vivendo in vista del 25 settembre. Eppure almeno su un tema – l’immigrazione – nonostante ci si trovi già alla seconda generazione con i figli degli immigrati nati sul suolo italiano, continua ad essere manovrata con chiavi decisamente obsolete da parte dei due partiti di destra, Fratelli di Italia di Giorgia Meloni e la Lega di Matteo Salvini. La sensazione è che i due leader facciano continuamente il gioco delle tre carte. Salvini grida ai Clandestini Zero, Meloni risponde con un bel Blocco Navale. Ma il leader della Lega, in piena mitomania, si spinge ad autocelebrarsi sui social come «il miglior ministro dell’Interno che abbia avuto l’Italia». Lo ha scritto lui stesso. E non importa che l’autoptoclamotosi miglior ministro dell’interno abbia partorito i famosi decreti sicurezza, (con evidente e denunciata macchia di incostituzionalità) riproposti in mancanza di fantasia in questa campagna elettorale. C’è anche da segnalare come non abbia mandato in porto nemmeno una delle promesse fatte prima di salire al Viminale. Una cosa è la propaganda, altro è la realtà.

Eccola: sull’immigrazione irregolare Salvini promise allora come oggi il rimpatrio di tutti gli irregolari(erano circa 500mila): alla fine del suo mandato risultarono rimpatriati in 7.289. Sul decreto sicurezza – che Salvini oppone alla rivale Meloni come più efficiente di un’altra favola, quella del blocco navale – c’è da sottolineare che secondo molti studi quel decreto ha contribuito all’aumento del numero degli stranieri irregolari (sono arrivati a 600mila secondo le stime) con la soppressione della protezione umanitaria, finestra di legalità chiusa buttando per strada molti immigrati. E poi c’è l’altra favola, la preferita della Leader di Fratelli d’Italia, con tanto di foto di gigantesche navi militari. Prima della caduta del governo Draghi le dichiarazioni sul blocco navale erano nette, con il deputato Donzelli che ad ogni intervento s’impuntava sulla sua fattibilità ricordando che fu già adottato in un caso – negli anni Novanta con gli albanesi sulle nostre coste e Prodi al Governo. Omettendo che quella tragica decisione costò la vita a più di 100 albanesi con il comandante della Marina militare italiana che ha dovuto pagarne il prezzo non solo secondo la legge ma anche con la coscienza. In questi giorni assistiamo ad un aggrapparsi agli specchi (o a un bagno di realtà). Magicamente il blocco navale si ammorbidisce, si trasforma. Insomma, Meloni e Guido Crosetto insistono: il blocco navale che intendono non è il blocco navale che noi conosciamo. Loro – sostengono – parlano un’iniziativa europea in accordo con le autorità libiche.

Probabilmente sono consapevoli che il blocco navale è infattibile, ma siccome fa scena rimane lì. Il punto è che questa “ iniziativa europea”, è un lavoro anticipato proprio dal governo Draghi e già nell’ottobre 2021. In concreto: il 10% dei fondi Ue per l’azione esterna Ndci (Neighbourhood, development and international cooperation instrument) è dedicato alla migrazione, circa 8 miliardi di euro in aggiunta a quelli già previsti dal Qfp 2021-2027 per la gestione delle frontiere Ue. Sono poi stati definiti piani di d’azione per Libia, Tunisia, Marocco, Niger, Nigeria, Iraq, Afghanistan, Bosnia-Herzegovina) e programmi operativi per la rotta mediterranea in Paesi come Niger e Tunisia. La Commissione europea ha nominato Mari Anneli Juritsch coordinatrice Ue dei rimpatri, incaricandola di istituire un sistema europeo efficace, comune, legalmente solido, operativo e con una governance più forte, in stretta cooperazione con gli Stati membri.

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