Meloni apre all’armistizio delle bollette e dice sì al rigassificatore di Piombino

Draghi era e resta contrario a nuovo deficit. Una delle ragioni che ha convinto Meloni ad abbassare i toni da campagna elettorale (e come lei Matteo Salvini) è la crescente consapevolezza (su cui Draghi fa un lavoro quasi quotidiano) di quel che aspetta il centrodestra il giorno dopo il 25 settembre. Ieri i rendimenti dei titoli di Stato sono tornati sopra al quattro per cento. Giovedì 8 settembre si riuniscono i governatori della zona euro ed è ormai certo ci sarà un nuovo aumento dei tassi che a cascata deprimerà l’economia. La ragione di tutto questo si chiama inflazione: nell’intera Unione sfiora già il 9 per cento, la Bundesbank stima che entro la fine dell’anno in Germania toccherà il dieci. Dunque sì al decreto, no a scassare i conti. Ieri Palazzo Chigi ha dato enfasi a uno studio del Bruegel secondo il quale l’Italia ha già speso quasi cinquanta miliardi per l’emergenza gas. In proporzione al Pil, solo un gradino sotto la Grecia. Per evitare il peggio a chi ha da pagare bollette, è più importante e meno costoso l’accordo europeo sul prezzo dell’energia.

LA STAMPA

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