Dal “Quintetto cosmico” alla “Ring Nebula”: le straordinarie immagini che mostrano i confini dell’universo

Il Quintetto galattico Il Quintetto di Stephan, da cui provengono le prime immagini del “Webb” è un obiettivo noto anche agli appassionati di astrofotografia, invisibile dalle nostre latitudini, che racchiude come in un bozzolo una stella binaria la cui componente principale è una stella gigante, che gli scienziati ritengono possa esplodere e diventare una supernova nel prossimo milione di anni (quindi a breve, su scala astronomica …). La Southern Ring Nebula, è una nebulosa planetaria estesa per circa mezzo anno luce e lontana circa 2.000 anni luce da noi nella Costellazione delle Vele. L’Esopianeta 96b, è un pianeta gigantesco posto nella costellazione della Fenice con circa la metà della massa di Giove. Come altri pianeti extrasolari (cioè che orbitano attorno ad altre stelle della nostra galassia), è stato scoperto grazie alla ormai consolidata tecnica dei “transiti”, una sorta di “eclisse”, poiché il pianeta passa periodicamente davanti al disco della sua stella oscurandone in parte la luce. E così, non vi sono dubbi: è un pianeta. «Abbiamo già iniziato da tempo il nostro lavoro con la nostra camera di osservazione” – ci dice Massimo Robberto, che guida un team composto da 25 astrofisici che lavorano a turni, senza interruzione per seguire tutte le fasi. E con i dati che arrivano continuamente grazie alle antenne del Deep Space Network, tra Canberra, in Australia, Madrid in Spagna e Goldstone in California – “Questo grande telescopio spaziale avrà almeno 10 anni di operatività, e tra i molti programmi di ricerca ci sarà uno sguardo profondo sulla formazione delle prime galassie e dei pianeti attorno ad altre stelle, nella speranza di trovarne qualcuno simile alla Terra. Un passaggio fondamentale per i programmi Nasa che mirano a trovare mondi che possano ospitare vita, anche solo primordiale. Per noi che lavorando dietro le quinte già da settimane vediamo i primi dati, ciò che forse più stupisce è che questa straordinaria macchina sembra ancora più sensibile di quanto pensavamo. E quindi ci chiediamo quali risultati importanti, dati di rilievo e immagini di incredibile qualità potra’ regalarci».
A caccia di vita su altri pianeti, e la nascita dell’Universo
È una delle nuove, grandi frontiere dell’astronomia. Certamente la più affascinante. La ricerca di pianeti attorno ad altre stelle, che potrebbero avere le caratteristiche della Terra. E forme di vita più o meno complesse: «È uno dei grandi obiettivi del Webb – aggiunge Robberto -. Ci aspettiamo nei prossimi anni grandi novità, anche inattese. Avrà anche in questo settore maggiori vantaggi rispetto al Telescopio Hubble, che ha già fatto un ottimo lavoro. Quando si osserva un pianeta extrasolare il problema è non restare abbagliati dalla luce della sua stella. La tecnica per farlo si chiama corografia». «Webb darà un impulso decisivo in questa direzione, perché lavorerà nell’infrarosso, dove le stelle diventano più deboli e i pianeti più brillanti, quindi con un contrasto relativo migliore. Inoltre, contrariamente ad Hubble, Webb ha uno specchio primario corretto, consentendo di usare maschere coronografiche più efficienti e di maggiore contrasto. E poi dispone di vari strumenti ottimizzati per le osservazioni coronografiche, con tutti i “trucchi” necessari per spingere al massimo la sottrazione della stella centrale. Scoperte come quelle di alcuni pianeti extrasolari simil-terrestri, spingeranno ulteriormente la ricerca in questa direzione».
E poi, andare alle origini, se non al “punto zero” della nascita dell’Universo, scrutare fino al momento del “quasi inizio” del tutto: «La natura ci ha fatto, e ci farà sempre dei regali meravigliosi. E sta a noi riceverli e capirli – aggiunge l’astrofisico italiano –. Mi aspetto da Webb scoperte straordinarie che ci daranno un ulteriore, nuovo sguardo sul cosmo. È stato progettato e realizzato proprio per questo. E l’inizio promette bene».

LA STAMPA

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