Flussi elettorali, dalla Lega metà degli elettori di Meloni. Un quarto di chi votò M5S ora si astiene

La Lega ha sofferto molto dal Papeete in poi: solamente poco più di due elettori su cinque delle Europee (41,9%) confermerebbe il proprio voto al partito di Salvini, quasi uno su tre (29,9%) oggi voterebbe Meloni, il 10,8% si asterrebbe, il 6,5% opta per Italexit e il 5,2% per Forza Italia. La situazione è ulteriormente complicata dalla modestia dei flussi in entrata, basti pensare che il 91,8% degli attuali elettori aveva votato già Lega alle Europee, il 2,4 proviene dal M5S e il 2% da Forza Italia. Ancora più contenuta la capacità di attrarre gli astenuti (1,7%).

Anche il M5s sta vivendo una situazione complessa: ha infatti perso più della metà degli elettori delle Europee (già quasi dimezzati rispetto alle Politiche), i quali oggi propendono prevalentemente per l’astensione (23,6%), per FdI (5,9%), il Pd (5,4%) e Italexit (4,3%), Lega (2,2%) e Forza Italia (2%); il M5S risulta quindi la forza che ha alimentato più delle altre il bacino dell’astensione e ha riversato i propri voti su soggetti molto diversi, a conferma di un elettorato composito che da sempre rappresentava un elemento distintivo. Fluidità confermata dai flussi in ingresso dall’astensione da cui proviene quasi un quarto (23,2%) di coloro che oggi sceglierebbero il Movimento, mentre gli ex elettori dem (3,2%) e gli ex leghisti (3,4%) rappresentano una quota limitata. Da ultimo, Forza Italia che cede un terzo degli elettori delle Europee (tasso di fedeltà pari a 64,1%) per lo più propensi a votare Meloni (11,4%) e ad astenersi (11,4%). Quasi la metà degli attuali elettori (45%) proviene da altre forze politiche, in particolare Lega (17,4%) e 5 Stelle (3,4%), o dall’astensione (18,3%).

Dunque, la competizione a destra appare nettamente più forte rispetto a quella esistente tra Pd e 5 Stelle e/o gli altri soggetti della sinistra e ciò dovrebbe indurre a riflettere sulla effettiva possibilità per FdI, Lega e FI di adottare una strategia comune in un contesto di forte concorrenza interna, come peraltro si è potuto riscontrare nella scelta dei candidati alle elezioni comunali. La concorrenza tra partiti appartenenti alla stessa area, infatti, mal si concilia con le dinamiche coesive indotte dall’attuale legge elettorale che assegna un terzo dei parlamentari su base maggioritaria. Infine, il dato più eclatante e preoccupante è rappresentato dalla quota di astenuti alle Europee (45,9%) che non intendono tornare a votare: si tratta dell’81,2% degli astensionisti che con, ogni evidenza, non trovando nessun partito che li possa rappresentare ha voltato le spalle alla politica. Teoricamente un bacino elettorale «contendibile» ma nel quale, con ogni evidenza, il disincanto è molto diffuso.

CORRIERE.IT

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