Perché il prezzo della benzina sale nonostante il taglio delle accise?

Sandra Riccio

Il prezzo della benzina si avvicina di nuovo a livelli record e rischia di cancellare gli sforzi del governo e quindi il taglio delle accise di 25 centesimi applicato e prorogato ormai da mesi (calcolando anche l’Iva si arriva a un bonus di 30,5 centesimi al litro). Il governo era intervenuto a marzo quando il costo della benzina verde era arrivato a 2,184 euro al litro. Ieri 5 giugno, secondo i dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mise, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self era a quota 1,969 euro/litro (1,952 il valore del 2 giugno), con i diversi marchi compresi tra 1,953 e 1,986 euro/litro (no logo 1,966). Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato era aumentato a 2,100 euro/litro (2,080 il valore del 2 giugno).

Ma perché i prezzi al distributore continuano a salire? I tagli decisi dal governo dovrebbero frenare questa corsa e invece chi fa il pieno oggi rischia di pagare come se non ci fosse stato alcun intervento.

La risposta sta nel meccanismo di determinazione del prezzo della benzina (e degli altri carburanti). Questo valore viene definito ogni giorno sui mercati internazionali e in particolare sulla piazza finanziaria di Londra. Qui gli operatori del settore decidono le quotazioni dei carburanti che poi saranno trasferite ai marchi dei distributori. A incidere sulla decisione sono vari fattori, come la domanda del momento oppure le pressioni che arrivano dal contesto di crisi geopolitica.

«In ogni caso il prezzo di produzione della benzina si aggira intorno ai 60-70 centesimi al litro – spiega Furio Truzzi, presidente di Assoutenti -. E’ un valore che non giustifica le attuali quotazioni alla pompa che in questo periodo sono spinte in alto soprattutto dalla speculazione finanziaria che sta approfittando del sentiment contingente».

L’esperto spiega che, dalle analisi fatte, i prezzi dei carburanti dalla nave, vale a dire dal produttore, alla pompa, ossia ai “venditori”, sono molto controllati e c’è poco margine di rincaro se non nell’ordine di pochi centesimi. Vuol dire che l’oscillazione di aumento in questo percorso è molto bassa e si colloca sotto i 10 centesimi.

«Indubbiamente la domanda sta giocando la sua parte ma sicuramente siamo in una situazione di grandissimo momento speculativo sui mercati internazionali» sostiene Furio Truzzi che poi prosegue: «La nostra idea è che non bastino più misure tampone come il taglio delle accise ma occorrano interventi strutturali. Il governo deve decidere di passare a prezzi amministrati con le compagnie che dovranno così assorbire la spinta dei rialzi».

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