Maurizio Landini: “Tassiamo le rendite finanziarie per aumentare le buste paga”

Marco Zatterin

«Serve un contributo di solidarietà straordinario una tantum mirato ad aumentare i salari». Non una patrimoniale, precisa rapido Maurizio Landini. Bensì un sistema di interventi che faccia pagare più tasse a chi guadagna di più e viceversa. Aiuterebbe anche un aumento delle imposte sulle rendite finanziarie, argomenta il segretario della Cgil, come un’ulteriore stretta sugli extraprofitti energetici che vada al 50 per cento e oltre. Se fosse il caso, non bisognerebbe avere paura dello scostamento di bilancio. L’inflazione, la guerra e il rischio di una recessione minacciano la tenuta sociale del Paese, avverte: «Non c’è stata ancora convocazione, ma siamo pronti al dialogo su redditi e fisco». Per dire al governo che la delega fiscale non va. E a Confindustria che deve pagare di più chi lavora perché «il bancomat di chi lavora e paga le tasse tutti i mesi va considerato chiuso».

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Europa e governi riconoscono che bisogna alzare i salari. Una buona settimana, per lei.
«Era ora. Con la Uil abbiamo fatto uno sciopero generale in dicembre proprio per questo. Abbiamo detto chiaramente che c’era e c’è una emergenza sociale e democratica che va affrontata con l’aumento di salari e pensioni, e una lotta alla precarietà nel lavoro e nella vita. Ora che tutti riconoscono il problema è tempo di agire».

Come?
«Il primo passo sono i contratti nazionali che vanno rinnovati subito. Gli aumenti devono però essere collegati all’indice dei prezzi complessivo, che è al 6,9 per cento, e non a quello depurato dell’energia, che si trova al 2,5. Altrimenti, il risultato è che si riducono i salari».

E il secondo?
«È una adeguata riforma del fisco. I dati dimostrano che il provvedimento di dicembre è sbagliato. Questo, perché la media reale dei salari è di 29 mila euro, mentre i due terzi dei lavoratori stanno sotto ai 25 mila e oggi ciò significa non arrivare alla fine del mese. Bisogna far pagare meno tasse ai salari e pensioni più bassi. L’inflazione deriva dalle conseguenza della guerra: rincari di energia e materie prime. Alla tempesta del Covid si è aggiunta la guerra. Col raddoppio delle bollette e la corsa dei prezzi, la tenuta sociale e democratica del Paese è minacciata».

Su gli stipendi, giù le imposte. A chi il conto?
«Le rendita finanziarie e gli utili sono tassati la metà rispetto a lavoratori e pensionati, cioè quelli che la ricchezza la producono davvero. Chi ha di più deve contribuire di più».

Pensa a una patrimoniale?
«No. Penso ad un modello fiscale in cui tutti pagano in base a quello che percepiscono. L’85% dei lavoratori dipendenti e pensionati vive al di sotto dei 30 mila euro annui. Non possiamo dimenticarli. Dobbiamo aumentare strutturalmente i salari e ridurre la precarietà».

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